Non date mai retta alle stronzate dei leghisti, a cominciare dal segretario-vicepremier-ministro. Sono esplicitamente armi di distrazione di massa. Il loro ciclo vitale dura mezza giornata, il empo di far fare un titolo a un giornale amico (tutti, anche quelli teoricamente “democratici” e “antipopulisti”).
L’unica validità che assumono è dovuta al loro variare. E, se si sta attenti, si capisce che – per esempio – quando “il capitano” (con la minuscola, mica è Totti, Zanetti o Lampard…) sbraita contro l’Unione Europea in realtà sta solo cercando di abbassare il costo della “manovra” che sarà costretto a votare per il prossimo anno (a meno di non far cadere questo governo e favorire l’avvento di un esecutivo “tecnico” su cui scaricare l’odio popolare).
Scriviamo “abbassare il costo” e non “alzare il prezzo”, perché ci sembra evidente che la Lega non abbia alcuna speranza di poter pesare sulle scelte della Ue, visto che “l’altra Europa con Salvini” è uscita spianata dalle elezioni del 26 maggio (tranne che in Italia, gli “alleati” veri o presunti, non hanno sfondato).
E se si guarda ad alcuni fari del pensiero della destra si vede che è proprio così. Già morti i “mini-Bot” del leghista Borghi, affossati pure dal vero boss economico lumbard, quel Giorgetti che aspira ad una poltrona da Commissario a Bruxelles.
Ma è tutta la strategia della destra becera ad essere oggi palesemente off topic. E i più intelligenti, quell’area, cercano di spigarglielo ogni giorno. Paolo Savona, per esempio, l’ex direttore di Confindustria che la Lega avrebbe voluto al ministero dell’economia (poi dirottato ai rapporti con la Ue e ora alla presidenza della Consob) ha usato un’intervista alMessaggero per dare il suo saggio consiglio: «Da entrambe le parti [Lega e Commissione Ue, ndr] si sta esagerando. D’altro canto, se in una situazione così delicata come quella italiana la Commissione minaccia di aprire la procedura di infrazione per mancato rispetto dei parametri di bilancio, è fatale che si generino reazioni politiche».
Ma sul fantomatico rischio di “uscita dall’euro” – un mantra “democratico” per spaventare i deboli di cuore e mente – il vecchio leone liberista non ha dubbi: «Non vedo nelle forze di governo atteggiamenti contro l’Europa né contro la necessità di rimanere nell’Eurozona. Sono stato ministro di questo governo, e le assicuro che c’è piena coscienza del fatto che il mercato comune è fondamentale per le nostre esportazioni e la tutela del risparmio».
Del resto la Lega è l’espressione politica della piccola e media impresa, sostituendo in questo ruolo i bollito Berlusconi e nel solco della mai morta Democrazia Cristiana… Quindi non può volere nulla che il suo vero “blocco sociale” non voglia. Il resto sono chiacchiere da bar, paccottiglia sulla bancarella dell’intrattenimento televisivo quotidiano, “quazza” per deficienti…
“Tranquillizzati” gli interlocutori, Savona dà qualche consiglio anche a loro, mostrando così il funzionamento reale della “trappola” costituita dai trattati comunitari, nascosta dietro l’apparentemente neutra “procedura di infrazione per debito eccessivo”: «È la conseguenza di scelte miopi: l’Europa non dispone di un “lender of last resort”, il prestatore di ultima istanza in grado di neutralizzare gli eccessi speculativi. Le autorità che insistono sul taglio del nostro debito sanno bene che così facendo alimentano la speculazione. Anzi, sono convinto che usino scientemente i mercati come vincolo esterno per indurre gli Stati membri a rispettare le direttive. La cosa in sé non mi sconvolge, ma il suo uso presuppone l’esistenza di strumenti per frenare gli eccessi speculativi». Che non ci sono, però…
Usare i mercati come killer del “vincolo esterno” significa depredare un paese delle sue risorse, affamare i suoi poveri (lavoratori, pensionati, ecc), trasferire ricchezza verso i possidenti più ricchi (quelli che contribuiscono a creare una “posizione finanziaria netta con l’estero positiva”, visto che hanno esportato i loro capitali (come ricorda Savona: «Sono dati ufficiali. Anche per questo la Commissione Ue dovrebbe schierarsi al nostro fianco, aiutandoci a ripristinare la fiducia invece di tenerci sotto pressione o introdurre cambiamenti che penalizzano alcuni e favoriscono altri»).
Ma significa anche fa scendere il valore degli asset non trasferibili presenti sul territorio (fabbriche, immobili, filiere produttori di settori anche molto competitivi del made in Italy), in modo da facilitare acquisizioni, scalate, conquiste.
Un doppio disastro – sociale e produttivo – che sta facendo tornare questo paese una terra di scorrerie per bastardi “civilizzati”. Grazie alla UE, a Berlusconi, al Pd, al M5S e alla Lega (de minimis inutile dire…). Il ruolo della “politica”, da molti anni, è simile a quello dei cani legati a un guinzaglio, fra l’altro corto. Abbaiano molto, perché non hanno quasi nulla da mordere. Ossia da decidere…
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