Dovremmo avere 161mila euro e rotti in tasca, ognuno di noi, bambini e infanti compresi. Eppure non è così. Al contrario ci dicono sempre che abbiamo 32mila euro di debito pubblico a testa (infanti compresi). Dov’è la contraddizione? Il primo dato si ricava dividendo per la popolazione residente la ricchezza privata esistente nel paese, il secondo facendo la stessa operazione ma con il debito pubblico. Eppure “i ricchi”, i loro governi, i loro giornalisti, i loro esperti e i loro telegiornali insistono sempre sul secondo dividendo, continuando a dire che i soldi non ci sono, che gli anziani vivono troppo a lungo, che i salari non possono aumentare, che la sanità e la scuola vanno tagliati perchè occorre ridurre il debito pubblico. Lo fanno con tanta brutalità e falsa coscienza che da quando lo dicono – diciamo dal 1992 – il debito pubblico è aumentato quasi del 30% invece che diminuire. Eppure a tagliare hanno tagliato, a privatizzare hanno privatizzato, i salari e le pensioni sono rimaste al palo da decenni, le imposte e le tasse su lavoro e pensionati non sono mai diminuite, anzi. In compenso si parla di ridurle per i ricchi, anche se hanno il vizietto di evaderle.
Per denunciare questa situazione ormai insopportabile, Potere al Popolo ha convocato in tutte le città italiane una giornata di azione per sabato 16 novembre con il provocatorio titolo: “Voglio i miei 161mila euro!”.
Qui di seguito il testo del volantone approntato per le iniziative di sabato 16 novebre. Utile per chi vuole ragionarci un pò sopra. Verrà affiancato da un volantino più agile e funzionale per azioni volanti e movimentate.
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I soldi ci sono! Il problema è dove stanno e come vengono utilizzati!
Che l’aumento della disuguaglianza tra ricchi e poveri stia diventando IL problema, lo dimostrano le proteste popolari che stanno esplodendo ad ogni latitudine. Dalla Francia dei Gilet Gialli, al Cile e l’Ecuador di queste settimane, passando per il Libano, milioni di uomini e donne stanno scendendo in piazza per dire che non ce la si fa più. Che un sistema che produce enorme ricchezza, ma a costo delle sofferenze di tantissimi e che la concentra nelle tasche di pochissimi ultra-ricchi, è un sistema che non funziona. Non è semplicemente “sbagliato”, “ingiusto”, “marcio”. È un sistema che non fa i nostri interessi, non lavora per il benessere popolare, ma per quello di pochissimi.
Per la prima volta nella storia degli ultimi 100 anni, negli USA i 400 miliardari censiti dalla rivista Forbes pagano meno tasse delle loro segretarie e di tutti gli altri impiegati dei loro uffici1. Mentre agli ultra-ricchi viene chiesto di pagare ogni anno di meno, su lavoratrici e lavoratori ricade un peso fiscale sempre maggiore.
In Europa la situazione non ha raggiunto ancora gli estremi degli Stati Uniti, ma non è poi tanto differente. I sistemi attraverso cui si produce quest’immane diseguaglianza sono gli stessi un po’ ovunque: le grandi imprese controllano le nostre società, determinano le politiche degli Stati, impongono la loro egemonia culturale attraverso un esercito di professionisti, professori, opinionisti e tecnici che rende più socialmente accettabile – e per alcuni addirittura desiderabile – quelli che sono interessi esclusivi dei grandi gruppi economici: tasse praticamente inesistenti su profitti, dividendi, grandi patrimoni e asset finanziari; incentivi, regali e bonus fiscali alle aziende a tutto spiano; un peso crescente delle imposte dirette, cioè quelle più regressive, vedi IVA; evasione fiscale, tramite “buchi” normativi, paradisi fiscali e una competizione al ribasso sui salari dei lavoratori per attrarre investimenti esteri.
I risultati non hanno tardato a farsi vedere e dallo scoppio della crisi nel 2007 l’applicazione di queste ricette a dosi da cavallo ha prodotto il disastro in cui siamo immersi fino al collo: enormi ricchezze per pochissimi; infinita miseria per tantissimi.
L’Italia di PD e M5S: anche oggi la ricchezza la redistribuiamo domani!
Il tema della lotta alle diseguaglianze entra ed esce dall’agenda delle nostre classi dirigenti. Ciò che non avviene mai è che si imponga davvero come urgenza su cui lavorare e agire.
L’arrivo di settembre ha portato con sé un nuovo governo, quello di PD e M5S. In tanti hanno sperato – visti i proclami – che ci potesse essere un’inversione di tendenza: da Di Maio a Zingaretti, passando per Conte e Renzi, tutti avevano parlato di un #GovernoDiSvolta. Significava redistribuzione della ricchezza a favore delle lavoratrici e dei lavoratori, un “Green New Deal” che permettesse di mettere al centro nuovi investimenti e la giustizia ambientale, una lotta senza quartiere all’evasione fiscale.
Sono passati solo due mesi e il castello di carte è già crollato. Le parole si sono dimostrate vuote promesse. Lo dicono i diversi provvedimenti messi in campo in materia fiscale ed economica: si distribuiscono solo briciole (e c’è chi ha avuto pure il coraggio di esultare per gli aumenti di 3€ delle pensioni!); il “Green New Deal” si traduce solo nella “plastic tax” e in investimenti così ridicoli da lasciare tranquilli i grandi inquinatori nostrani, banche o imprese che siano; la lotta all’evasione si sgonfia (dai 7 miliardi di euro sbandierati solo qualche settimana fa ai 2,7 di oggi) e si concretizza in misure che colpiscono solo i piccoli evasori, rivelandosi invece indulgenti e inefficaci con i grandi (l’evasione fiscale delle grandi aziende è sedici volte superiore a quella delle piccole).
Se ci aggiungiamo che ormai si si tagliano i soldi solo per sanità, servizi sociali, pensioni, scuola, viene fuori che le spese “intoccabili” sono sempre e solo quelle militari, per le “missioni all’estero”, per pagare le basi NATO – ebbene sì, le paghiamo noi! – e per acquistare nuovi “imprescindibili” armamenti e che non si mettono in discussione quelle regole europee ormai assurte a rango costituzionale – vedi l’art. 81, che prevede la necessità del raggiungimento del pareggio di bilancio (all’epoca fu votato anche dalla destra), il quadro che ne vien fuori è deprimente per la nostra gente.
Anche oggi il governo ci dice che la ricchezza la “redistribuiamo da domani”!
L’Italia di Lega e FdI: la ricchezza ai ricchi!
E se al Governo arrivassero Salvini e Meloni? Le cose non cambierebbero molto. Anzi: probabilmente andrebbero anche peggio. La destra nostrana, anche nella sua veste “sovranista”, è sempre grande tifosa della Flat Tax, la “tassa piatta”, che significherebbe un enorme regalo per i ricchi nostrani (e un nuovo balzo delle diseguaglianze economiche), nella speranza – sempre smentita dalla Storia – che i miliardari possano poi far cadere qualche briciola dal tavolo per chi sta più in basso nella scala sociale. È una destra amica degli evasori, come dimostra l’opposizione alla riduzione della soglia per l’uso del contante, ma anche i continui “scudi fiscali” e condoni vari, che hanno permesso ai grandi evasori di far rientrare praticamente senza pagare pegno i capitali e i beni fatti uscire illegalmente dal Paese.
Per Salvini e Meloni lo Stato deve ridursi sempre più a sola polizia ed esercito, privatizzando tutto quel che si può privatizzare, rifiutando qualsiasi possibilità che lo Stato possa agire attivamente per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3 della Costituzione). Infine, di giustizia ambientale nemmeno a parlarne. Via libera, invece – e in questo sono in perfetta sintonia col PD – a TAV, TAP, MUOS, MOSE, TRIV e a tutte le “male opere”, dannose per il benessere popolare e utili solo alle tasche dei vari gruppi imprenditoriali.
Insomma, invece di combattere l’impoverimento nella società la destra scatena la guerra contro i poveri e tra i poveri.
Né PD né Lega, né M5S né FdI prendono di petto il vero problema: la concentrazione della ricchezza in pochissime mani.
Dove sono i soldi che servono a tutti?
In Italia dieci persone da sole possiedono una ricchezza di 100 miliardi di euro. All’estero ci sono 174,9 miliardi di euro di ricchezza di italiani. L’evasione fiscale delle grandi imprese su IVA e IRPEF è 16 volte superiore a quella delle piccole imprese. L’aliquota media in Europa per le grandi imprese è scesa in venti anni dal 32% al 25%, in Italia dal 27,4% al 24%. I capitali delle grandi imprese vengono contabilizzati nei paradisi fiscali in Lussemburgo, Olanda, Irlanda invece che in Italia. I capitali finanziari vengono tassati meno del lavoro e dei lavoratori.
Quali sono i risultati di queste politiche?
Il top 10% (in termini patrimoniali) della popolazione italiana possiede oggi oltre 7 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione.
La ricchezza del 5% più ricco degli italiani (titolare del 43,7% della ricchezza nazionale netta) è pari a quasi tutta la ricchezza detenuta dal 90% più povero degli italiani. La posizione patrimoniale netta dell’1% più ricco (che detiene il 24,3% della ricchezza nazionale) vale 20 volte la ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana.
Grazie alle politiche implementate indifferentemente da destra, centro e sinistra, le cose negli ultimi 20 anni sono andate a peggiorare di continuo. Ad esempio, la quota di ricchezza detenuta dal top 10%, si è attestata a fine giugno 2018 al 56,13% (contro il 50,57% del 2000), mentre la quota della metà più povera degli italiani è lentamente e costantemente scesa, passando dal 13,1% di inizio millennio ad appena il 7,85% a metà 2018.
Significa che mentre grandi imprenditori, multinazionali, grandi proprietari e speculatori diventano di anno in anno più ricchi, il nostro popolo diventa di anno in anno più povero. Non si tratta di due processi paralleli. La maggiore ricchezza di pochi si fonda proprio sulla nostra maggior povertà.
Cosa dobbiamo fare? Voglio i miei 161.416€!
Quando ci dicono “non ci sono i soldi”, dunque, mentono. I soldi ci sono, e pure tanti! Bisogna fare in modo che i grandi patrimoni dei pochissimi ultra-ricchi vengano rimessi in circolazione, di modo che possano diventare strumento del benessere collettivo e non solo dell’ultra-lusso di pochi Paperoni. I patrimoni privati in Italia, stando alla Banca d’Italia, ammontano a 9.743 miliardi di euro, una cifra enorme e che non tiene in conto i beni non dichiarati, quelli che i ricchi ammassano nei paradisi fiscali e che nascondono al fisco. Se dividessimo questa ricchezza per ogni cittadina e ogni cittadino, neonati compresi, ognuno di noi avrebbe ben 161.416€!
“Ma questi soldi appartengono ad altri!” Non è vero! Come hanno accumulato queste fortune? Sfruttando il lavoro altrui, evadendo le tasse, corrompendo e facendo affari sul pubblico. Sono frutto di una rapina che ogni giorno viene perpetrata ai nostri danni.
Cosa dobbiamo e possiamo fare per redistribuire la ricchezza, per riprenderci i nostri 161.416€? La politica di piccolo cabotaggio, come quella dell’attuale governo, sempre attento a non mettere in discussione le posizioni di potere attuali, servono a poco o nulla. Serve invece un piano che nel mentre recupera e redistribuisce la ricchezza è capace di indirizzare le risorse “liberate” lì dove servono, per progetti che possano migliorare la vita presente e futura e non andare a ingrassare la macchina del profitto. Non sarà l’opera di un giorno, ma un processo di lunga durata. Si dovranno intaccare interessi consolidati, combattere privilegi di pochi. Non sarà facile né scontato. Ma è la strada obbligata.
Ogni viaggio comincia con un passo. Noi qui ne evidenziamo tre per dare inizio ad una vera trasformazione!
+ BILLIONAIRE TAX:
Tassa extra del 10% sui redditi dell’1% più ricco della popolazione;
Misure per rimettere in circolazione gli enormi patrimoni detenuti in strumenti finanziari, immobili vuoti e fuori mercato, terreni improduttivi. Mettere fine agli indegni privilegi ed esenzioni delle attività e proprietà riconducibili al Vaticano;
Recupero dell’evasione fiscale, a partire da multinazionali, grandi speculatori e grandi proprietari. Portando l’evasione fiscale italiana semplicemente al livello di quella di Francia, Germania, Regno Unito, recupereremmo ben 60 miliardi di euro all’anno!
+ ZERO TASSE PER CHI NON PUO’ PAGARE E MENO TASSE PER CHI LAVORA!
Oggi troppa gente non ce la fa ad arrivare a fine mese. Proponiamo una “no tax area” fino a 15.000 euro e riduzione delle tasse per chi guadagna fino a 35.000 euro all’anno e per lavoratori e lavoratrici costretti ad aprire Partite Iva!;
+ PIANO ORIZZONTE VERDE.
Con i soldi recuperati, creare 750.000 posti di lavoro per avviare una transizione ecologica, azzerare le emissioni di CO2, mettere in sicurezza e bonificare i territori, produrre energia sostenibile, potenziare istruzione, sport, ricerca, cultura e sanità.
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De Marco Paolo
Sovrattassa di 10 % per il 1 % più ricco? Una CSG all’italiana? Ma sul reddito o patrimonio? E per il resto della politica fiscale? Credevo che la Costituzione prevedeva un regime progressivo assieme al credito pubblico.
Azzerare il CO2? A parte che il CO2 di origine umana c’entra pochissimo, azzeriamo tenendo conto delle importazioni o date la carta del PaP al L Summers?
Chiudiamo pure l’ILVA senza nessuna bonifica né garanzia di lavoro a tempo pieno di sostituzione – con un ISE a 3000.00 euro annui familiari – e lasciando quelli di Tamburi a Tamburi come prima… ?
Sembra,si, tutto alla rovescia!!!
Paolo De Marco,
Vedi:
a ) Empreinte carbone: faux coupables et vrais pollueurs
Par Alexandre Mirlicourtois, Xerfi 13/11/2019, https://www.latribune.fr/opinions/tribunes/empreinte-carbone-faux-coupables-et-vrais-pollueurs-832916.html
b ) « Il Pianeta B e per chi ha i soldi per comprarselo » http://rivincitasociale.altervista.org/pianeta-b-soldi-comprarselo-chapeau-bas-ai-giovani-compagni-osa-opposizione-studentesca-dalternativa-3-11-ottobre-2019/