Si è purtroppo assistito ancora una volta allo sconcertante spettacolo in cui la destra fascista e leghista sta guidando nel nostro paese l’opposizione al Meccanismo di Stabilità Europeo (MES), che si intreccia con le istituzioni dell’Unione Europea (UE). Si intreccia, perché esso non è un’istituzione dell’UE ma è nato sulla base di un trattato internazionale, che tuttavia serve agli scopi dell’oligarchia UE .
Il MES, infatti, ha il compito di assistere le banche e gli Stati, che, a causa delle politiche di austerità, si trovino in difficoltà finanziaria e siano costretti a ricorrere ad aiuti finanziari, la cui concessione è condizionata da ulteriori misure di austerità: la vicenda della Grecia dice che l’UE, con il supporto della BCE e del FMI, ha fatto varare il taglio dei salari e delle pensioni, la drastica riduzione dei servizi sociali, la precarietà del lavoro come misure per risanare i bilanci pubblici, riducendo in miseria il suo popolo. In generale, l’UE, con il pareggio di bilancio iscritto in Italia perfino in Costituzione nel 2012, impone ai popoli l’austerità, che si traduce nella precarietà del lavoro, nel taglio dei servizi sociali, nelle liberalizzazioni e privatizzazioni su scala europea.
In Italia il PD guida il fronte a favore del MES: si deve accettare tutto quello che detta Bruxelles, se si vogliono evitare le ritorsioni dei mercati finanziari che fanno innalzare gli interessi sui titoli del debito pubblico, delle banche e delle imprese.
Ancora una volta scatta il ricatto: o si accetta la riforma del MES oppure l’Italia si isola e viene ‘punita’ dai mercati finanziari, dagli speculatori. Si usa la parola ‘riforma’, ma si vuole dire una controriforma perché il nuovo Trattato, discusso e redatto nelle riunioni dei ministri finanziari assistiti dalla Commissione, stringe ancore di più i controlli sulla gestione del debito pubblico per far rispettare le regole del ‘pareggio di bilancio’. Gi aiuti, sia precauzionali sia ‘eccezionali’ (come li definiscono), sono subordinati alla ‘sostenibilità’ del debito cioè al rispetto della regola del deficit di bilancio del 3% e del debito pubblico al 60%, altrimenti si deve ricorrere alla sua ristrutturazione, che comporta perdite per i piccoli risparmiatori e per le banche, che a loro volta impongono nuove perdite ai risparmiatori. A questo servono le nuove misure sui CACs, le norma che disciplinano il voto dei detentori dei titoli.
E mentre il Mes costituirà una iattura economica e sociale per i paesi non in linea con i parametri economici imposti dall’oligarchia europeista, sarà, invece, una manna dal cielo per quelle banche (tedesche in primis) che detengono in pancia titoli illiquidi, ovvero prodotti finanziari derivati, e potranno così ricorrervi per fronteggiare e risolvere le pesanti criticità in cui versano.
Infine il MES, governato dai ministri finanziari e guidato da un direttore generale, affiancherà la Commissione europea nella verifica dei conti pubblici con l’ottica di difendere gli interessi del creditore. Si ribaltano perfino le norme del codice civile, e dello stesso senso di civiltà, che prevedono, in caso di default, misure a sostegno dei debitori, che in questo caso sono popoli interi, e non a favore del creditore che questa volta è il MES stesso!!
Il governo Conte vuole salvarsi chiedendo solo un rinvio del voto che dovrebbe riguardare l’intero pacchetto relativo all’Unione bancaria, necessaria per mettere l’ultima pietra all’edifico del mercato unico dei capitali: la pezza peggiore del buco!
Non lasciamo al duo Salvini-Meloni le piazze per promuovere l’opposizione al MES, chiediamo che il Parlamento l’11 dicembre voti perché il governo a Bruxelles dica NO al MES e in Italia si avviino le procedure per referendum popolari sui Trattati europei, che stanno strangolando sempre più le vite dei popoli.
Proponiamo alle forze sindacali, sociali, politiche di attivare banchetti, flash mob, assemblee per informare i cittadini della gravità del nuovo e del vecchio MES
Lanciamo l’appello per un SIT IN in occasione del dibattito parlamentare sul MES mercoledi 11 dicembre alle ore 16.00 al Pantheon
- Aderiscono PCI, Potere al Popolo Roma, Risorgimento socialista e USB
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