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Vicienzo De Luca stai sereno. Hai scambiato Napoli per Santiago del Cile?

Da qualche giorno il Presidente della Regione Campana, Vincenzo De Luca, sembra aver smesso i panni del personaggio aulico e ridondante, come lo rappresenta il comico Maurizio Crozza, e sta assumendo, sempre più, il ruolo del podestà di provincia contro tutti coloro che osano criticare e mettere in discussione la sua azione amministrativa e di governo della Campania.

Diciamo subito che il buon Vicienzo (come lo chiamano nelle sue zone d’origine) non ha mai amato accreditarsi come un campione del bon ton istituzionale e dell’attento esecutore delle formali procedure istituzionali.

Fin da ragazzo, da quando scalava i vertici del Partito Comunista a Salerno e, successivamente, del PDS, DS e PD il nostro Vicienzo ha costruito il suo curriculum sulla base degli intrighi, delle aggressioni verbali e politiche ai suoi avversari e su una collaudata rete di alleanze trasversali, fuori e dentro i partiti, finalizzate alla sua ascesa ed all’affermazione degli interessi che incarnava.

Da Sindaco, sempre a Salerno, si ricordano le ronde notturne assieme ai vigili urbani (il corpo salernitano fu tra i primi in Italia ad essere dotato di manganello) a caccia di prostitute, barboni ed immigrati unitamente alla girandola di delibere e di interventi normativi, in materia di trasformazione urbanistica/territoriale, che hanno gentrificato la città spostando, di fatto, le aree di marginalità economica e sociale agli estremi della cinta urbana.

Da presidente della Regione Campana De Luca ha potuto usufruire – fortuitamente, dopo la stagione segnata dall’austerity della giunta Caldoro – di un “tesoretto”, derivatogli da un mix tra Fondi Europei e rimesse statali, con il quale ha costruito una complessa campagna mediatica con l’obiettivo di accreditare al suo operato, in questi cinque anni, come un effettivo risanamento economico, sociale ed ambientale della regione.

Ma le bugie possono durare l’arco di qualche mese e, come sempre, la dura realtà dei fatti si incarica di ripristinare la verità e il reale stato di cose.

Nelle ultime settimane, prima il Rapporto SVIMEZ e poi la Relazione della Banca d’Italia (non due organi di stampa propriamente bolscevichi), nel capitolo dedicato alla Campania hanno descritto un quadro d’insieme che polverizza le fantastiche descrizioni (spesso attraverso modalità da telepredicatore in alcune emittenti compiacenti) di Vincenzo De Luca e del suo entourage.

Ma facciamo parlare direttamente gli analisti della Banca d’Italia:

Nel 2018, in Campania, la cosiddetta ripresa dalla grande crisi, avviatasi nel 2014, si è indebolita. Il peggioramento congiunturale, che ha interessato la regione specie nell’ultima parte dell’anno, si è esteso a tutte le principali componenti dell’economia campana… Nel 2018 l’occupazione in Campania è calata, interrompendo la fase espansiva registrata a partire dal 2015. I livelli occupazionali si sono tuttavia mantenuti nel complesso su valori analoghi a quelli pre/crisi. Rispetto a questi ultimi, il recupero ancora da compiere risulta però pronunciato nel comparto delle costruzioni e opere pubbliche, nonché in alcuni sistemi locali del lavoro. Nel settore privato non agricolo, secondo dati dell’INPS, le assunzioni nette hanno rallentato, nonostante la ripresa di quelle a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione permane elevato, nonostante il calo del 2018. L’offerta di lavoro si è contratta riflettendo il calo sia nel numero delle persone in cerca di lavoro sia in quello degli occupati.”

Ed ancora, sempre dal Rapporto Banca d’Italia: Il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro ha inciso sui consumi delle famiglie che hanno nel complesso rallentato. La decelerazione non ha interessato i consumi di beni durevoli, sostenuti dalla dinamica degli acquisti di auto usate. La Campania presenta una diffusione della povertà superiore alla media italiana e una diseguaglianza più ampia dei redditi. Il benessere delle famiglie campane risente non solo di divari reddituali elevati ma anche di una più bassa qualità dei servizi pubblici e di peggiori condizioni di salute rispetto ad altre aree del Paese.”

Da qui l’aumento esponenziale del delirio securitario di De Luca il quale – a fronte dell’intensificarsi del conflitto sociale nei territori e dell’approssimarsi della nuova tornata elettorale – non trova di meglio che inventarsi “aggressioni”, “intimidazioni” e “minacce camorristiche”, rivolgendosi addirittura al Presidente della Repubblica verso cui ha lamentato che “viene consentito da una assenza dello Stato un clima di violenza verso di lui e l’istituzione della regione”.

Inoltre, nel quadro delle sue abituali visioni oniriche e subliminali, è arrivato a chiedere che vengano vietati – sotto la sede del palazzo dell’ente/regione – presidi, esposizione di gazebo e tutto quanto attiene alle normali e tradizionali forme della rappresentazione delle mobilitazioni sociali e sindacali.

E’ di questi giorni, infine, il rifiuto di incontrare organizzazioni sindacali confederali e rappresentative, come l’Unione Sindacale di Base, e sono di queste ultime ore le invocazioni di De Luca contro attivisti impegnati nelle vertenze sociali e territoriali (APU, mobilitazioni ambientali) additandoli come “parcheggiatori abusivi al soldo della camorra” o come longa manus di quegli interessi criminali che lui avrebbe combattuto.

In realtà siamo in presenza – e non da oggi – di un soggetto umano e politico frutto della crisi dei partiti e di una “sinistra” oramai incapace di interpretare e dialogare con i settori popolari della società, e di quella meridionale in particolare, il quale si affida ad una sorta di “bonapartismo in salsa partenopea” coniugando promesse, favori e prebende ai suoi sodali e riservando, a chi non accetta supinamente di subordinarsi a questo corso politico ed amministrativo antisociale, criminalizzazione, calunnie e repressione.

Stia dunque tranquillo, per davvero, Vincenzo De Luca.

Napoli, la sua area metropolitana e l’intera regione non si lasceranno intimidire da questo novello ras e non smetteranno, neanche per un attimo, di continuare a reclamare i diritti sociali negati e tutto quanto ciò che attiene alle competenze della Regione Campania.

Non saranno le minacce di arresti (il buon Vicienzo denuncia, svolge le inchieste, processa e condanna, tutto assieme… essendo, notoriamente, un campione di garantismo democratico!) a fermare le lotte sociali e la decisa e puntuale controinformazione di quanti non abboccano alle mistificanti narrazioni della sua Amministrazione.

Le prossime elezioni regionali si avvicinano ed è iniziato il countdown verso l’andata a casa del nostro Vicienzo e della sua corte dei miracoli.

De Luca, hai già perso!

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1 Commento


  • Giovanni Lamagna

    Sono, come forse sai, Michele, per mandarlo a casa alle prossime elezioni regionali. Il punto tra di noi è però: come? Facendo una lista di Potere al popolo? O, nel migliore dei casi, assemblando i pezzi sparsi (in altre parole “le macerie”) della cosiddetta “sinistra radicale”? Io sono per provare a mettere insieme una vasta area dei soggettività sociali e politiche che da anni si oppongono sia alla destra estrema dei Salvini e Meloni che alla destra PD dei De Luca. Sembra un sogno, un’utopia, ma perché non fare un tentativo? Altrimenti come lo mandi a casa il Vicienzo? Lo potrai pure mandare a casa, ma per ritrovarti Salvini… E non mi sembra un grande risultato. O no? Anche di questo alcuni di noi discuteranno lunedì prossimo, 9 dicembre, alle ore 17, presso la II Municipalità in piazza Dante, 93. Spero che vorrai partecipare e dare il tuo contributo. Sarai molto benvenuto. Un abbraccio!

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