Firenze città italiana con più telecamere per abitante.
Triste destino per piazza Indipendenza, a Firenze. Passata, da molto, l’epoca in cui vedeva il permanente stazionamento di una camionetta della polizia, a difesa della locale sede del MSI, alla piazza tocca oggi ospitare la telecamera di sorveglianza numero 1.000, con cui al capoluogo toscano va il primato di città italiana con più telecamere per abitante: una ogni 380 persone.
Ancora poche, però, a parere del gonfaloniere, pardon, sindaco Dario Nardella, di stretta disciplina renziana. Ci sono ancora 400.000 euro del bilancio comunale da spendere per la “sicurezza” e il fiero condottiero, per non esser da meno di quel suo predecessore a Palazzo Vecchio, ex Presidente del Consiglio, membro della Consorteria e della costituente massonica, di cui la piazza ospita una statua bronzea (no, non è ancora Renzi; per ora siamo fermi a Bettino Ricasoli, detto “barone di ferro”) punta a 1.200 impianti: uno ogni 316 fiorentini.
Con uno zelo e una passione da far invidia all’ufficio stampa del Comune, il servizio (pubblico?) regionale della RAI ricorda con un velo di commozione come, appena cinque anni fa, allorché “Dario il grande” assurse al suo primo mandato, in città ci fossero “solo” 100 telecamere, così che “oggi il controllo del territorio è più capillare. È’ garantita più sicurezza e questa percezione rende più serene le persone”, ostenta, fiera, l’inviata del TG3, mentre si inquadrano persone di colore. Un ammiccamento? Ma non scherziamo: siamo nella città “più accogliente d’Italia”, in cui a prendere a pistolettate i neri è solo qualche “squilibrato”!
Ma Firenze non si fermerà nemmeno a 1.200 impianti. “Dall’ultimo viaggio a Tel Aviv”, rivela soddisfatta la cronista, come se le visite in Israele del sindaco di Firenze costituissero un appuntamento fisso, quasi una “conferenza di servizi” di un’Area metropolitana più allargata, Nardella ha portato un software che consente di rilevare – la parola va direttamente al primo cittadino – “movimenti sospetti di veicoli o persone”. Quali? Un’auto che viaggia a retromarcia? Una donna ferma troppo a lungo a una vetrina? Ci sarà da divertirsi.
Naturalmente, con tutta questa po’ po’ di sicurezza instillata nelle menti dei cittadini dalla telecamera numero mille nella “zona più calda per l’ordine pubblico in città”, Nardella – dice ancora la sua portavoce del TG3 – si augura che tutti gli itagliani si sentano tanto sicuri quanto i fiorentini, abbiano più fiducia e, proprio come auspica anche il Falsario, facciano più figli.
Da inguaribili comunisti, alle parole “più sicurezza” e “più figli”, il cervello si è automaticamente connesso alla vecchia “propaganda bolscevica”, che ci raccontava come, in URSS, le persone si sentissero sicure, tranquille, forti della “sicurezza nel domani”, con lavoro, casa, istruzione, assistenza gratuiti per tutti e così si permettessero il lusso di fare più figli (il pauroso calo demografico nella Russia odierna dice qualcosa?), perfino senza telecamere che li spiassero anche in camera da letto.
Ecco che ora, grazie al PD, ai suoi profeti e al TG3, possiamo “ravvederci” e capire come il vero nodo della sicurezza siano telecamere, piazze recintate, aeroporti e stazioni con ingressi elettronici e militari armati. Posto di lavoro sicuro, casa, sanità, istruzione assicurate a tutti, più posti pubblici negli asili nido, più servizi sociali: solo variabili inventate dai comunisti; quasi come l’amore, avrebbe detto Berlusconi ai suoi tempi d’oro, escogitato dai comunisti per far sesso gratis.
Quanto ai viaggi del sindaco di Firenze a Tel Aviv: ormai da anni sono documentati dai giornali main stream (qualche volta, persino da Repubblica) i legami dei faccendieri – i nomi sono noti e non importa ricordarli – del “giglio magico” toscano, fiorentino o aretino che sia, con Israele. Sta’ a vedere che a qualcuno sia venuto in mente di mutuare le tecnologie con cui gli sgherri sionisti tengono sotto tiro i palestinesi, per adattarle ai controlli su “movimenti sospetti di veicoli o persone”?
Dopotutto, il successore di Ricas… – pardon, Renzi – ha avuto il suo secondo mandato a Palazzo Vecchio puntando sulle stesse parole d’ordine della destra: “diritto alla sicurezza” e grandi opere (in primo luogo: ampliamento dell’aeroporto e attraversamento sotterraneo di Firenze per l’alta velocità); due filoni su cui il PD non si sente da meno degli “avversari”.
Due filoni che, guarda caso, uniscono proprio quel “giglio magico” di cui sopra, che opera tra aeroporti (nel maggio scorso, il Tar della Toscana aveva però accolto il ricorso dei Comuni della Piana fiorentina e dei comitati “No aeroporto” e bocciato la Valutazione di Impatto Ambientale, con il conseguente blocco dell’ampliamento di Peretola), sicurezza elettronica, e “intermediazioni d’affari”.
Con la sentenza del Tar “si ferma lo sviluppo della Toscana”, aveva sentenziato il Presidente di Toscana Aeroporti (gestisce anche lo scalo di Pisa), quel Marco Carrai, ex membro del CdA della Fondazione Open, insieme a Luca Lotti e Maria Elena Boschi, console onorario di Israele per Toscana, Lombardia e Emilia-Romagna, che era stato abile intermediario tra Open, i prenditori che la finanziavano e chiedevano in cambio “scelte appropriate” a Palazzo Chigi, quando vi sedeva Matteo Renzi, e che per poco non era finito a capo della “task force” governativa per la cosiddetta cybersicurezza, ambito in cui Carrai poteva vantare non pochi agganci con gli affari e con Israele.
Ma, dopotutto, era il vecchio Bettino Ricasoli a far parte della Consorteria.
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