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Domande e risposte di un sondaggio tra le Sardine

Scrive Flavia Levrero, autrice di un interessante report sulla pagina web Ilpartigiano.it:

“Il 14 dicembre scorso abbiamo partecipato alla manifestazione delle Sardine in piazza San Giovanni, a Roma. Ciascuno di noi sentiva il desiderio di partecipare a quel momento per dire il suo “no” alla Lega di Salvini. Come Reds (1), però, sentivamo anche il bisogno di capire meglio chi fossero le persone scese in piazza, che cosa le anima e soprattutto che cosa pensano si debba fare per contrastare l’estrema destra. Più precisamente volevamo capire se, e come, le persone presenti immaginassero di trasformare quel momento di ritrovo in un’azione continua e duratura.

 Abbiamo cercato di sintetizzare le nostre curiosità in quattro domande:
1) Perché sei qui?
2) Come battiamo Salvini?
3) Cosa chiedi ai politici?
4) Fondiamo un partito? 

Ci siamo divisi in gruppi, ciascuno con la propria domanda scritta su uno scatolone all’interno del quale abbiamo raccolto le risposte scritte di un migliaio di persone. Questo è quello che è emerso.

1) Perché sei qui?

La motivazione fondamentale è naturalmente la voglia di lottare contro il razzismo che sta crescendo nel nostro paese. Molti scrivono di avere paura dell’odio e della violenza che vedono diffondersi nella società. Scendere in piazza in questo momento è un dovere: per difendere i valori antifascisti, la democrazia, i diritti umani, la Costituzione. Molte risposte che abbiamo raccolto parlano di pace, solidarietà, libertà, amore.

Il motivo più evidente che anima le Sardine è quindi, come potevamo immaginare, quello di contrastare Salvini e la sua proposta politica fondata sull’odio. Alcune risposte hanno però fatto emergere anche un altro elemento: molte Sardine sperano che il movimento dia una scossa alla sinistra, perché non si sentono rappresentate o comunque subiscono l’inadeguatezza dei partiti di sinistra esistenti. 

2) Come battiamo Salvini? 

Dalla grande maggioranza delle risposte emerge la necessità di 1) educare le persone all’empatia, alla solidarietà, alla gentilezza 2) risvegliare il senso critico e l’intelligenza delle masse 3) leggere, viaggiare, diffondere la cultura 4) rafforzare l’istruzione nelle scuole, soprattutto attraverso l’insegnamento della storia.

Ad ogni modo la visione che emerge da queste risposte è che l’educazione e la cultura permetterebbero alle persone di non “abboccare” alle promesse di Salvini e alle sue falsità: è necessario “smontare” la sua propaganda punto per punto con una vera informazione.

Secondo le persone che ci hanno risposto, il primo atto per contrastare Salvini è proprio la mobilitazione di piazza: le Sardine devono continuare a manifestare e diventare sempre di più. Per molti, naturalmente, la mobilitazione deve essere accompagnata dal voto a sinistra.

Da qui emerge la seconda criticità fondamentale: il centro-sinistra deve assolutamente unirsi, per non disperdere i voti. Tale unione deve avvenire non su un’analisi e una conseguente proposta per la società, ma su basi valoriali come l’antifascismo, la non-violenza, l’amore contro l’odio.

Alcuni (pochissimi) ci hanno scritto alcune proposte economiche che la sinistra dovrebbe portare avanti per contrastare la Lega: lotta alla disoccupazione, salario minimo, riduzione delle disuguaglianze, tassa patrimoniale.

Infine, sempre di fronte alla domanda “come sconfiggiamo Salvini”, qualcuno ha risposto con l’omicidio (sono state proposte più modalità), qualcun altro dicendo che si sconfiggerà da solo.

3) Cosa chiedi ai politici? 

I politici devono ricoprire i ruoli istituzionali con competenza, onestà, senso di responsabilità, serietà. Ma soprattutto devono usare un linguaggio non violento, non divisivo, senza spettacoli e slogan. Devono avanzare proposte serie e chiare per il futuro del paese, agire per il bene comune. Devono garantire il rispetto delle minoranze e dei diritti costituzionali. Questi sono gli elementi prevalenti nelle risposte che ci sono state date.

Altre due richieste ricorrenti sono: promuovere la cultura e l’istruzione, affrontare la questione ambientale. Cruciale, dalle risposte, appare il rapporto con l’Unione Europea: diverse persone chiedono di “avvicinarci” all’Europa, altre chiedono di rivedere le politiche e le istituzioni europee. In qualche risposta abbiamo trovato: più lavoro per i giovani, riduzione degli stipendi e dei privilegi dei politici, lotta al liberismo, redistribuzione del reddito, questione sociale. 

4) Fondiamo un partito? 

Complessivamente il rapporto è di 3 a 1 in favore del no. Alcuni hanno risposto con un “no” o un “si” secchi, altri hanno articolato il loro punto di vista. Le considerazioni prevalenti nell’ambito del “no” sottolineano che il movimento non deve mirare a fondare un nuovo partito, ma piuttosto a modificare, unire e indirizzare i partiti esistenti. Alcuni hanno scritto che le Sardine devono restare un movimento di piazza e di pensiero, devono “risvegliare” le persone e riportare un clima di umanità nel paese.

Altri hanno scritto che la bellezza di queste piazze è proprio il fatto che siano ampie, mentre fondare un partito rischierebbe di dividere il movimento. Qualcuno ha scritto che le Sardine non devono essere né di destra né di sinistra. Per alcuni il “no” è solo temporaneo: è necessario prima continuare a crescere, trovare una direzione, avere una base solida di proposte.

Nell’ambito del “si”, la considerazione essenziale è che solo un partito di Sardine potrebbe contrastare la deriva di destra. Più persone hanno scritto che non bisogna fare “la fine dei cinque stelle”.

Fin qui la sintesi del sondaggio fatto nella piazza delle Sardine dai redattori de ilpartigiano.it. Seguono poi alcune considerazioni dell’autrice del reportage dal titolo “Sardine, Sondaggi e ‘Sinistra‘”, alcune interessanti, alcune condivisibili, altre molto meno. Ve le proponiamo comunque perché pensiamo siano utili all’informazione e alla discussione.

Cosa vogliono dire queste risposte? 

“La lettura della situazione politica italiana che emerge da quella piazza è che Salvini vince facendo leva sulla paura delle persone, sfruttando la loro ignoranza, alimentando istinti irrazionali e bestiali. Nessuno si pone il problema che forse anche chi vota Salvini ha la sua quota di ragione. Tutti attribuiscono i risultati di Salvini alla paura, ma nessuno si interroga sulle ragioni di quella paura da parte di tanti italiani di non farcela.

Questo timore è più che fondato: in Italia, il 12% dei lavoratori è a rischio povertà. Oltre 5 milioni di persone vivono in povertà assoluta, mentre il 10% dei più ricchi detiene il 46% del patrimonio totale. Il disagio economico impedisce di fatto a molti ragazzi di ricevere una buona istruzione. Il 14.5% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni abbandona lo studio prima di finire il liceo. La povertà determina minori opportunità di costruirsi un futuro: è un cane che si morde la coda. 

L’immagine che si è tratteggiata è il risultato delle politiche neoliberiste degli ultimi decenni, portate avanti anche dai partiti di centro-sinistra. L’idea che il mercato debba essere lasciato libero di agire poiché ciò determinerà il massimo benessere per tutti, non è altro che la maschera di un sistema in cui il più forte è lasciato libero di sopraffare il più debole. Abbracciando il neoliberismo, il centrosinistra ha rinunciato a qualsiasi tentativo di lotta alle disuguaglianze economiche. Di fatto ha deciso di abbandonare a loro stessi coloro che rimangono indietro, cioè gli strati più deboli della popolazione.

Di tutto questo tra le risposte ricevute non vi è traccia. Ciò che invece emerge è un’analisi semplice, a volte persino infantile. Riducendo all’osso il senso delle risposte che abbiamo ricevuto possiamo sintetizzare con la formula “noi siamo i buoni contro i cattivi”. Da qui la soluzione disneyana: se tutti i buoni si uniscono, i cattivi saranno sconfitti. Il fatto che i “buoni” possano essere una minoranza non viene neanche presa in considerazione.

La nostra percezione è stata che piazza San Giovanni fosse costituita soprattutto da pensionati, studenti, media borghesia dei grandi centri urbani, insomma “chi ce la fa”: un popolo di reduci che chiedono un centrosinistra unito sulla base dell’antifascismo e della difesa dei diritti civili e spaventati di ritrovarsi in un mondo volubile e governato dall’odio.

Ciò di cui sembrano non rendersi conto che questo mondo di “odio” è in effetti il coerente risultato di un sistema economico che condanna tantissimi italiani alla precarietà e alla disperazione e che tutela una minoranza benestante.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: lavoratori e i disoccupati, dimenticati e traditi dalla sinistra, si rivolgono all’estrema destra.

Salvini fomenta sentimenti razzisti e nazionalisti, dirottando sui migranti la paura e la rabbia degli italiani. Il suo consenso si alimenta del disagio economico e sociale – e al contempo, in quanto leader di destra, le sue proposte economiche saranno comunque sempre favorevoli agli italiani più ricchi.

Ma se i lavoratori e i disoccupati credono alle stronzate di Salvini e lo votano è perché almeno si sentono “riconosciuti” da lui. Non esiste nessuna forza politica di sinistra che si rivolga a queste persone riconoscendo la legittimità della loro rabbia e proponendo una spiegazione del loro disagio alternativa a quella della destra.

Lo slogan di Salvini “Prima gli italiani” non è una roba campata in aria, ma la seconda parte di un ragionamento preciso e lineare: “Non ci sono risorse per tutti, quindi prima gli italiani.”

Il centro-sinistra risponde che “Un italiano non viene prima di uno straniero”: non si preoccupa cioè di scalfire in alcun modo la premessa del ragionamento.

Noi restiamo convinti, invece, che Salvini lo si sconfigga solo dimostrando l’errore della sua analisi. La sinistra cioè deve ripartire da un concetto tanto semplice quanto ormai dimenticato: le risorse per tutti ci sono eccome, ma pochi vivono abbondantemente al di sopra di ciò di cui avrebbero bisogno togliendo risorse a tutti gli altri.

Quale pre-condizione per sopravvivere, “la sinistra” – intesa come intelligenza collettiva orientata verso il valore dell’eguaglianza sia formale che materiale –  non può ignorare il conflitto.

Al contrario “schivare” il conflitto – sopratutto a livello mentale – significa astenersi da ogni tentativo di lotta, significa finire per accettare l’attuale stato di cose: un sistema profondamente iniquo e ingiusto. La sinistra non ha speranza se risponde al razzismo solo con le parole “amore e rispetto”, ignorando il disagio economico di tanti italiani. Perché se fa questo permette che la situazione continui ad avvitarsi, ovvero che il popolo spaventato e arrabbiato si getti ancora sulle promesse e le falsità dell’estrema destra. 

Una forza unita soltanto dall’antifascismo e dalla difesa dei diritti civili non sarà in grado né di sconfiggere Salvini alle urne né di lederne l’egemonia. È necessario riconquistare il voto dei lavoratori che oggi sostengono la Lega. Questa è la vera scommessa che abbiamo di fronte. È necessario ricominciare a fare una seria analisi della società, pensare criticamente alle trasformazioni che sono avvenute, capire quali sono gli strumenti politici a nostra disposizione. Elaborare qualcosa di forte da comunicare e imparare a comunicarlo. Dobbiamo immaginare un sistema economico diverso e lottare per costruirlo. 

Abbiamo fondato Reds per unire coloro che appartengono al mondo della sinistra e che si ritrovano separati senza sapere il perché. Significa che vogliamo andare all’analisi delle questioni, superando le divisioni e i personalismi, perché non c’è tempo per queste stronzate quando l’estrema destra cresce oltre il trenta per cento.

Siamo però anche convinti che la sinistra debba essere radicale nella sua proposta, altrimenti non riuscirà a tornare a rappresentare i lavoratori e chi è tagliato fuori dall’attuale distribuzione della ricchezza.

Ci chiediamo, come si può parlare di solidarietà se non si vuole vedere quanto profondamente ingiusto e cattivo è il sistema economico in cui viviamo? Speriamo che la piazza del 14 Dicembre possa essere un punto di ripartenza e unione per tutta la sinistra. Noi ci sentiamo sardine perché vorremmo una società fondata sulla solidarietà e sul rispetto, ma siamo convinti che queste siano impossibili senza giustizia economica ed equità sociale”. 

(1) Reds è sigla che sta per: Rete dei democratici e socialisti, nata dall’esperienza di Reset, che durante le primarie del Pd sostenne la candidatura di Dario Corallo

Fonte: ilpartigiano.it

 

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