Non abbiamo alcuna passione per le sciocchezze seminate sui media da Mattia Santori, “capo politico” delle Sardine, anche perché si rischia di non potergli star dietro, quasi come a Salvini. Ma alcune di queste sono così smaccatamente “padronali” da imporre una sottolineatura, visto il ruolo svolto in questi mesi come nuova “cinghia di trasmissione” tra elettorato progressista e Partito Democratico.
Nei giorni scorso, ne abbiamo parlato anche noi, i leader sardinisti erano scivolati sulla classica buccia di banana incontrando Luciano Benetton in una delle sue “factory della creatività”, su invito del fotografo Oliviero Toscani.
“Un’ingenuità”, si erano subito difesi, che non voleva significare un appoggio al padrone (via Atlantia) dei caselli autostradali, da tempo in panico per la possibile – ma sempre meno probabile – revoca della concessione per la gestione delle tratte di competenza di Autostrade spa.
Poi, ieri, Santori viene intervistato dall’Huffington Post Italia (veicolato dal gruppo Repubblica-L’Espresso), anzi direttamente dal suo vicedirettore, Alessandro De Angelis. Che ovviamente gli chiede:
Voi avete sottoposto una vostra agenda a Conte. Se vi chiede un parere su Autostrade, siete per la revoca o no?
Conte viene dal mondo del diritto e sa meglio di noi che per recedere un contratto in essere ci deve essere una giusta causa che deve essere comprovata dalla magistratura. Il tema che interessa davvero i cittadini è capire quando si tornerà ad avere una visione strategica delle infrastrutture viarie che sono uno di quei nodi irrisolti che separano il Sud dal resto del Paese. Negli anni ’60 per fare l’A1 Bologna-Firenze ci sono voluti 6 anni. Per la Variante di Valico, inaugurata nel 2015, ce ne sono voluti 32. Qualcosa non funziona.
Benvenuto, Mattia, nel mondo reale dei costruttori che campano di appalti pubblici sulle infrastrutture, che si arricchiscono dilantando i tempi di costruzione e imponendo “revisioni dei costi” a getto continuo. Altro che “Qualcosa non funziona”…
Però il cuore della domanda è la concessione autostradale, e qui Santori dimostra di essere ben poco competente in diritto (mentre Giuseppe Conte, ahilui, è docente di diritto privato), oltre che soggettivamente “dalla parte di Benetton” nella lunga diatriba pubblica che oppone fautori della revoca della concessione (soltanto i grillini, e forse nemmeno tutti) e servi del padrone (tutti gli altri, con Lega e Pd in testa).
Neanche noi siamo docenti di diritto, ma anche una veloce ricerca nelle pubblicazioni specializzate in materia fornisce una risposta secca e univoca. Questa:
La fine anticipata di un rapporto concessorio è prevista nei due distinti casi di decadenza e revoca:
• la prima ipotesi ricorre qualora il concessionario sia gravemente inadempiente delle disposizioni previste nelle convenzioni, le quali ‘individuano puntualmente le fattispecie di gravi inadempimenti contrattuali […] a titolo esemplificativo, il mancato mantenimento delle funzionalità delle autostrade concesse, la mancata tenuta della contabilità analitica, il mancato mantenimento di adeguati requisiti di solidità economico-patrimoniale’”.
In pratica, per revocare una concessione non c’è alcun bisogno che sia stato commesso un reato scoperto e comprovato dalla magistratura”, come fa finta di spiegare il povero Mattia; basta infatti che ci sia “il mancato mantenimento delle funzionalità delle autostrade concesse”.
E il crollo di Ponte Morandi, con le sue 43 vittime e il blocco pluriennale del traffico su quella tratta, è un caso clamoroso di “mancato mantenimento delle funzionalità delle autostrade concesse”.
Insomma, lo Stato italiano non ha alcun bisogno di aspettare una sentenza definitiva (tre gradi di giudizio e almeno una decina di anni dal momento della strage…) prima di revocare la concessione ai Benetton. Bastava e basta la foto delle macerie del ponte.
Se, ad un anno e mezzo dalla strage, questa revoca non è ancora avvenuta, ciò dipende solo dalla impresentabile classe politica nazionale, pressoché tutta beneficiaria di “contributi elettorali” molto sostanziosi da parte di tutte le grandi imprese, Benetton compresi. E nel primo governo Conte – quello “gialloverde” – il ruolo dei lobbisti pro-Atlantia era svolto dalla Lega di Salvini. Nel secondo, giallo-blu, questa infamia è svolta dal Pd.
Poteva una “cinghia di trasmissione” veicolare un parere differente?
Il povero Mattia Santori proprio non se l’è sentita. Dimostrando, una volta di più, che in una società fortemente diseguale ogni tema politico ed economico è costitutivamente divisivo. Perché gli interessi di alcuni penalizzano quelli degli altri.
Se fai finta di essere super partes, come sempre accade, in realtà stai dalla parte dei più forti. Cioè delle carogne.
E te lo ricordano soprattutto i parenti di quelle 43 vittime completamente innocenti: “Ogni giorno ci aspettiamo, ormai da quasi 18 mesi qualche nuova pensata, ogni tanto qualcuno usa i nostri morti per mettersi in mostra o per comunicare idiozie. Ho sentito registrate delle esternazioni, inopportune e confuse di Toscani“.
E’ il commento di Egle Possetti, presidente del comitato in ricordo delle vittime del ponte Morandi di Genova, in risposta alle parole di Oliviero Toscani che durante una trasmissione radiofonica aveva detto: “A chi interessa che caschi un ponte, smettiamola“. Se qualcuno vuol sapere cos’è una “logica di classe” basta che si rilegga questa frase, che scaturisce sa un setimento semplice: “tutto quel che sta nel mondo di sotto non conta nulla, per noi”.
“Ovviamente – sottolinea Possetti – a lui potrà non interessare che sia caduto un ponte in Italia nel 2018, potrebbe essere che lui viaggi sempre in elicottero, in effetti passare su un ponte francamente è un po’ da ‘plebei’, purtroppo tanti italiani ci viaggiano ogni giorno e qualche persona sotto a ‘quel ponte’ ci è rimasta per sempre, certamente non per qualche strano fulmine vagante. 43 morti innocenti per lui conteranno poco, ma per noi erano tutto”.
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Manlio Padovan
Aggiungerei che, se la mente non mi falla, a suo tempo i Benetton ebbero la concessione senza alcuna gara…e poi si sbrodolano di “concorrenza”!
andrea’65
chissà che racconto fiabesco potrebbe sfornare Mattia Forrest Gump Sartori dei Mapuche, popolazione della Patagonia che lotta contro la multinazionale Benetton