Il Presidente ad interim della Valle d’Aosta Renzo Testolin ha decretato lo scioglimento anticipato dell’Assemblea valdostana e ha indetto le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale fissandole per il 19 aprile 2020, prima data utile secondo quanto stabilisce lo Statuto Speciale della regione autonoma.
Che si dovesse andare al voto, si sapeva, ma non si immaginava in tempi così stretti. Chi non ha una propria rappresentanza in Consiglio regionale, infatti, dovrà trovare un minimo di 21 candidati e raccogliere da un minimo di 900 ad un massimo di 1400 firme. Il tutto in meno di un mese, entro metà marzo.
Il Presidente poteva scegliere una data più lontana, lasciare più tempo alle forze politiche non presenti in Consiglio per organizzarsi, formare una lista e raccogliere le firme; poteva dare più spazio alla democrazia, dopo tutto quello che è successo negli ultimi mesi, fra inchieste della Procura sul connubio della ‘ndrangheta con la politica, commissioni antimafia che si insediano, dimissioni di consiglieri e assessori, esercizio provvisorio del bilancio regionale, guerre intestine e fra movimenti, mosse sporche, commissariamento di un comune, arresti, scandali.
Poteva congedarsi lasciando in eredità alla prossima legislatura un primo vero segnale di cambiamento, cercare di riguadagnare la fiducia dei cittadini verso la politica, permettere a nuovi progetti politici di farsi avanti e farsi conoscere.
Poteva trovare una data migliore, tenendo anche conto che oltre alle regionali, i valdostani saranno chiamati alle urne altre due volte, il 29 marzo con il referendum popolare per l’approvazione del testo della legge costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari e a maggio con le elezioni per il rinnovo di 66 consigli comunali. Senza dimenticare che sul comune di Aosta potrebbe arrivare anche un ulteriore turno di ballottaggio.
Poteva farlo, ma non lo ha fatto.
Ha preferito avvantaggiare i partiti già presenti nelle Istituzioni, quelli più visibili e più conosciuti sul territorio. Ha scelto di fare un regalo ai grandi movimenti come il suo, l’Union Valdôtaine e alla Lega, i due “avversari” su cui si è giocata e si è conclusa miseramente la partita del Consiglio regionale appena sciolto.
È pur vero che c’è anche un’altra data importante: il 22 aprile inizierà il processo davanti alla terza sezione centrale d’appello della Corte dei conti sui 140 milioni di euro di fondi regionali erogati alla Casinò de la Vallée spa nel 2012-2015. Forse era troppo rischioso aspettare questa ennesima sentenza, che potrebbe creare un altro grosso scompiglio e gettare fango su nomi politici molto conosciuti, che senza dubbio sono già pronti a ricandidarsi.
E forse è anche vero quel che si vocifera, che nonostante si presentino come due poli opposti, Union e Lega siano pronte a un accordo post elettorale che potrebbe creare un blocco politico nel Consiglio regionale per i prossimi cinque anni.
Ma è anche e soprattutto vero che non c’era alcun bisogno di questo ultimo “pacco” alla Democrazia, se lo scopo era di accelerare i tempi per non fare dimenticare agli elettori certe facce e certi nomi importanti. Il popolo valdostano non dimenticherà comunque questa vergognosa legislatura, e certi nomi rimarranno in ogni caso ben impressi nella sua memoria, soprattutto in quella breve, che speriamo si risvegli il giorno delle prossime elezioni imminenti, quando sarà chiamato a esercitare un suo diritto, e insieme ad esso, il suo potere.
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