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A Napoli e Roma, per rendere credibile un’alternativa radicale

A Napoli domani e a Roma domenica prossima si vota in “elezioni suppletive”, per sostituire un senatore deceduto e un deputato (Gentiloni) diventato “commissario europeo”.

In entrambi casi Potere al Popolo partecipa, candidando a Napoli lo storico Giuseppe Aragno e a Roma la ginecologa e femminista Elisabetta Canitano. Due super-eroi, in lotta contro “il male”…

Si vota in collegi molto diversi tra loro, dal punto di vista sociale. “Roma Uno” è fatta di quartieri borghesi di livello medio alto, ed è infatti l’unico collegio romano in cui il Pd aveva vinto, il 4 marzo del 2018. A Napoli, invece, si tratta di un collegio ultra-popolare, che comprende ad esempio Scampia, Ponticelli, Piscinola. Ma anche il Vomero.

Qui due anni fa aveva vinto il M5S superando abbondantemente il 50%. E la distanza con quell’”epoca” non potrebbe apparire più lontana, visto che la contesa avrà risultati sicuramente molto diversi.

In due anni infatti è cambiato completamente lo scenario politico, “bruciando” proprio i Cinque Stelle che per quasi un decennio avevano raccolto grossa parte del malessere popolare con un “discorso” estremamente povero di contenuti e di progetto, ma sufficiente a incanalare il “voto per vendetta” contro “la kasta”, “i politici”, “i ladri” e “i corrotti”.

Siamo tornati in pieno trip bipolare, in senso quasi psichiatrico, con la chiamata alla “grande unità antifascista” per “fermare Salvini”. E dire che proprio “il Truce” appare già avviato sulla china già sperimentata da Renzi, con voci sempre più forti – anche dentro la Lega – che ne delimitano seriamente lo spazio di manovra.

In queste due elezioni suppletive lo schema viene riproposto, anche se – com’è evidente – un deputato e un senatore in più o in meno non cambia assolutamente nulla negli equilibri parlamentari.

Viene riproposto in particolare a Napoli, dove il Pd presenta il giornalista Sandro Ruotolo, per molti anni collaboratore fisso delle trasmissioni tv di Santoro, alla testa di uno schieramento davvero composito, che va dall’estrema destra renziana di Gennaro Migliore fino ad alcuni centri sociali e a Dema, la formazione mai decollata del sindaco Luigi De Magistris.

Proprio Napoli, per qualche anno, era stata la città-laboratorio dove sembrava potesse nascere un “qualcosa di sinistra” senza alcuna parentela con il Pd. “Città de-Renzizzata”, venne ad un certo punto dichiarata dallo stesso sindaco descamisado. Quella in cui, insomma, a sinistra del Pd, le “alleanze” possibili sembravano in grado di produrre risultati importanti, tanto sul piano politico che su quello elettorale.

Tutto finito, sparito, divorato dal trip bipolare che ha annientato ogni progetto alternativo divorando formazioni, idee, volti, esperienze che per anni avevano variamente (e vagamente) sollecitato una via d’uscita al neoliberismo e alle “due destre”.

Proprio a Napoli questa caduta appare drammatica, con lo spettro delle elezioni regionali sullo sfondo, quando sarà praticamente inevitabile che lo stesso arco a sostegno di Ruotolo si riproponga a favore dello sceriffo De Luca, che si sta intanto comprando consensi a suon di concorsi per assunzioni nel pubblico impiego campano.

Lo diciamo ancora una volta chiaramente, come avevamo fatto per le elezioni in Emilia Romagna: il risultato numerico che otterrà Potere al Popolo in queste suppletive ci interessa fino ad un certo punto (è banale fino allo sconforto dover ripetere che, naturalmente, un buon risultato è meglio di uno scarso…).

Lo scopo realistico di qualsiasi partecipazione elettorale, in questa fase, non è quello di “eleggere” qualcuno, ma radicare, sviluppare, organizzare una presenza politica alternativa. Farla vivere tra la gente, farla vedere, attirare energie, accantonare i mugugni e lo “spirito di resa” al mainstream.

Fare insomma l’esatto contrario di quanto – ottusamente – ripropone sempre una “vecchissima sinistra” che è scomparsa seguendo i fantasmi del “campo largo contro le destre”, da 30 anni a questa parte.

L’attivismo dei compagni impegnati in queste ore a Roma e Napoli è possibile grazie a questa consapevolezza. E’ questo tipo di attivismo che ha spiazzato il “Sardina capo”, Mattia Santori, portandone allo scoperto l’inconsistenza politica e perfino umana, oltre che progettuale.

Un’alternativa in questo Paese va costruita ex novo, abbandonando l’illusione che basti un’idea originale, un paio di slogan ben meditati, “un nome acchiappesco”, una combinazione di sigle e simboli, per rovesciare una tendenza trentennale in una sola tornata elettorale.

Serve essere e diventare credibili agli occhi di una popolazione disgustata dalle scene offerte da questa “classe politica”. Ma non si costruiscono alternative credibili pasticciando ancora “alleanze” senz’anima.

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1 Commento


  • Paolo iafrate

    A potere al popolo non interessano le elezioni ma nasce per una elezione. Potere al popolo dice di costruire dal basso ma non riesce a presentarsi nella stragrande maggioranza delle amministrative. Potere al popolo non elabora uu programma altro rispetto a quello del prc e soprattutto decide di adottare la rete come momento democratico, criticando peraltro quando lo fa il 5s. Quando qualcuno vuole essere protagonista dell’agone politico, prima gira l’Italia fisicamente incontrando le tante anime peregrina che pure lottano, poi insieme cerca l’orizzonte e pensa l’organizzazione con pazienza e confronto. Nel 1921 nasce il partito comunista, e ci vorranno decenni per trovarlo protagonista, con i suoi riti, le sue posizioni dogmatche, l’idea di appartenenza nella convinzione di erigere un mondo diverso. La fretta oggi non è contemplata nella costruzione dell’identità fosse anche quella politica…

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