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Parola d’ordine “ripartire”, senza pensare

Non so se avete notato, ma sul #GlobalDigitalStrike di oggi, lanciato da #FridaysForFuture, i grandi mezzi di comunicazione non stanno dicendo mezza parola: hanno la consegna del silenzio.

Quanti hanno detto (per far le anime belle) che questa crisi era l’occasione per “ripensare un modo di produrre e di vivere sbagliato finalizzato soltanto ai profitti di pochi e basato sullo sfruttamento intensivo ed illimitato delle risorse e degli esseri umani”? Tanti, ma ora tacciono o cambiano discorso. Insomma, hanno resettato.

Ci sono voluti 25.549 morti per far respirare un po’ una pianura padana che dai satelliti è sempre apparsa come una grande macchia nera. Riflettere su ciò? Sul modo di produrre? Sul modo di far viaggiare merci e persone? Sul modo di fare agricoltura? Su quanto e come consumiamo? No, nein, nada. Quando si alza la voce del padrone, tutti zitti…e allineati. Eh si, ora l’imperativo categorico è “ripartire!”….come se si fossero davvero mai fermati.

Eppure proprio ieri è stato reso noto uno studio secondo il quale il coronavirus sarebbe davvero trasportato dal particolato atmosferico(PM) e, pertanto, costituirebbe un possibile “indicatore” precoce di future recidive dell’epidemia da Covid-19. Uno studio importantissimo, che aggiunge un ulteriore mattone ad una convinzione (che stava già facendosi strada sulla base di ricerche precedenti) quello effettuato da Sima che raccoglie i ricercatori dell’Università di Bari, Bologna e Trieste, e dell’ateneo di Napoli “Federico II”.

Pensate che ne faranno tesoro coloro che devono decidere della nostra vita per le prossime settimane, mesi e, probabilmente anni? Macché, la scienza va bene, ma solo quando dice cose perfettamente funzionali ai profitti ed agli interessi dei grandi gruppi finanziari ed industriali. In tutti gli altri casi, scienza e scienziati sono ignorati se non diffamati o addirittura uccisi, specie quando si mettono di traverso o rivelano dati e verità scomode in grado di ridurre sensibilmente utili, dividendi e azioni.

Come hanno, di fatto, ignorato l’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) ed il report “Climate Change ad Land” (“Cambiamento climatico e territorio”) del 2019, realizzato da 107 autori di 52 Paesi differenti, che per 3 anni hanno analizzato circa 7.000 pubblicazioni scientifiche in materia di cambiamento climatico. Secondo il rapporto redatto dal comitato scientifico dell’Onu sul clima, a pagare le conseguenze del riscaldamento globale saranno soprattutto le popolazioni più povere di Africa e Asia, con guerre e migrazioni. Ma anche il Mediterraneo è ad alto rischio di desertificazione e incendi. Insomma, ci sono 107 scienziati di 52 paesi diversi che hanno messo nero su bianco una sorta di ultimo avviso al mondo: se non si inverte al più presto la tendenza in atto, si innescheranno dei fenomeni a catena capaci di provocare una catastrofe globale al cui confronto l’attuale crisi pandemica da Covid-19 potrebbe apparirci come un banale incidente di percorso nella storia più o meno recente dell’umanità. 

Credete che l’eventualità di una prospettiva talmente terrificante gli levi il sonno o, almeno, li scuota almeno un po’? Nemmeno per sogno e vanno dritti come un treno perché il tempo e denaro e il denaro, per i capitalisti, non è mai abbastanza. Unica variabile indipendente da tutte le altre è l’accumulazione infinita di capitale e, dunque, di merci e conseguente consumo di suolo, energia e risorse naturali.

A proposito di quelli, oggi i padroni(ricominciamo a chiamarli per ciò che, davvero sono,  hanno anche firmato un “accordo” con i sindacati-zerbino per “avere garanzie sulla sicurezza dei lavoratori”. Quali siano queste misteriose “garanzie”, ovviamente, non si capisce, a parte le solite raccomandazioni su distanziamento e mascherine. L’unica certezza è che ai morti di lavoro per inosservanza delle minime, essenziali, misure di sicurezza si sommeranno quelli da #Covid19, visto le zelo e la passione con cui i padroni le osservano e dati gli scarsi controlli cui sono sottoposti.

Ho scritto “accordo”? Ah, scusate, si trattava di un “ordine”, precisamente, del nuovo falco di Confindustria, Carlo Bonomi, ai ciupaciups sindacali.

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