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Sulla missione militare in Libia divisioni nella maggioranza. Su tutte le altre è consenso bipartisan

La Camera ha approvato ieri, anche con il sì dell’opposizione di destra, la risoluzione di maggioranza sulle missioni militari all’estero. Ci sono stati 453 voti favorevoli, nessun voto contrario e 9 astenuti ma per quanto riguarda la missione in Libia, e in particolare al supporto alla Guardia costiera libica, l’Aula ha dato il via libera con 401 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astenuti.

In questo caso, ma solo in questo caso, il voto ha registrato la defezione di diversi deputati della maggioranza tra cui Laura Boldrini, Nicola Fratoianni e Matteo Orfini.

Il rifinanziamento alla Guardia Costiera Libica è stato votato anche dalla maggioranza del gruppo parlamentare del Pd nonostante l’assemblea del partito avesse espressamente dato parere contrario al rinnovo degli accordi con la Libia. Io ho rispettato il volere dell’assemblea e le richieste dell’Onu e ho votato no”, ha annunciato in una nota Giuditta Pini del Pd. “Liberi e uguali e Italia viva non hanno votato, 2 partiti su 4 della maggioranza non vogliono più sostenere questa missione. Mentre il Pd – ha concluso – ha votato insieme a Lega e Movimento 5 stelle”.

Una “frattura” nella maggioranza sulla quale l’opposizione è ovviamente intervenuta a gamba tesa. Per il capogruppo Lega in commissione Difesa della Camera, Roberto Paolo Ferrari, “ancora una volta la maggioranza si spacca sull’autorizzazione alle missioni militari internazionali. Viene certificata la dissoluzione della maggioranza in politica estera e di difesa”, ha spiegato in una nota. ”

Indicativa la dichiarazione in aula di Maria Tripodi, deputata e capogruppo di Forza Italia in commissione Difesa, la quale sottolinea che sono state accolte con favore ” non solo la proroga delle missioni già in essere, ma anche le cinque nuove missioni militari: Irini, Euam Iraq, la missione Nato a favore della stabilità delle regioni del fianco Sud dell’Alleanza, quella nel Golfo di Guinea, la coalizione per il Sahel, con Task Force Takuba”.

Dunque scenari di intervento militare che vanno dall’Iraq al Golfo di Guinea passando per il Sahel. E su queste missioni non risultano contrasti o divisioni – a nostre avviso più che dovute – nelle forze della maggioranza di governo le quali considerano inaccettabili solo alcuni aspetti della missione militare in Libia.
Inutile dire della soddisfazione che è stata espressa dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, secondo cui “la votazione coesa del Parlamento alla Camera sulle missioni internazionali, è la riconferma del pieno sostegno ai nostri militari impegnati in molte parti del mondo. Ringrazio tutte le forze politiche e i componenti delle Commissioni coinvolte per il prezioso lavoro svolto”.
Per la viceministro degli Esteri, Marina Sereni, l’ampia maggioranza bipartisan tra Pd e destra, è la prosecuzione “dell’impegno per stabilità e pace. La vocazione europeista, il consolidato legame transatlantico e il “nostro convinto sostegno al multilateralismo sono le basi della proiezione esterna del nostro Paese con un’evidente centralità per l’area del Mediterraneo: su questa base il voto di oggi conferma il ruolo strategico delle nostre missioni internazionali che, come sempre, vedono una forte integrazione e complementarietà tra componenti militari, civili e di cooperazione così da perseguire obiettivi di sicurezza, sviluppo, rispetto dei diritti umani”.

Più chiari di così. Ma la “sinistra al governo” non sembra vederla così chiaramente e si è limitata, come sempre, a salvarsi la coscienza su aspetti parziali e non rimettendo in discussione la politica estera e militare dell’Italia sui teatri di guerra. L’osso del collo rottosi nel 2007/2008 con il secondo governo Prodi proprio sulle missioni militari, non pare proprio essere servito da lezione. Ed è per questo che questa “sinistra di governo” non merita sconti.

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