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Il Pd con Bonomi, contro il prolungamento della Cig

Qualcuno ci dovrà spiegare, prima o poi, in base a quale delirio dell’immaginazione si debba considerare il Pd un “partito di sinistra”. A meno di non intendere questa definizione nel suo significato più semplice: chi siede nei banchi alla sinistra del Presidente.

Non c’è infatti un solo tema su cui le posizioni di questa paccottiglia politica residuata da decenni di trasformazioni non sia fermamente “di destra”, in senso stretto: ossia dalla parte delle imprese, del neoliberismo e della Nato.

L’ultima riprova l’abbiamo sulla questione del prolungamento o meno del “divieto di licenziamento” in corrispondenza dello “stato di emergenza” con cui si sta affrontando ancora adesso la pandemia.

Come sappiamo, i contrari a questo prolungamento sono gli imprenditori, guidati ora dal rappresentante peggiore del neoliberismo senza più prospettive, Carlo Bonomi.

Non che prorogare la cassa integrazione (in deroga e/o straordinaria) sia una misura “rivoluzionaria”, ma se non altro garantisce un po’ di reddito, e dunque di fiato, a un numero ignoto, ma probabilmente altissimo, di lavoratori che altrimenti sarebbero immediatamente alla fame.

Prendiamo la notizia come riportata dall’agenzia Agi:

E’ stata raggiunta l’intesa sul decreto agosto che domani approderà in Consiglio dei ministri. Il governo ha trovato la sintesi sulla proroga del blocco dei licenziamenti, che ha innescato uno scontro frontale tra sindacati e Confindustria e creato divisione nella maggioranza. “Il nodo è stato sciolto, c’è condivisione. Abbiamo trovato la sintesi”, ha detto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, al termine della riunione di maggioranza a palazzo Chigi.

Divieto di licenziare almeno fino a metà novembre

Fino a quando si potrà fruire dei trattamenti di cassa integrazione o degli sgravi alternativi non sarà possibile licenziare: questo in sintesi, secondo quanto riferiscono fonti di governo, lo schema dell’accordo raggiunto. Il prolungamento del divieto di licenziamento sarebbe quindi legato alla disponibilità della cassa integrazione, a prescindere dalla volontà o meno di usarla o all’utilizzo degli sgravi al 100% alternativi alle 18 settimane di cassa Covid. Pertanto le imprese non potranno mandare a casa i lavoratori almeno fino al 15 novembre se useranno le 18 settimane di cassa integrazione in maniera continuativa.

Nel caso in cui usufruiscano della cig in maniera frazionata, il divieto di licenziamento resterà valido per tutta la durata della cig, ovvero fino a quando non saranno esaurite le 18 settimane. Se, invece, in alternativa alla cassa, le aziende beneficeranno della decontribuzione al 100%, lo stop ai licenziamenti durerà fino alla fine dei 4 mesi di sgravi.

Chi è a favore e chi contro la proroga

I 5 Stelle hanno sempre sostenuto una proroga del blocco dei licenziamenti fino a fine anno, così come Leu. Un intervento, fortemente voluto dai sindacati che sono arrivati a minacciare lo sciopero generale, ma su cui nelle scorse ore era arrivato l’alt di Confindustria.

Contrari, invece, parte del Pd e Italia Viva.”

Fatevi una domanda e datevi una risposta… Questi sono quelli che bisognerebbe votare, col naso otturato, per “impedire che la destra vinca”? Ovvio, anche se non giustificabile, che un qualsiasi lavoratore di questo Paese sia disposto a votare chiunque, ma non questi pagliacci che si fingono “progressisti”…

Ovvio, anche se non facile, che occorre da subito metter mano alla costruzione della soggettività sociale e politica in grado di contrastare al meglio quel che governo, “opposizione” e Confindustria hanno intenzione di fare nei prossimi mesi.

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2 Commenti


  • nico

    il problema e che rischiamo di parlarci addosso, sempre sulla rappresentanza questa volta sindacale, in data 5 c.m. asstel per TIM e sindacati collaborazionisti hanno firmato un accordo sullo smart working , pessimo, e tra i firmatari nel coordinamento RSU hanno pensato di apporre la loro firma i COBAS. il dramma e che i padroni sono attenti alle divisioni e vedere che gli autonomi non sono stati in grado di coordinarsi tra loro e ognuno è andato per fatti suoi come possiamo sperare di rompere il fronte comune tra padroni e sindacati collaborazionisti e tra padroni e partiti?


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