In questi anni pensavamo di averle sentite tutte – dai mancati choosy della Fornero, ai bamboccioni di Padoa Schioppa, ma un titolo del Corriere della Sera di alcuni giorni fa, ci ha messo davanti ad un nuovo passaggio della colpevolizzazione dei giovani come esorcismo per negare il fallimento del sistema capitalista dominante.
L’articolo riporta uno studio della Cgia di Mestre, nel quale c’è una articolazione regionale dedicata alla Campania che rivela l’esistenza di ben 425.000 “sovraistruiti” ossia persone con un livello di istruzione superiore al lavoro che hanno trovato a disposizione. O meglio che il sistema delle imprese e la pubblica amministrazione ha messo loro a disposizione. Da questo ne deriva un sentimento di “infelicità” (così viene sintetizzato).
Si palesa così apertamente il fallimento del modello economico dominante nella sua pretesa di essere ancora progressivo, al contrario sono ormai quasi trenta anni che è diventato “regressivo”. La accresciuta contraddizione tra aspettative delle nuove generazioni e la miseria messa a disposizione dalle imprese, richiama molto da vicino quella contraddizione dirimente indicata dal nostro “barbone di Treviri”, Karl Marx, quando affermava che le forze produttive che sviluppa una società entrano in contraddizione con i rapporti di produzioni imposti dal sistema dominante.
Detto in parole più semplici, un accresciuto livello di istruzione dei giovani si scontra con il fatto che le imprese vogliono solo figure professionali al di sotto del capitale umano disponibile. Da qui le insopportabili lamentazioni dei prenditori sul fatto che non trovano operai. Magari poi scopriamo che nelle imprese gli ingegneri vengono pagati come operai generici perché questo “riduce i costi”. O che le retribuzioni degli operai sono diventate così basse che una persona con un minimo di dignità manda meritatamente a quel paese l’addetto alle risorse umane dell’impresa con cui ha fatto il colloquio.
Eppure il nostro paese, nel quale i “sovraistruiti” sembrano destinati all’infelicità, non è affatto un paese con un alto livello di istruzione, al contrario. I sovraistruiti non sono affatto troppi, sono troppo pochi. Se pensiamo che solo il 62% della popolazione tra i 25 e i 65 anni ha un titolo di studio di scuola secondaria, mentre la media europea è il 78,8% e in Germania è l’86,6%. Insomma per un paese che vuole scommettere sul futuro stiamo messi piuttosto male, ma dalla politica e dal mondo delle imprese e dalla Confindustria non arrivano certo i segnali dovuti, al contrario si preferisce agire ancora sull’abbassamento delle retribuzioni e quindi sull’aumento della contraddizione tra aspettative e realtà.
Dal rapporto della Cgia emerge che la regione con il maggior numero di “sovraistruiti” è la Campania. Un paradosso, che non è sfuggito a Giuliano Granato, il candidato presidente alla Regione Campania per Potere al Popolo. Anche perché in quella condizione di sovraistruito ci si è trovato personalmente e pienamente. Una laurea, esperienza all’estero ma poi finito a fare l’operaio in una fabbrica napoletana ed infine licenziato dalla stessa per la sua attività sindacale. “È la classe dirigente, quella politica e quella imprenditoriale, che governa da troppi anni a non essere all’altezza delle nostre aspirazioni, dei nostri studi, delle nostre passioni, dei nostri progetti” è quasi il grido di Giuliano Granato in un suo post, “Una classe dirigente aggrappata al passato e che non permette l’arrivo del futuro…l’istruzione non è e non può essere un problema e è un’arma per entrare nel futuro”.
Anche in Campania ovviamente, da qui l’invito al mezzo milione di soavraistruiti a sostenere Potere al Popolo il 20 e 21 settembre per cominciare a dare la necessaria spallata ad un sistema dominante ormai regressivo.
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