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Il futuro ha bisogno di alternative. Le proposte dell’Usb sulla crisi

Il futuro ipotecato dalla crisi innescata dal Covid-19 vede aggravarsi sotto gli occhi di tutti i mali strutturali che il nostro paese patisce da tempo: disuguaglianze sociali e geografiche, deindustrializzazione, impoverimento diffuso, dissesto ambientale, ritardi e decadenza dell’amministrazione pubblica., assenza di programmazione economica, iniquità fiscale, privatizzazione dei servizi essenziali.

Per indicare soluzioni e mettere campo alternative, l’Usb ha presentato in una assemblea nazionale tenutasi ieri a Roma le proprie proposte sulle principali emergenze economiche, sociali e lavorative del paese.

E’ stata una sorta di decostruzione delle linee guida indicate dal governo per gestire i fondi del Recovery Fund (sempre se, come e quando arriveranno, ndr). Le quattordici schede argomentate sono state pubblicate in un opuscolo consultabile anche online.

Nonostante i proclami sulla necessità di grandi cambiamenti e sulle opportunità che scaturirebbero dai fondi stanziati dall’UE con il Recovery Fund, “il governo sembra continuare nel solco degli errori e delle ingiustizie degli ultimi decenni cioè il modello sociale esistente prima del coronavirus”  ha detto aprendo gli interventi Guido Lutrario, “non si avverte nessun autentico segnale di inversione di rotta ma piuttosto un pericoloso ritorno indietro anche su quei rari provvedimenti, come il Reddito di Cittadinanza o Quota 100, che avevano spostato alcune risorse verso la parte più in difficoltà della società”.

L’Usb, segnala Lutrario, non sottovaluta affatto l’importanza dell’innovazione tecnologica, ma dovrebbe essere l’occasione per attuare la riduzione dell’orario di lavoro, così come il risanamento del territorio devastato dalle catastrofi ambientali può diventare una possibilità combinata anche di lavoro buono.

Ai lavori, oltre ai delegati sindacali di settori oggi nella tempesta come la sanità e la scuola (Cusimano, Giustolisi, Donat Cattin), hanno portato il loro contributo anche economisti come Fabrizio Antenucci (Coniare Rivolta) e Marco Bersani (Attac) che hanno messo sulla graticola il Recovery Fund e il Patto di Stabilità. Nel dibattito sono intervenuti anche esponenti politici come Giuliano Granato di Potere al Popolo.

L’attenzione sulle conseguenze dello smart working e delle innovazioni tecnologiche sul lavoro sono state affrontate da Luigi Marinelli (Usb) mentre due focus sul Meridione e la questione ecologica sono stati sottolineati dagli interventi di Giovanni Pagano e Luigi D’Asci (Federazione del sociale Usb).

La difficilissima situazione di lavoratrici e lavoratori del turismo è stata denunciata da Cristina Cellitti, mentre Patrick Konde ha messo i piedi nel piatto sull’emergenza regolarizzazione del lavoro migrante e la vergogna dei decreti di sicurezza, di fatto rimasti non dissimili a quelli varati da Salvini.  Giulia, studentessa universitaria di Noi Restiamo, ha invece focalizzato l’attenzione sui mille aspetti dell’emergenza abitativa.

“La nostra piattaforma ha l’ambizione di far far un salto di qualità al mondo del lavoro” – ha affermato nelle conclusioni Pierpaolo Leonardi cooridnatore nazionale Usb – “Per questo USB ha elaborato una serie di linee guida su come andrebbero utilizzate le risorse a disposizione per aprire una stagione di rilancio.

I pilastri su cui ruota la nostra proposta sono il ripristino della funzione dell’economia pubblica ed un piano straordinario per il lavoro ed il reddito, ma le linee guida dell’USB costituiscono una proposta complessiva più complessa che ha l’ambizione di misurarsi con l’insieme dei problemi della nostra società”.

Dentro le proposte dell’USB c’è una visione alternativa della società. Una proposta di fuoriuscita dalla crisi ma soprattutto una piattaforma di lotta per chi sa che questa volta in gioco ci sono le nostre condizioni di vita e le nostre speranze di una vita migliore.

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