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No Tav. Ennesima ingiustizia nei confronti di Dana

Ieri è avvenuta l’ennesima ingiustizia nei confronti di Dana che ha visto aggiungere alla pena che sta già scontando in carcere, perché le sono state rifiutate le misure alternative, altri 10 giorni di carcerazione.

Un’ennesima condanna perché parlava ad un microfono, denunciando ad alta voce e a nome di tutti e tutte una delle pagine più infami della storia della repressione contro il movimento notav e le sue attiviste e gli attivisti.

Era il 26 luglio del 2013 e il movimento decise di tenere un presidio davanti al tribunale perché dopo la notte del 19 luglio precedente, durante un’azione di protesta al cantiere, durante la quale avvennero cariche e pestaggi indiscriminati, un’attivista, Marta di Pisa, fermata quella notte venne malmenata e molestata dalle forze dell’ordine, un fatto su cui ancora oggi non è stata fatta luce, e anzi, vi si è gettato sopra molto fango da parte della magistratura, dalle politica e dalle forze dell’ordine stesse.

Quel giorno, Marta fu interrogata in tribunale nel doppio ruolo di persona informata sui fatti e indagata. Stralci di quell’interrogatorio infame sono quelli riportati in Archiviato quando uno dei PM Padalino la accusa di “fare la vittima”.

Fuori dal tribunale c’era quindi il presidio indetto in sostegno di Marta, per non lasciarla sola in una situazione così difficile e per denunciare a gran voce i fatti avvenuti.

Nel tentativo di attaccare uno striscione sulla cancellata i notav vennero respinti con violenza da parte delle forze dell’ordine.

E’ in quel frangente che Dana, al microfono stava speakerando dall’altro lato della strada e vedendo ancora una volta la brutalità delle forze dell’ordine, pronunciò una frase del tipo “siete delle bestie” rivolto ai poliziotti che stavano caricando.

Questa è la frase incriminata che secondo la giudice Maria Cristina Tognoni, merita 10 giorni di carcere nella condanna di primo grado emessa ieri, con il reato di oltraggio a pubblico ufficiale.

Ancora una volta Dana viene condannata per aver parlato ad un microfono, dopo essere stata reclusa per aver parlato ad un megafono.

C’è qualcosa di scandaloso in questa vicenda, una vera e propria crociata “ad personam” contro gli appartenenti ad un movimento che non si arrende dopo 30 anni e che evidentemente va sconfitto, colpendoci uno per uno.

La vicenda giudiziaria di Dana invece continua ad essere ancora una volta scandalosa, perché ci chiediamo come sia possibile che debba scontare in carcere condanne gonfiate ad arte, per il solo fatto di aver osato parlare e criticare l’ennesima ingiustizia.

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