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“Ero in piazza a Napoli”. Prime riflessioni

Non volevo scrivere nulla perché su FB si finisce a fare le tifoserie e la situazione – sociale e sanitaria – è complessa e delicata. Però sto leggendo in rete cose inaccettabili e vorrei provare a far capire, anche fuori Napoli, cos’è successo, rispondendo alle domande più comuni.

Cercherò di essere obbiettivo al massimo, poi ognuno si fa le sue opinioni. Abbiate un po’ di pazienza.

  1. CHE È SUCCESSO NELLE ULTIME SETTIMANE?

A Napoli (ma piazze ci sono in diverse città campane) è successa una cosa semplice: sono state introdotte da De Luca misure di chiusura per certe attività commerciali senza prevedere compensazioni economiche. Per cui alcuni commercianti, soprattutto del mondo di bar, ristoranti e pizzerie, da giorni hanno incominciato a muoversi, per cercare di ottenere o che queste misure vengano ritirate, o che vengano dati dei sussidi.

  1. PERCHÉ LA PROTESTA HA PRESO FORME COSÌ FORTI?

Per diversi motivi: innanzitutto in questi mesi sono stati consumati risparmi, la fame è maggiore, l’esasperazione psicologica è cresciuta. All’inizio, quando a Bergamo c’erano le bare ovunque, la malattia spaventava, ora i numeri bassi dell’estate danno l’illusione che il virus sia “una semplice influenza”. Infine a marzo il Governo dava aiuti, ora ha chiarito che non ci sono soldi; De Luca che distribuì fondi a pioggia per farsi rieleggere ora non ha messo nulla sul piatto.

D’altronde che queste categorie di autonomi abbiano negli ultimi anni dimostrato attitudine allo scontro (si pensi ai Forconi) deriva dal fatto che a) sia la fascia sociale che abbia visto più rapidamente decadere il suo status con la crisi (mentre i lavoratori dipendenti sono ormai pressati da decenni, iper-controllati sul posto di lavoro, spesso frenati dai sindacati nell’organizzarsi); b) la sua cultura sia egemone in Italia e in particolare a Napoli, dove esistono ancora molte categorie di autonomi rispetto ad altri paesi europei in cui la dimensione di impresa è più grossa e ci sono in proporzione più lavoratori dipendenti.

  1. PERCHÉ A NAPOLI SUCCEDE STO CASINO E A MILANO NO? C’ENTRA LA CAMORRA O IL FATTO CHE I NAPOLETANI SONO BARBARI?

Ovviamente no. I media nazionali si comportano come i peggiori complottisti: cercano una spiegazione elementare e morale a una dinamica sociale (come se la camorra non fosse quella ad esempio dei Centri d’analisi privati che stanno lucrando su questa situazione, dei grandi costruttori che hanno avuto appalti da De Luca, degli usurai che ora vedranno aumentare il loro potere etc…).

Semplicemente a Napoli l’indebitamento di questa categoria è maggiore, i servizi forniti dalle istituzioni sono molto più scadenti, e quindi minore la fiducia che si prova, le associazioni di categorie e i corpi intermedi molto più deboli, maggiore è la pressione sociale. In ultimo, c’è una maggiore vicinanza e scambio fra sottoproletariato (quelli che vivono ai margini della società, di espedienti, di piccoli circuiti criminali) e piccola borghesia (quelli che possiedono mezzi di produzione autonomi e che possono anche “sfondare”): si passa spesso dall’una o l’altra categoria, mantenendo però quel radicamento sociale e una certa attitudine al conflitto.

  1. HANNO RAGIONE A PROTESTARE?

Certamente sì, chi porta la responsabilità di questa situazione è De Luca. Ovviamente bisogna precisare che quando parliamo di piccola borghesia, dentro c’è di tutto. C’è il commerciante onesto che ha pagato la qualsiasi e non ce la fa a mandare avanti la sua famiglia, e c’è l’imprenditore che incassa 15.000 euro a serata senza fare mezzo contratto ai suoi lavoratori – che piange miseria in tv ma continua a incassare (lo so per certo). C’erano in piazza a fare i capipopolo dei noti evasori fiscali e dei veri sfruttatori. E c’erano però anche i loro lavoratori a nero che si aggrappano a quello che hanno, attività a conduzione familiare, amici del quartiere che fanno una vita di merda…

La maggior parte di loro ha ragione a protestare: De Luca e il Governo in questi otto mesi non hanno fatto nulla per evitare la seconda ondata che si sapeva sarebbe arrivata. Ora arrivano a chiudere – e questo, per i dati che ci forniscono i nostri compagni che lavorano negli ospedali, è ormai scritto – senza però immaginare misure di reddito e assistenza. Condannano così la gente alla fame – e ad essere arruolata dalla camorra…

  1. SÌ, I MOTIVI CI SONO, MA LA VIOLENZA?

In realtà da giorni c’è uno scontro sotterraneo in questa mobilitazione. Chi ha qualcosa da perdere, come i commercianti più grossi o qualche capopopolo che mira a una promozione politica, è contro la violenza e vuole intavolare una trattativa, è disposto ad applaudire la polizia etc.

Segmenti più sottoproletari, invece, che frequentano anche l’ambiente di stadio e che hanno anche una propensione allo scontro organizzato con le forze dell’ordine, hanno più interesse a giocarsi una partita su quel tavolo, per vari motivi, dal puro nichilismo all’acquisizione di prestigio personale o di banda.

Questa differenza oggi è esplosa in piazza, quando i cortei di fatto erano divisi in due e alcuni organizzatori hanno da subito preso le distanze dall’altro spezzone.

Il punto però non è identificare i primi come buoni e i secondi come cattivi (si potrebbe rovesciare il punto di vista e dire: i primi però pensano ai fatti loro e i secondi invece esprimono un malessere complessivo). Secondo me il punto è: violenza a che scopo, organizzata come, verso chi? E’ evidente che quanto successo oggi ha i connotati di una protesta che parla solo al proprio mondo, che parla la lingua della disperazione, e che produce nel resto delle classi popolari un effetto respingente…

  1. SÌ MA C’ERANO I FASCISTI, FORZA NUOVA HA DETTO DI VOLER PARTECIPARE…

Io di fascisti non ne ho visti. Non escludo che qualcuno di simpatie fasciste si sia buttato in mezzo. Ma l’impatto da un punto di vista di contenuti o di piazza è stato zero. Forza Nuova cerca di cavalcare un fenomeno, e ci credo: a Napoli non esistono. Siamo stupidi noi (e i media) se gli diamo visibilità.

Mi preoccuperei più di certi personaggi legati alla destra cittadina, che si pongono come intermediari. Ma comunque anche loro ci fanno poco. Questa non è una vera mobilitazione con luoghi di dibattito, piattaforma di contenuti… è, al momento, e probabilmente lo resterà, un episodio reattivo di fronte a una crisi economica senza precedenti.

  1. SOLITO DERBY: SINISTRA CHIC-LEGALITARIA VS SINISTRA DEI CATTIVI.

Sulle bacheche già è partito il classico confronto fra la sinistra più “rosa”, che stigmatizza la piazza disprezzandone i partecipanti e la sinistra più incazzata che esalta gli scontri mitizzando i soggetti che li fanno. Un confronto che ha anche un po’ stancato, per il semplice motivo che riguarda una nicchia e non produce nulla nella realtà. I primi semplicemente si tagliano fuori la possibilità, prima ancora di agire, di capire la complessità del mondo. Mentre i secondi, pure se hanno il merito di stare nelle cose, si illudono spesso di poter condurre un gioco che per una sua dinamica di classe è incompatibile con i nostri scopi. La verità è che stare in un contesto del genere, che non ha nemmeno momenti di confronto o di organizzazione collettiva, è difficilissimo: o ti metti a fare gli scontri tanto per, o ti metti alla coda del commerciante di turno che ha l’egemonia su quel processo e poi sale a fare l’incontro.

Forse ha più senso, anche nell’ottica di essere interessanti per quei segmenti in via di proletarizzazione, accumulare prima forze nel “nostro” mondo, dimostrare di essere capaci di tutelare i “nostri”, e soprattutto dare a chi non ha interessi “particolari” la direzione di un più vasto movimento popolare.

Napoli per fortuna ci offre anche questo: lavoratori Whirlpool (stamattina eravamo in piazza con loro), lavoratori della sanità in agitazione, genitori in rivolta e insegnanti delle scuole paritarie. Domattina, per dire, saremo in piazza contro le multe ingiuste del Comune, e nel pomeriggio sotto Confindustria con i lavoratori della logistica…

Ma qui siamo già alle valutazioni. E mi ero ripromesso in questo post di non farne.

Scusate la lunghezza, spero sia stato utile.

*Potere al Popolo

 

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7 Commenti


  • Arsenio Stabile

    Caro Prinzi, alcune cose sono vere (la mancanza di sussidi, integrazioni salariali, mancanza di servizi e assistenza sanitaria, ecc..) e giuste da rivendicare di fronte all’epidemia la quale ahimè ha colpito molti e appunto soprattutto chi è meno protetto come reddito, ma questo covid ha anche il “merito” di aver scoperchiato il pendolone dei problemi, lavoratori sottopagati, imprenditori evasori che pretendono sussidi, industriali sciacalli per i quali gli schei sono prima di tutto, prima della vita di ogni lavoratore, incapacità dei dirigenti pubblici e privati, non parliamo poi dei politici, insomma tutto il marcio che per anni lavora sotto sotto e che i politici hanno usato e usano per propri scopi, altro che bene comune o benessere collettivo. Ebbene, non posso accettare che marcino fianco a fianco nella protesta lavoratore dipendente sottopagato ricattato con il commerciante barista evasore e sfruttatore (è nei servizi e nella logistica che avviene il maggior sfruttamento), qualcosa non funziona (vedi movimento QAnon), attenzione allora non prediamo lucciole per lanterne e di di fronte alla salute pubblica. E’ vero De Luca è il personaggio ridicolo e pericoloso che oramai tutti conoscono, ma al momento delle scelte politiche o anche a prescindere da ciò dove è stata tutta questa “popolazione” per grandi e profondi problemi prima accennati? Questa gente ha fatto battaglie prima dell’emergenza covid? Ha fatto battaglie per lo smembramento del sistema sanitario pubblico? O per l’istruzione pubblica? Non mi pare. Questa gente ha davvero a cuore la salute pubblica? Ho miei dubbi. Per quanto è successo soprattutto con la seconda ondata dell’epidemia nessun governo è difendibile ne centrale ne locale (e a tal proposito quanti si sono interessati ai disastri provocati dall’assetto territoriale basato sulle autonomie regionali differenziate? Un tema che pochi trattano) ma non è difendibili neanche chi ora scopre la protesta e dimenticando dell’emergenza sanitaria in corso, quanto sono credibili questi signori?


  • Antonio Maestri

    Arsenio, tu che chiedi agli altri, quando a proposito dei problemi della privatizzazione e il neoliberismo si sviluppavano, dov’erano, ma tu dov’eri…. Questo è la possibile reazione ad un risultato delle politiche “della globalizzazione” che snaturano la socialità e la vivibilità delle persone…


  • GIANFRANCO LACCONE

    La rivolta che si manifesta nel Paese in forme spontanee contro le chiusure da covid19, è facilmente manipolabile dalle forze reazionarie, le uniche organizzate e dotate di una strategia da contrapporre a quella del governo, come avvenne nella rivolta di Reggio Calabria nel 1970.
    Così è nella vita senza una credibile organizzazione…. Mi ricorda un po’ la voglia di libertà nella lotta d’indipendenza dei Simba del Congo negli anni sessanta.
    I ribelli Simba, avevano un’età generalmente compresa tra i 12 e i 20 anni[4], inizialmente privi di armi da fuoco ma convinti dai propri sciamani di essere magicamente protetti grazie a complessi rituali, assaltavano le truppe regolari congolesi sotto gli effetti di alcool e droghe. Le antiche credenze che facevano presa sulle fasce più giovani della popolazione, avevano effetti anche sul morale dell’esercito di Léopoldville, con i soldati che spesso fuggivano senza combattere. Le armi da fuoco a disposizione dei ribelli erano poche, spesso le cariche erano condotte utilizzando lance e frecce avvelenate. Ma la forza dei Simba risiedeva nella assoluta fede nella magia e nei rituali tribali; gli sciamani iniziavano i guerrieri creando dei tagli nei quali veniva inserita una polvere di pelle di leone; un amuleto li avrebbe poi resi invulnerabili alle armi del nemico: affinché i rituali potessero funzionare, il Simba non poteva lavarsi, pettinarsi o tagliarsi i capelli, stringere la mano ai non-simba[5]. I Simba scendevano in battaglia sotto gli effetti allucinogeni del qāt e si lanciavano sul nemico urlando parole magiche grazie alle quali le pallottole degli avversari si sarebbero trasformate in acqua.
    Coloro che si ribellano ai provvedimenti del governo in quel modo e senza precauzioni (anche la mascherina senza ulteriori precauzioni fa poco) ricordano sul modo di lottare. Destinato alla sconfitta anche se gli obiettivi sono corretti e non solo per la soverchiante forza anche culturale di coloro che sono al potere, ma soprattutto per la mancanza di organizzazione e strategia.


  • comunardo

    E contro chi vuoi che venga esercitata la violenza se non contro la polizia? Devo anche spiegare il perchè? Ah meno male va’. La Bastiglia secondo voi chi la assaltò? I fighetti intellettuali borghesi,o la presunta feccia, la plebe. Un tizio di cui non faccio il nome ebbe a dire: “i rivoluzionari sono gente pia. La rivoluzione, NO!” Solo chi non ha niente da perdere si rivolterà, vedi le rivolte di marzo nelle carceri. E’ tutto…


  • Arsenio Stabile

    caro Antonio, mi dispiace per te, io già negli anni settanta ero a manifestare insieme al movimento operaio … prima del grande riflusso o meglio delle “restaurazione capitalista” o meglio si manifestava e si protestava allora proprio perché dopo le conquiste operaie si intravedeva quello che il capitale stava per fare e infatti si è visto lungo il trentennio successivo con il neoliberismo (versione “aggiornata” del liberismo e del monetarismo) o con la cd “grande moderazione” culminata poi con la crisi del 2008, appunto “la grande moderazione” quando hanno “sedotto” tutta la sinistra europea e anche i sindacati con il mito dell’Europa mentre ai lavoratori dipendenti (vecchia classe operaia oramai non più “classe”) hanno raccontato che “non c’era più trippa per gatti”, niente più welfare, niente diritti e salari sempre più bassi … ti sei rivolto al soggetto sbagliato …probabile che tu non eri neanche nato quando io ho iniziato a fare politica …


    • Francesco Piccion

      Per tutti i partecipanti a questi commenti: la domanda “tu dove eri” è stupida… E spinge all’ancora più stupida esibizione delle biografie individuali invece che verso la soluzione del problema collettivo.


  • Ramones

    Articolo molto condivisibile (non a caso sono un fan di potere al popolo della prima ora). Ho però una domanda che mi viene dalla frequentazione in gioventù dei centri sociali (anche se ci andavo prevalentemente perché ci facevano i concerti punk). Insurgencia, secondo me, a differenza degli altri centri sociali, si comporta in un modo incomprensibile (sono violenti come atteggiamenti, ma sono dentro alle istituzioni con ruoli politici chiari, addirittura un assessorato, dati da quel pagliaccio di de magistris) in pratica fanno le anime belle per strada contro il sistema e contro le guardie e i poltronisti a palazzo san Giacomo…. Sono un po’ i 5 stelle dei centri sociali. Qualcuno più aggiornato di me sa dirmi come inquadrare questa svolta assurda di un centro sociale che un tempo era coerentemente sulle barricate senza poltrone attaccate alle chiappe? Grazie mille e un caro saluto a tutti.

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