Menu

Torino in piazza- Tu ci chiudi, tu ci paghi

Sabato in piazza castello si è svolta una manifestazione partecipata e sostenuta da numerose realtà cittadine, da Potere al Popolo ai sindacati di base come l’USB, dalle organizzazioni giovanili come Noi Restiamo ed OSA fino ai centri sociali di Askatasuna e Gabrio.

Una piazza che si è imposta nonostante le limitazioni negli spostamenti previsti dal nuovo dpcm nelle zone rosse e che ha visto uno sproporzionato dispositivo repressivo: camionette lungo tutto il perimetro della piazza; ogni strada di accesso è stata presidiata e in molti sono dovuti passare per i controlli della Digos prima di entrarci. Per un cittadino comune, non abituato cioè a scontrarsi con un così alto livello repressivo, era quindi quasi impossibile avvicinarsi e solo i più determinati hanno preso parte alla protesta. 

Molti i giovani presenti che con un evocativo striscione hanno palesato a tutti che per il governo e gli apparati orientati a costruire l’opinione pubblica vale più una vetrina di Gucci di una generazione senza alcuna prospettiva, lasciata nell’abisso delle periferie dove per sopravvivere bisogna arrangiarsi con ogni mezzo.

Studenti per nulla contenti di ritornare alla didattica a distanza e che dimostrano un senso di responsabilità fuori dal comune, vogliono tornare a scuola ma in sicurezza senza il fardello psicologico di rischiare di far ammalare i propri cari o di causare il licenziamento dei propri fratelli.

Giovani stretti in quel mondo del lavoro fatto di contratti precari e di nero che di fronte a un tampone positivo si vedono svanire anche la più piccola speranza di costruirsi una vita degna. 

Le parole d’ordine sono le stesse che muovono le piazze italiane da quando a Napoli si è palesata l’insofferenza sociale, la rabbia e la voglia di battersi per non dover scegliere se morire di fame o morire di Covid.

A Torino, sull’onda napoletana, c’è già stata un’altra mobilitazione, tuttavia una parte di questa si è attestata su rivendicazioni corporative legate agli interessi dei grandi ristoratori che non hanno alcuna intenzione di produrre spaccature nella giunta regionale di destra guidata da Cirio.

Il merito della piazza di ieri sta nel fatto che ha dato voce a quei settori popolari che più di ogni altro soffrono per le condizioni sanitarie ed economiche a cui siamo sottoposti in una città fortemente meridionalizzata, dove ospedali e fabbriche chiudono e anche i tecnici specializzati perdono il lavoro.

Una trasformazione imposta con la violenza delle scellerate politiche di PD e M5S che hanno governato e che ancora governano le istituzioni cittadine con il solo obiettivo di favorire i grandi gruppi e di svendere interi quartieri agli interessi di palazzinari e di multinazionali come The Student Hotel.

Se qualcuno si chiede perchè la rabbia esplode allora è alla violenza dei Chiamparino di turno e dell’Appendino che deve guardare. 

Tanti erano i fazzoletti NoTav portati al collo con la consapevolezza di chi assiste alla devastazione della valle di Susa mentre, in quella stessa valle, all’ospedale di Rivoli i pazienti sono stipati nei corridoi: un’ulteriore violenza – insopportabile – che il partito trasversale degli affari sta operando sulla popolazione e sulla natura.

La protesta ha chiesto un vero lockdown – difatti in Piemonte le fabbriche, i magazzini, le scuole parcheggio e molte altre attività restano aperte mentre i contagi corrono – ma accompagnato da tamponi di massa, adeguamento rapido delle strutture sanitarie, delle scuole e delle università, dei trasporti mai stati adeguati e che ora non lo sono a maggior ragione.

Soprattutto è uscita forte e chiara la richiesta del reddito universale, non si può chiudere la gente in casa e sperare che sopravviva senza reddito e senza salario, in molti dicono che i soldi ci sono e Noi Restiamo fa anche i nomi di chi durante questa pandemia si è arricchito, come Jeff Bezos il proprietario di Amazon che ancora condanna a lavorare con ritmi umanamente insostenibili i lavoratori dei magazzini ai margini della metropoli.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

1 Commento


  • pd

    Tu ci chiudi tu ci paghi?
    Tu ci chiudi i ricchi pagano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *