Menu

I medici hanno ragione lockdown subito

L’ordine dei medici ha chiesto il lockdown subito in tutto il paese, perché il sistema sanitario non tiene più. Visto che la richiesta viene da chi è davvero in prima linea di fronte alla pandemia, bisogna realizzarla ora.

Certo il lockdown è una sconfitta del sistema Italia, che probabilmente avrebbe potuto evitarlo se avesse agito con una vera prevenzione.

Ma dagli idioti terrapiattisti che hanno sparso fakenews, ai luminari che hanno dichiarata morta la malattia quando si stava preparando la nuova ondata, ai governanti di stato e regioni che non hanno adeguato sanità, trasporti, organizzazione sociale; al mondo delle imprese che al di là delle chiacchiere ha messo l’economia davanti alla salute, a uno spirito liberista e menefreghista diffuso e devastante, ben rappresentato dal non c’è più il coviddi di questa estate, tante sono le cause di questo fallimento, ma ora il fallimento c’è.

Se non si vuole che la strage quotidiana a cui ci stiamo abituando divenga colossale, bisogna fermarsi. Non c’è altra via e non perché altri vie non ci siano e non siano state praticate altrove, ma perché non c’è più qui in Italia. Nelle piazze di questi giorni c’era chi gridava “libertà e lavoro”.

È uno slogan sbagliato, perché ignora la gravità della malattia, e perché bisogna finirla con la barbarie di considerare meno gravi i morti, se questi sono persone non indispensabili per lo sforzo produttivo, come ha detto un cialtrone che governa una intera regione.

Salute e reddito per tutti, questo hanno chiesto altre piazze e questo è giusto ora rivendicare. Bisogna curare, bisogna chiudere e bisogna garantire reddito a chi non ce l’ha, senza remore e rallentamenti.

I soldi ci sono e se mancano, allora lì si prenda al il 10% più ricco del paese, che possiede quanto il 60% più povero.

Ora bisogna chiudere per vivere, poi faremo i conti su come si deve vivere.

Anzi cominciamo a farli ora.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *