Pubblichiamo di seguito la video conferenza stampa organizzata, sabato 21 novembre, per dare voce a Federico Di Giacomo, uno dei 9 indagati per i fatti accaduti durante la manifestazione di protesta del 23 Ottobre a Napoli.
La manifestazione in questione – che alcune testate giornalistiche locali e nazionali avevano definito “manifestazione contro il coprifuoco” – ricordiamo, fu un moto di protesta spontaneo da parte di settori popolari giustamente molto arrabbiati, quali piccoli commercianti, precari, partite iva, ambulanti e lavoratori “autonomi” a seguito della dichiarazione di un imminente lockdown in Campania fatta dal Presidente della Regione De Luca, attraverso l’ormai consueta diretta Facebook settimanale.
C’è da dire che già in quei giorni, alcuni territori della provincia di Napoli e Caserta erano stati teatro di proteste accese sempre da parte di queste categorie sociali, perché colpite da precedenti ordinanze specifiche miranti ad arginare focolai di infezione Covid, le quali, però, non contemplavano compensazioni economiche adeguate per chi pativa tali drastiche misure sanitarie.
La stessa cosa, si prospettava, su scala regionale, con l’ordinanza perentoria annunciata dallo “sceriffo” De Luca.
Il 23 ottobre è avvenuto un fatto importante che non va sottovaluto. Di fronte ad una gestione criminale della pandemia da SARS Cov 2, che segue la logica unilaterale della Confindustria, dell’alta finanza e dei banchieri attenti solo ai profitti e alle rendite, fregandosene della salute delle classi popolari; avendo con i loro governi architettato da decenni lo smantellamento della sistema sanitario pubblico, la vera causa della diffusione del Covid 19 che sta mietendo migliaia di vittime appartenenti, guarda caso, per gran parte alle classi popolari, c’è stata una reazione di insubordinazione sociale come quella di cui stiamo parlando.
Tale sussulto sociale poteva essere contagioso (es. quanto è accaduto dopo il 23 ottobre a Torino e Firenze, etc.) e pertanto da parte dello Stato andava governato con la repressione, pena il suo possibile dilagare.
E allora è questo il senso delle denunce e delle perquisizioni che si sono avute il 17 novembre scorso a carico di 9 soggetti identificati per essere stati tra i manifestanti del 23 ottobre. Ovviamente a sostenere questa operazione di magistratura e polizia, come un classico, ha dato il suo particolare apporto la stampa mainstream.
I media hanno svolto il loro compito di specialisti in mistificazione della realtà, dovendo necessariamente camuffare il moto popolare duro come un’operazione della “criminalità organizzata”, come “opera della camorra” che va bene per tutte le stagioni.
Non sia mai detto che la reazione, anche violenta, di fronte ai soprusi istituzionali, sia effettivamente opera di un popolo che non regge più alle condizioni economiche e sociali sempre peggiori in cui viene spinto dalla crisi del sistema capitalista che si è aggravato con la pandemia.
E per rendere “verosimile”, e poi “verità”, la falsificazione dei fatti, ecco mobilitato nientemeno che lo speciale “pool antimafia” appositamente costituito dal procuratore di Napoli Giovanni Melillo, e composto dai sostituti procuratori Celeste Carrano, Luciano D’Angelo, Danilo De Simone, e Antonello Ardituro.
Un pool di magistrati, o comunque una Procura, scandalosamente immobile nei riguardi delle palesi violazioni del diritto alla salute in Campania a causa dell’articolato sistema affaristico e speculativo sottostante alla gestione di questo importante servizio pubblico.
A questo punto è importante offrire la solidarietà a Federico e agli altri indagati per demistificare la narrazione tossica e razzista della mala/informazione al servizio dei poteri forti regionali e nazionali.
Di seguito il link con la Conferenza Stampa integrale e le dichiarazioni di Federico Di Giacomo:
https://www.youtube.com/watch?v=az8Sm5khkXM&feature=emb_logo
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