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L’Onu condanna il neonazismo. Usa e Unione Europea no. Perchè la cosa non ci sorprende?

Il 18 novembre scorso, all’Onu è stata approvata la Risoluzione “Combattere la glorificazione del nazismo, neonazismo e altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le contemporanee forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza”.

La Risoluzione esprime “profonda preoccupazione per la glorificazione, in qualsiasi forma, del nazismo, del neonazismo e degli ex membri delle Waffen-SS”. Un fenomeno questo, molto diffuso nei paesi dell’Europa dell’Est, alcuni dei quali aderenti all’Unione Europea e alla Nato ed altri, come l’Ucraina, che vorrebbero fare altrettanto.

Il documento approvato dall’Onu lancia inoltre l’allarme per la diffusione di movimenti neonazisti, razzisti e xenofobi in molte parti del mondo. Sottolinea quindi che “il neonazismo è qualcosa di più della glorificazione di un movimento del passato: è un fenomeno contemporaneo”. Secondo la Risoluzione i movimenti neonazisti e altri analoghi “alimentano le attuali forme di razzismo, discriminazione razziale, antisemitismo, islamofobia, cristianofobia e relativa intolleranza”.

La Risoluzione fa quindi appello gli Stati aderenti alle Nazioni Unite a prendere misure per contrastare il fenomeno.

Ma quando si è trattato di votare la risoluzione, si sono palesate posizioni che dovrebbero far drizzare i capelli in testa – ma dubitiamo che questo accadrà – a tanti europeisti ed euroatlantici. La Risoluzione, è stata infatti approvata con 122 voti a favore, tra cui quelli di due membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Russia e Cina. Solo due Stati membri delle Nazioni Unite hanno invece votato contro: Stati uniti (membro permanente del Consiglio di Sicurezza) e Ucraina.

Ma gli altri 29 membri della Nato, tra cui l’Italia, si sono astenuti e la stessa cosa hanno fatto i 27 paesi membri dell’Unione europea, 21 dei quali appartengono anche alla Nato.

Appare evidente come gli stati aderenti alla Nato abbiano boicottato la Risoluzione che, pur senza nominarla, chiama in causa anzitutto l’Ucraina e le Repubbliche Baltiche (Estonia, Lituania, Lettonia).

Ma forse qualche fischio alle orecchie è arrivato anche ad altri paesi come la Germania dove sono stati scoperti – ma in questo caso colpiti – gruppi organizzati di neonazisti nell’esercito, la polizia, le forze speciali. Negli Usa poi l’amministrazione Trump uscente ha sempre coccolato e sdoganato i gruppi suprematisti che da sempre confinano con quelli neonazisti.

L’Ucraina è una pedina della Nato che non disdegna affatto di sostenere i gruppi neonazisti. Le Repubbliche Baltiche sono ormai l’avamposto della Nato contro la Russia e sono i paesi dove i rigurgiti neonazisti e antirussi crescono impuniti di giorno in giorno.

Secondo Manlio Dinucci “Vi sono ampie prove che squadre neonaziste sono state addestrate e impiegate, sotto regia Usa/Nato, nel putsch di piazza Maidan nel 2014 e nell’attacco ai russi di Ucraina per provocare, con il distacco della Crimea e il suo ritorno alla Russia, un nuovo confronto in Europa analogo a quello della guerra fredda. Emblematico il ruolo del battaglione Azov, fondato nel 2014 da Andriy Biletsky, il «Führer bianco» sostenitore della «purezza razziale della nazione ucraina, che non deve mischiarsi a razze inferiori”. Non solo.“Il reggimento Azov è addestrato da istruttori Usa, trasferiti da Vicenza in Ucraina, affiancati da altri della Nato”, scrive Dinucci su Il manifesto.

Emerge dunque con tutta la sua indecenza come l’equiparazione tra nazismo e comunismo contenuta nella risoluzione del Parlamento Europeo approvata a settembre dell’anno scorso, in realtà contenga all’interno una ulteriore torsione: il nemico della Ue e della Nato è solo il comunismo. Il nazismo è stato e continua ad essere “il nostro figlio di puttana” contro i comunisti.

Le classi dominanti in Europa e negli Stati Uniti avevano ragionato così negli anni Trenta. Anche oggi, nonostante le tragedie, la guerra e la storia, continuano a vederla in questo modo ed ormai hanno perso ogni freno inibitorio residuo dagli assetti costituzionali del dopoguerra. Perchè la cosa non ci soprende?

 

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