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Parlate dei 993 morti! E’ una strage di Pil

993 morti. Ieri abbiamo raggiunto il massimo di vittime da quando in Italia c’è il Covid. I cialtroni che blateravano di un “virus morto”, o di una seconda ondata meno grave della prima, vedono ora la loro sciocchezza, per la quale mai si sono scusati, sommersa da una montagna di bare.

Tra breve in Italia raggiungeremo e supereremo i 60.000 decessi, cioè un abitante ogni 1.000 ucciso dalla pandemia. Se in Cina avessero avuto la stessa percentuale di deceduti, oggi avrebbero quasi un milione e mezzo di vittime, invece i morti di Covid in quel paese sono un quarto di quelli della sola Lombardia.

Quelli che parlano male dei cinesi sulla pandemia e non vedono la strage in casa nostra dovrebbero sparire nella vergogna.

La realtà è che il sistema-Italia è fallito di fronte al Covid, non solo per la distruzione della sanità pubblica e per tutta la devastazione sociale e anche ambientale che ci ha resi più vulnerabili al virus. La verità è che anche la gestione della cosiddetta emergenza ha alimentato il massacro.

Dopo la scelta primaverile, in ritardo e mai davvero completa, del lockdown nazionale, che pure aveva ridotto ma mai azzerato il contagio, ha vinto il partito del PIL. Q

uesto partito, guidato da Confindustria e da tutto il mondo degli affari e che con varie anime e tendenze occupa il 99% del Parlamento, ha deciso di agire secondo lo slogan “convivere con il virus”.

Questo ha voluto dire sdrammatizzare la realtà della malattia, al di là delle raccomandazioni di principio sul mascherine e distanziamento. E soprattutto ha affermato il concetto di vittime accettabili.

A questo punto io non credo più che chi governa lo stato e le regioni sia semplicemente incapace. Io credo che abbia scelto. Se si chiude tutto, i morti sono pochi; se si chiude parzialmente, sono tanti; se si apre tutto, è una strage. Questo oramai lo sappiamo tutti, anche chi governa.

Ecco: io sono sicuro che una certa quota di morti al giorno sia stata messa in conto, non come effetto della malattia, ma come danno collaterale inevitabile per le scelte compiute dal partito del PIL.

Pochi giorni fa il Corriere della Sera spiegava che la linea del lockdown leggero, applicata per prima da Israele, si stava dimostrando vincente perché le vittime erano meno che nella prima ondata.

FALSO. Se consideriamo che in nove mesi tutto il sistema sanitario ha imparato a curare meglio i contagiati, i morti di oggi pesano ancora di più di quelli di marzo e aprile. E ora sono anche di più.

Ecco la verità tremenda, allora. Tutti i governanti, non solo quelli italiani, ma anche quelli europei, hanno deciso di farci convivere con il virus. Quando il primo ministro britannico Johnson aveva parlato di abituarsi al morbo e alla perdita dei propri cari si è diffuso lo scandalo.

Ma poi, mentre il governo britannico cambiava linea e chiudeva, tutti i governi del continente nella pratica hanno realizzato ciò che Johnson aveva annunciato.

Il nucleo centrale dell’economia ha continuato a funzionare normalmente, le chiusure hanno riguardato solo la parte più piccola del terziario, lo spettacolo e la scuola. Alcuni settori commerciali e tutto ciò che vuol dire cultura sono stati sacrificati per permettere a tutto il resto di andare avanti.

E il risultato economico in effetti c’è stato: le previsioni di metà anno davano una caduta del PIL di più del 10%, ora le stesse previsioni annunciano un meno 8%. Questo 2% di recupero di PIL ci è costato già 20.000 morti in più.

Si sarebbe potuto fare diversamente? Sì, ci sarebbero voluti blocchi totali, anche delle fabbriche, per periodi limitati di tempo e di territorio; e nel frattempo organizzare il tamponamento e il tracciamento di tutto il contagio.

Si sarebbe potuto fermare subito la Lombardia e le grandi città, quando ad ottobre si potevano ancora individuare i focolai. E ancora oggi si potrebbero usare le festività di Natale per bloccare davvero per quindici giorni tutto il paese e fermare drasticamente il contagio.

E poi si sarebbero dovuti assumere a tempo indeterminato medici infermieri insegnanti bidelli operatori sanitari e sociali autisti di autobus e tutte le persone necessarie ad affrontare la crisi pandemica. E garantire un reddito sicuro a tutti i colpiti dalla crisi economica, magari finanziandolo con tasse sui ricchi.

Insomma: si sarebbe potuto salvare vite e gestire con giustizia la crisi economica. Invece ha deciso tutto il partito del PIL, che metteva nel conto un certo numero di morti; magari persone non indispensabili, come ha detto un presidente di regione.

Poi non tutti i conti, neanche quelli più truci, finiscono per tornare e sicuramente la strage attuale è superiore al previsto e i suoi costi li pagherà anche l’economia. Resta il fatto però che convivere con il virus vuol dire in realtà convivere con la strage e questa è stata un scelta, non un “effetto naturale” della malattia.

C’è un danno per la nostra società che nel tempo sarà persino superiore a quello delle tante perdite umane: il danno al sentire comune, alla fraternità, alla umanità di un paese che nasconde un strage immane alla propria coscienza.

60.000 morti, un’intera città scomparsa, ma non c’è nel paese un vero lutto. E non parlo solo dei mascalzoni che ancora oggi si preoccupano più delle piste di sci invece che di chi, a Natale, non è arrivato; e neppure solo degli idioti presuntuosi e dei fascisti che ancora rivendicano libero contagio in liberi affari.

No, parlo dell’opinione pubblica e del palazzo “normali”, di coloro che dicono di stare attenti e poi non sanno dire nulla sui morti.

Ieri sera, nella conferenza stampa, Conte non ha detto una sola parola sulle 993 vittime di giornata; ha offerto sconti e promesso vaccini e noi, sotto la mascherina, lo abbiamo immaginato quasi sorridente.

Del resto che senso ha parlare di morti, non è forse una guerra? No, non è una guerra; è una malattia che in uno dei paesi più ricchi ha fatto una strage gigantesca, una delle più gravi al mondo.

Rimuovere questa strage significa accettarla e giustificarla e perciò essere disposti a subirne ancora e di peggiori.

Ecco, questa assuefazione al massacro nel nome del PIL è il danno più grave che guasterà la nostra società fino a che non sapremo riscattarcene. Nel frattempo a chi tace o parla d’altro bisogna gridare: maledetto, parla dei morti!

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1 Commento


  • Patrizio

    Non so da dove siano arrivati I contagi. Forse dai mezzi pubblici pieni?
    In troppi hanno detto scuole sicure, un grosso errore non c’e’ nulla di sicuro.
    In tutti I provvedimenti scuola nessuno ha detto: non facciamo nuove aule per I distanziamenti, ci saranno problemi per le famiglie ma iniziamo meta’ a scuola e meta’ a casa connessi con la scuola dove c’e’ possibilita’. Si sarebbero risolti I distanziamenti a scuola e sui trasporti. Tante spese per la scuola e poi chiuderle. Ora si parla che la scuola inizia il 7 gennaip 2021 al 75 % . Non sono troppi soprattutto per I trasporti, perche’ non iniziare con piu’ cautela al 50%? ??

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