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Lombardia: mancano i vaccini? Colpa dei giudici!

Finalmente il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha smesso di raccontare che in Regione tutto funziona perfettamente. Infatti, alla fine, ha dovuto ammettere che in Lombardia vaccini antinfluenzali non ce ne sono, in un momento in cui sarebbero indispensabili per aiutare i medici a dipanare la matassa di un’epidemia che in Regione è ormai, da mesi, una strage che non accenna a placarsi.

Il motivo per cui i vaccini non si trovano, però, secondo Fontana, non sta nelle inadempienze evidenti della giunta: la colpa sarebbe della Magistratura. Almeno questo si evince da una bizzarra lettera che Fontana ha fatto spedire dagli avvocati della Regione ad alcuni magistrati, scegliendo proprio quelli che stanno indagando sul caso dei camici comperati dalla ditta del cognato e della moglie.

La fantasiosa tesi di Fontana è che, essendo ormai impossibile per Aria – la centrale acquisti della regione, un vero pasticcio di clientele leghiste – procurarsi i vaccini con le consuete procedure di gara pubblica, è necessario acquistarli con una trattativa privata diretta, ma i funzionari di tale agenzia non lo farebbero per paura di denunce.

In pratica, Fontana dice che la sua amministrazione non è capace di amministrare secondo la legislazione esistente, ma soltanto in modi in varia misura illegali o sul confine della legalità.

Una tesi che potrebbe far ridere se non ci fossero di mezzo decine di migliaia di vite. In effetti, il goffo tentativo di Fontana di far ricadere sulla Magistratura la colpa della mancanza dei vaccini sembra un modo di colpevolizzare i magistrati che lo hanno incriminato proprio a seguito di una trattativa privata, che però ha destato sospetti per le sue modalità e per i suoi contraenti (familiari del presidente che prima vendettero a caro prezzo camici e calzari, poi, scoperti con le dita nella marmellata, finsero di “regalarli”).

Sembra che a Fontana sfugga che la questione dei vaccini si trascina dalla scorsa primavera e che la Regione non è riuscita a procurarseli in ben tredici successive gare pubbliche, all’inizio perché offriva condizioni troppo poco remunerative e in seguito perché ne offriva di anche troppo buone, ma ormai troppo tardi. Se si è dovuti arrivare alla trattativa privata – il cui esito positivo è tutt’altro che scontato – è per le incapacità della Regione.

Restano sempre aperti gli interrogativi sulla competenza dei dirigenti di Aria che avevano ordinato 150.000 dosi di vaccino in India, attraverso una società di Bolzano che gestisce uno studio dentistico e che non è abilitata all’intermediazione farmaceutica. Nel pasticcio intervenivano anche mediatori turchi e cinesi, ma saltò tutto per l’intervento della Guardia di Finanza, che tra l’altro sospetta la società bolzanina di esser stata costituita proprio e solo per quell’affare con la Lombardia.

Tale incapacità di concludere trattative sembrano confermarsi ora di fronte allo sfumare di una transazione privata con la svizzera Unipharma, che sarebbe all’origine della lettera di Fontana. Si trattava di 350.000 dosi di vaccino, peraltro insufficienti a rispondere alle necessità della sanità regionale.

Nel frattempo Fontana ha dichiarato di non volersi esprimere rispetto all’opportunità che l’assessore Gallera “faccia un passo indietro”. Non vuole entrare in tale discussione perché deve occuparsi solo della “salute dei cittadini lombardi”.

I quali lo solleverebbero volentieri dal gravoso compito, visto come sinora lo ha svolto. E con lui tutta la giunta.

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