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11 marzo 2021: da Francesco Lorusso ad oggi: nessuna soluzione di continuità

Oggi 11 marzo possiamo anche evitare assembramenti, baci e abbracci. Sulle “distanze di sicurezza” c’è molto da dire, ma non è il momento; saremo comunque col cuore e con la mente (ma qualcuno “In presenza”) in via Mascarella – luogo dell’infame omicidio di Francesco Lorusso.

Per singolare coincidenza (ma non è coincidenza fortuita) l’11 marzo è giornata mondiale per la difesa della salute di tutti gli abitanti, umani e no, del pianeta.

Lo slogan del movimento di oggi è “nessun profitto sulla pandemia”: è l’idea che era alla base del mio intervento, una notte in via Avesella a Bologna, attivo di LOTTA CONTINUA; conclusioni di Adriano Sofri, secondo il rituale liturgico di “partito”. Intervento che includeva una proposta politica: nazionalizzazione dell’industria farmaceutica; proposta interna al contrasto, a priori, nei confronti di ogni forma di mercificazione del diritto alla salute!

Una proposta né personale né astratta; eravamo negli anni (credo 1975, devo verificare) in cui il “movimento” della facoltà di medicina (di cui ovviamente Francesco era parte attiva)   – fino ad una certa data “unitario” – era investito dalla attesa messianica propagandata dal Pci della “riforma sanitaria”, che arrivò nel 1978.

Panacea di tutti i mali, secondo la vulgata dei riformisti, vista non certo con sfavore da LOTTA CONTINUA ma, certo, da riempire di elementi più radicali e rivoluzionari di quanto non si intravedesse nelle proposte parlamentari.

E la facoltà di medicina fu fucina di idee: il “movimento” avanzò al cattedratico di Farmacologia – che accolse con favore – la proposta di un corso sugli effetti collaterali dei farmaci; era forte, nel movimento, la percezione della devastante intrusività dell’industria farmaceutica nella vita quotidiana delle persone e dei loro corpi, a causa di una spinta consumistica all’uso di farmaci di cui venivano spesso taciuti gli effetti collaterali.

Nasce forse in quegli anni la definizione – tuttora in auge – di “bugiardino” per indicare il foglietto illustrativo che occultava la verità.

Il circuito infernale che avevamo compreso dovesse essere combattuto era: “il modo di produzione (la fabbrica) e l’ambiente di vita (il territori inquinato) ti fanno ammalare, la malattia, sua volta, diventa occasione di mercato e di nuovo profitto”.

Intuizioni giovanili, nitide e vigorose che portavano alla ribellione nei confronti del “sistema”; l’esperienza dette vita a un libro ed ebbe anche eco nella stampa locale (un “paginone” del quotidiano bolognese Il Domani) diretto da Antonio Ramenghi.

Su questa esperienza riscriveremo, nell’ambito una memoria più ampia, ma va sottolineata oggi la continuità di percezione, idee e programma politico che si concretizza tra l’11 marzo del 1977 e l’11 marzo di oggi; continuità tra la presenza fisica e ideale in via Mascarella e la mobilitazione sullo slogan “nessun profitto sulla pandemia”.

Certo se le nostre idee non si sono affermate – pur essendo socialmente utili ed eticamente inoppugnabili –  è anche demerito nostro che non siamo riusciti, come si diceva, a dar loro le gambe su cui marciare.

Tuttavia siamo ancora vivi (e chi non è più con noi ci raccomanda di “continuare”), soprattutto non rassegnati e pronti ad una nuova stagione di lotte.

Francesco è vivo e lotta insieme a noi, LE NOSTRE IDEE NON MORIRANNO MAI: equità, giustizia sociale, ambiente salubre, libertà.

La campagna “nessun profitto sulla pandemia” andrà avanti oltre l’11 marzo; prevediamo ulteriori nostri “contributi” sul “profilo” e sulla storia delle industrie produttrici di vaccini (non che ci aspettassimo che fossero società filantropiche…).

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