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AstraZeneca, il flop che affloscia il piano vaccinale

Bloccate per tre giorni, “in via del tutto precauzionale”, le vaccinazioni con il prodotto AstraZeneca. Vanno avanti quelle con Pfizer (parecchie dosi) e Moderna (pochissime), in attesa che presto l’Ema – Agenzia europea del farmaco – autorizzi lo Sputnik russo e altri prodotti ormai in dirittura d’arrivo (il tedesco Curevac, lo statunitense Novavax, un paio di quelli cinesi).

Johnson&Johnson è già approvato, dovrebbe cominciare ad arrivare tra un mese, ma anche questa multinazionale ha annunciato una riduzione nelle forniture previste nel contratto. Si vede che hanno trovato chi paga di più…

La decisione è stata presa praticamente da tutta l’Unione Europea, da giorni sotto pressione per il ripetersi di casi con “controindicazioni” gravi, soprattutto trombosi, fino alla morte di alcune persone subito dopo la vaccinazione. “Correlazione temporale” che non implica una correlazione pratica, ma certamente non induce alla fiducia…

Ieri hanno fermato tutto Germania, Italia, Francia e Spagna. Ma nei giorni precedenti avevano fatto altrettanto molti piccoli paesi (i baltici, Danimarca, Islanda, Norvegia, ecc). Troppi casi e troppo diversi tra loro per derubricare il tutto a generico “allarmismo”.

Sgombriamo subito il campo dalle scemenze. Un virus si combatte davvero soltanto con i vaccini (le misure di sicurezza, anche applicate seriamente come in Cina e altrove, possono contenere il pericolo, non eliminarlo).

Ed è altrettanto ovvio che, come tutti i farmaci, abbiano anch’essi delle “controindicazioni” ma che – nel complesso – i vantaggi sono straordinariamente superiori ai pericoli (detta con brutale cinismo: se anche si dovessero registrare 100 morti in seguito a somministrazione di vaccino, questi sono infinitamente meno degli oltre 100.000 che abbiamo già avuto in questo solo Paese).

Ma ogni vaccino è diverso dall’altro per principio attivo, metodo di conservazione, modalità di fabbricazione (e stabilimento di produzione, visto che si tratta sempre di multinazionali) e “infialamento” (per qualche imperscrutabile ragione alcuni vaccini vengono prodotti in un luogo, ma le fialette vengono riempite in un altro).

Dunque si possono sempre verificare problemi in qualche punto della catena produttiva e distributiva. E un certo prodotto vaccinale che dà luogo a numerosi casi problematici va verificato a fondo, prima di dire a chi dovrà farselo iniettare lo scontato “stai sereno”.

Anche perché Big Pharma ha una lunga storia di truffe, intossicazioni, nascite abnormi, avvelenamenti, tossicodipendenze indotte, ecc. E dunque la diffidenza di massa ha avuto parecchie decine di occasioni per consolidarsi.

Il problema è che questo stop, anche se breve, avrà conseguenze sul già non molto brillante “piano vaccinale” di tutta Europa, visto che la maggior parte delle dosi “previste” nei contratti erano proprio di provenienze AstraZeneca, vista la facilità di conservazione rispetto ai molto più impegnativi, logisticamente, Pfizer e Moderna.

Questo costringe tutti i governi continentali, e soprattutto il nostro, più incline della media a promettere molto e fare poco, ad agire molto sulla “comunicazione” mentre l’apparato logistico di distribuzione – descritto ora come “formidabile” perché militarizzato e con un generale al comando – è fermo in attesa di qualcosa da distribuire.

La questione, a volerla dire tutta seriamente, non nasce dalle “inefficienze del pubblico”, e tantomeno dalle “incertezze della scienza”, ma dalla “carognaggine del privato” (le multinazionali, in questo caso del farmaco) e dall’asservimento dell’Unione Europea – e dunque di tutti i Paesi membri – agli interessi di un pugno di aziende che fanno il bello e il cattivo tempo con la salute di miliardi di persone.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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11 Commenti


  • Ernesto

    Piantala !


    • Redazione Roma

      ?????


  • FABIO

    …Sarebbe a dire?


  • Achille Pontecchi

    Scientificamente parlando un virus non si debella con i vaccini. Anzi … es.: sindrome aviaria di Marek.
    I virus tendono epidemiologicamente ad integrarsi nella popolazione ospite. Alcuni Si integrano persino nel DNA.
    Ma a quanto pare qui non ammettete repliche alla linea; non è una bella cosa questa assenza di dialettica informativa.

    Cordialità.


    • Redazione Contropiano

      Quindi sei uno di quelli che teorizza “lasciate che i virus vengano a noi”, facendo quel vogliono (alcuni niente di grave, altri strage).
      Complimenti per l’intelligenza scientifica…


  • Fabio

    Una volta ho visto il film “generazione Proteus” tra l’altro abbastanza scadente; nel dialogo compare una frase del cervello centrale che dice che se per la sua sopravvivenza e per l’evoluzione della specie avrebbe dovuto uccidere un milione di bambini non avrebbe atteso un istante. Io ho pensato subito che era un tipo di morale tipicamente americano. Parafrasando, meglio licenziare 100 operai per salvarne 100000 come sosteneva Lama.
    In effetti dal dire che non bisogna vaccinarsi a fare affermazioni del genere ce ne corre.
    Nessuno mi sembra sia negazionista. La realtà dei fatti è proprio che questi vaccini non sono tutti uguali.
    Come mai la Cina prima aveva risolto e adesso ha solo circoscritto il problema? cosa è cambiato? .


    • Redazione Contropiano

      Per quanto riguarda la Cina non è cambiato nulla. Hanno risolto il problema nel modo che abbiamo tutti visto, ma questo non significa essere “invulnerabili” al virus, in un mondo “globalizzato”, con merci e soprattutto persone che arrivano e partono.
      Per quanto riguarda i vaccini, crediamo di essere stati chiarissimi: le epidemie di massa si combattono con vaccini efficaci e con meno controindicazioni possibile (nessuna controindicazione è impossibile, persino per l’aspirina).
      Dunque i vaccini non sono tutti uguali (neanche in base al principio di funzionamento), ma non saremo né noi né altri – privi delle competenze specifiche e impossibilitati a “guardare dentro” ogni singolo vaccino – a poter stabilire quale sia il migliore e quale useremmo se fossimo noi al governo. Almeno fino a quando non governeremo.
      Infine, non vediamo cosa c’entri il cervellone del film con quanto sta accadendo…


  • Achille Pontecchi

    Gentile redattore, mi spiace per la dovuta tautologia, ma io sono io e non so chi siano “quelli” e neppure conosco lei, ma la ringrazio comunque dei suoi sinceri complimenti. Le piaccia oppure no, è un fatto che i virus non solo vengono a noi, ma vivono con noi e, per diversi casi, viviamo anche grazie ad essi e a vari batteri “buoni” che colonizzano il nostro bioma intestinale. E’ un fatto che la biosfera è un “minestrone” di entità biotiche, come i virus, e di esseri unicellulari e pluricellulari. Come lei saprà, da buon comunista, le relazioni fra esseri viventi, dette simbiosi, possono essere di tipo mutualistico o parassitario. La letalità dell’ospite è dovuta a peculiari sbilanciamenti parassitari di questo rapporto: abbiamo organismi sempre e solo letali e organismi che mutano nel tempo questo rapporto, in un senso o nell’altro. Gli organismi, ciascuno determinato dal proprio genoma, sono soggetti a un processo evolutivo dettato dalla interazione con i fattori ambientali, questo è un fatto che fu appurato già dal sig. Darwin, che anche lei conosce. L’ambiente di un virus è il suo ospite, le cellule del suo ospite, specificamente le sequenze geniche (dna o rna) del suo ospite a cui si aggancia per replicarsi. Quando si replica il genoma virale può mutare, è quella la sua occasione per sopravvivere agli attacchi della difesa immunitaria dell’ospite. Se il virus sconfigge tutti gli stratagemmi della difesa dell’ospite, il virus si estingue con l’ospite, ci piaccia o meno, è il piano oggettivo della natura. Un virus altamente letale ha poca probabilità di diffondersi, anche se fosse molto contagioso. Per lo meno questo è il divenire più comune riscontrabile in natura, a meno che non si vada a fare i demiurghi con la natura. Quindi le esplosioni epidemiche seguono una loro naturale dinamica evolutiva durante la quale è bene prendere delle misure specialmente per gli ospiti più suscettibili (evitare di queste il contagio con le persone affette) che, nel caso dei virus, tendono all’endemizzazione del patogeno iniziale attraverso una dinamica simbiotica tendente al mutualismo o alla convivenza pressoché neutra o poco letale. E’ ovvio che nel corso di questa dinamica ci sia un certo tasso di letalità degli ospiti, purtroppo nessuno dotato del dono divino dell’immortalità. La malattia (esplicazione dei sintomi) e l’eventuale decesso dell’ospite sono dovuti alla suscettibilità dell’ospite. La suscettibilità alla malattia, principio cardine delle scienze patologiche, dipende da svariati fattori endogeni al soggetto (genetica, età, ecc..) ed esogeni (fattori ambientali, contatti, ecc …). Perciò si agisce con la profilassi (isolamento temporaneo dei soggetti più suscettibili e dei sintomatici) e soprattutto con le cure: cure preventive, che abbassano la soglia di suscettibilità individuale e sociale, che le cure sintomatologiche vere e proprie. I vaccini rientrerebbero negli artifici preventivi. Il vaccino perfetto è il vaccino sterilizzante, ovvero il vaccino che previene addirittura il contagio. Sfido chiunque a dimostrare che nella storia della industria farmaceutica si siano mai prodotti vaccini perfetti che si possano contare con più di una mano. Si sono prodotti e applicati invece molti vaccini imperfetti, detti in gergo internazionale “Leaky vaccines”, vaccini colabrodo che non garantiscono l’eliminazione del contagio ma che permettono solo di attenuare i sintomi gravi, lasciando che i virus, che hanno una dinamica evolutiva molto veloce, possano mutare in nuove forme. Il citato esempio della sindrome aviaria di Marek (la prego di informarsi a riguardo) è paradigmatico: una malattia aviaria endemica che era facilmente gestibile nelle comuni e comunistiche famiglie contadine di tutto il mondo risultava un grande problema a livello indi allevamenti industriali; si procedere alla vaccinazione industriale dei polli a partire dagli anni ’70 dello scorso secolo, i ruggenti anni ’70, e dopo mezzo secolo la sindrome di Marek è tutt’altro che debellata e ancora oggi le industrie farmaceutiche continuano a produrre, vendere e applicare vaccini colabrodo negli allevamenti industriali perché il virus è sempre più veloce delle industrie farmaceutiche. E’ un fatto, le piaccia o meno. A nessuno piace che i virus pericolosi vengano tranquillamente a noi, neanche a me piace che qualunque batterio pericoloso venga a me: ma non mi osno inventato di certo io il problema ormai enorme dell’antibiotico-resistenza indotta da decenni di utilizzo industriale e massivo degli antibiotici negli allevamenti e negli ambulatori dei medici di base. Allo stesso modo dell’interazione antibiotico-batterio, dobbiamo vedere l’interazione vaccino-virus. Ancor più se parliamo di prodotti genici sperimentali applicati a massa sulle popolazioni umane che ignorano quel che si inoculano. Queste non sono frottole complottiste, purtroppo, ma preoccupanti prospettive più pratiche che teoriche da prendere in seria considerazione. Ogni tecnologia ha in sé una ideologia, i vaccini non sfuggono a questa chiara constatazione di critica radicale, come lei saprà da buon comunista. Ai vaccini corrisponde l’ideologia vaccinista: una tecnologia e una ideologia di tipo zootecnico, una produzione umana e fallibile e quindi e criticabile. Per il bene comune di tutti. Trovo spaventevole la chiusura monolitica del dibattito politico e scientifico attuale, persino nelle aree culturali di opposizione al sistema di dominio. D’altronde, ripensando a Ipazia e Galileo, perché meravigliarsi? Cordialità.


    • Redazione Contropiano

      Avere informazioni scientifiche e non saperle maneggiare è un problema. Anzi, quasi un crimine. Citare Ipazia e Galileo, un insulto. La sua lunga tirata – al dunque – si riduce alla tesi: “lasciamo che il virus si muova liberamente”. Come avveniva nelle caverne, quando l’aspettativa di vita era intorno ai 30 anni.


  • Bettino Lopes-Pegna

    il commento di Achille Pontecchi mette finalmente il piano della discussione ad un livello accettabile.


    • Redazione Contropiano

      Accettabile per un negazionista, forse…

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