Intervista a Giorgio Cremaschi.
Abbiamo appreso che Potere al Popolo parteciperà in Francia alle nuove lotte dei Gilet gialli…
La forza di questa rivolta in corso in Francia è dirompente. E’ La prima rivolta vera dal periodo dell’austerità imposta ai paesi europei ed implica una rottura con la zona euro e l’Unione Europea. Non lo dicono direttamente, ma la piattaforma molto avanzata che portano avanti i Gilet Gialli lo rende inevitabile. Potere al Popolo ha assemblee territoriali presenti a Parigi, Bruxelles, Marsiglia di giovani emigrati per lavorare che hanno costituito sul posto una emanazione di Potere al Popolo. Dopo una discussione generale si è deciso per la partecipazione all’Atto 4 e 5 delle manifestazioni in corso in Francia.
All’interno dei Gilet Gialli le posizioni sono diverse e non è chiaro che risvolto potranno produrre queste lotte…
E’ chiaro che, come in ogni rivolta sociale, ci siano posizioni culturali diverse, anche opposte. Le dichiarazioni di Macron non hanno arrestato la protesta che anzi si sta sviluppando su una piattaforma ampia che riguarda salari, pensioni, intervento pubblico nell’economia. I due principi cardini delle loro rivendicazioni – uguaglianze sociali e redistribuzione delle ricchezze – implicano, lo ripeto, una rottura totale con le logiche neo-liberiste di Macron, Renzi o Salvini. La richiesta della radicale progressività del reddito e della tassazione è contro la decisione di Macron di anticipare la flat tax di Salvini, che segue una emanazione del Jobs Act di Renzi.
Il neo-liberismo ha oggi due volti. Macron, Renzi e gli europeisti convinti, da un lato, ma anche Salvini, Orban e i cosiddetti “sovranisti” che passano da anti-europeisti ma alla fine sono semplicemente l’altra faccia della stessa medaglia…
Esattamente così. Il caso delle leggi schiaviste di Orban in Ungheria è la prova schiacciante. In Ungheria grazie all’idolo di Salvini abbiamo ora una versione più feroce del Jobs Act, che l’Europa ha preteso per l’Italia. Le elezioni europee verranno presentate dai media asserviti come uno scontro tra chi vuole un’Europa liberale (Merkel, Macron, Renzi…) e i sovranisti (Orban, Visegrad e Salvini). In realtà è una falsa alternativa: hanno la stessa identica visione liberista sull’economia e anche sui migranti le posizioni cambiano poco come ha dimostrato Minniti e come dimostra Macron al potere. Quello che cambia è l’ipocrisia e l’Unione Europea di domani sarà governata da Orban e Macron assieme.
Ma voglio essere ancora più esplicito: Orban e Salvini non sono una minaccia all’Unione europea, sono i derivati diretti del Trattato di Maastricht.
Ci può spiegare meglio?
La sconfitta del fascismo è stata l’instaurazione dello stato scoiale. Non sono parole mie, ma parole lungimiranti di Lord Beveridge, il liberale che inventò il Welfare inglese dopo la fine della seconda guerra mondiale nel Regno Unito. L’Unione europea è nata per distruggere lo stato sociale e ha fatto rinascere il fascismo in Europa. I mostri in Polonia, in generale negli stati di Visegrad o Salvini sono un prodotto diretto, un derivato dell’Unione Europea.
Dalle grandi opere alle privatizzazioni, su praticamente tutti le grandi questioni infatti non c’è molta differenza tra Salvini e Renzi…
Erano in piazza assieme a Torino per la Tav e dove vivo, in Lombardia, governa ora la Lega. Ma se domani ci fosse un cambio di maggioranza il Pd farebbe le stesse identiche cose dell’attuale giunta. Al Nord soprattutto i due Partiti sono perfettamente interscambiabili.
Autostrade, privatizzazioni e grandi opere: fanno le stesse cose perché il loro pensiero liberista di fondo è lo stesso. Del resto, che la Lega sia un partito padronale di destra liberista da sempre è noto a tutti. Questa invenzione di partito popolare e operaio ha funzionato bene come propaganda ma è un’idiozia. L’unica differenza, lo ripeto, tra Pd e Lega è la barbarie e la ferocia con cui Salvini porta avanti i medesimi obiettivi.
E neanche in politica estera alla fine ci sono grandi differenze tra Salvini e il Pd….
Assolutamente no. Salvini, ve lo ricordate, era partito con “Viva la Russia di Putin” e anche a dicembre il governo italiano ha deciso di accettare supinamente le decisioni dell’Unione Europea di rinnovare le sanzioni contro Mosca. Questo anche se nel contratto di governo era l’unico impegno di politica estera preso con il popolo italiano.
Salvini era partito con “viva la Russia” dicevamo e si ritrova a schierare il nostro paese come vassallo di Trump e Nethanyahu, il peggio del colonialismo sionista, al fianco di quei paesi di Visegrad che sulla russofobia stanno portando le tensioni con Mosca al livello di scontro armato. Ma è proprio su questo punto che i no euro di destra crollano in tutta la loro ipocrisia. Non ci può essere contestazione credibile alla zona euro e all’Unione Europea senza mettere in discussione allo stesso modo la Nato. Nato e Unione Europea sono la stessa cosa. Sono su questo punto, lo ripeto, che sono crollati i no euro di destra che oggi sono costretti a accettare la resa.
L’Est Europa e i paesi baltici, del resto, sono nell’Ue solo perché significa essere nella Nato. Oggi non si delocalizzano solo le fabbriche ma anche le guerre nell’est Europa. E l’idiozia che l’Europa ci ha garantito 70 anni di pace emerge in tutta la sua chiarezza.
Il “no euro” di destra ha fallito perché il suo lato liberale ha mostrato tutti i suoi limiti. Però a sinistra come si può rendere credibile la proposta di rottura?
Rivitalizzando i concetti di conflitti di classe e comprendere che l’Europa oggi si basa ancora sullo slogan “Tina” – there is no alternative . della Thatcher. Ecco per ripartire bisogna mostrare alle masse di sfruttati, precari, disoccupati, classe media impoverita che un’alternativa di riscatto esiste. E non bisogna più aver paura nell’utilizzare termini come socialismo, da adattare chiaramente alla società di oggi, ma che sono un’alternativa percorribile contro le barbarie cui il capitalismo ha costretto le popolazioni.
Ad oggi, tutto il Parlamento italiano tranne 2 o 3 persone è composto da forze politiche che vogliono “riformare da dentro” l’Europa. Ma, avete fatto caso, che non vi dicono mai come. Come volete riformarla: vogliamo abolire il 3%? vogliamo abolire il divieto di intervento pubblico? Vogliamo cancellare la norma spiegata da Draghi per cui la Bce “non può intervenire per salvare gli stati in difficoltà”? Vogliamo permettere le nazionalizzazioni? Non ve lo dicono perché non è possibile riformare un sistema non riformabile.
Quello che sta avvenendo oggi dimostra che non si può essere contro l’UE, contro Maastricht, contro l’euro, contro la Nato senza una prospettiva socialista. La resa di Salvini e Di Maio dimostrano chiaramente questo. Da una prospettiva liberista non si può. Non si è più credibili. E’ un’ipotesi travolta dai fatti. Solo con misure socialiste (eguaglianze sociali e intervento e controllo dello stato sull’economia e sui capitali) ricostruendo una cultura popolare socialista ci si può scontrare contro il regime europeo.
*da L’Antidiplomatico
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa