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Mi è stato chiesto, a volte con sincera curiosità altre con un tono di rimprovero, perché nessun rappresentante di Potere al Popolo fosse presente all’assemblea online organizzata domenica da Rifondazione Comunista; assemblea che verteva sul tema comune della costruzione dell’opposizione a Draghi.

La ragione è semplicissima: NON ERAVAMO INVITATI. Con una sua cortesissima telefonata il compagno Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione, mi aveva preventivamente informato che l’iniziativa del suo partito non era rivolta alle altre forze politiche, che si oppongono da sinistra a Draghi, ma alle persone che quella opposizione condividono o potrebbero condividere, sul piano sociale e culturale oltre che su quello politico.

Quindi non abbiamo polemizzato prima per la nostra assenza, né lo facciamo ora: un partito nelle sue iniziative invita chi vuole.

Tuttavia è chiaro che quell’incontro alludeva ad un tema che sicuramente oggi è centrale: come METTERE ASSIEME le forze che si oppongono a Draghi e magari come farle crescere, facendole diventare una vera alternativa.

Ecco, su quel piano è chiaro che l’incontro di Rifondazione non può certo sostituire il confronto che deve iniziare e sul quale siamo già in ritardo. Come ricordò Mao a Togliatti, nessuno può dire “io sono l’unità” contro qualcun altro, a meno di non voler semplicemente giustificare una rottura.

Le esperienze di unità elettorale delle sinistre, dal 2008 ad oggi – dal fallimento della partecipazione di Rifondazione all’ultimo governo Prodi, al successo di Giani in Toscana – sono TUTTE FALLITE nel loro primo e dichiarato obiettivo: riportare nelle istituzioni la presenza di una forza a sinistra del centrosinistra, in tutte le sue versioni.

Questi fallimenti hanno così alimentato un diffuso trasformismo nel campo della cosiddetta “sinistra radicale”, che ha finito per riempire di bei discorsi e buoni propositi il sostegno al protoleghista Bonaccini e al banchiere Draghi. Di questo trasformismo le Sardine sono l’esempio mediaticamente più noto, grazie al supporto del sistema informativo FIAT La Repubblica e Confindustria Corriere della Sera.

Viviamo sotto un sistema di potere capace non solo di costruire i governi, ma anche le finte opposizioni ad essi, a destra come a sinistra.

Per questo nel momento in cui ci si propone, giustamente, di costruire l’opposizione e l’alternativa a Draghi, non si può che partire dai propri fallimenti, non per fustigarsi, ma per non ripeterli.

ll punto da cui partire è la consapevolezza di essere fuori dal sistema. Un sistema che non tollera veri dissensi, né tantomeno alternative, e che è disposto ad accettare solo chi sottometta le proprie idee al pensiero unico liberista dominante, compilandone semplicemente una versione compatibile.

Compatibile sia con una certa immagine “progressista”, sia con la sostanza concreta del mondo degli affari. Tutta la fuffa sulla transizione ecologica va in questa direzione confindustriale.

Questo sistema inventa dialettiche di comodo, come quella tra vaccinisti e novax, mentre rifiuta di togliere i brevetti multinazionali ai vaccini. Crea lo scontro tra rigoristi e aperturisti, mentre tiene tutte le fabbriche e i magazzini della logistica aperti.

Questo sistema non accetta alternative ed il primo suo atto è espellerle dal mondo politico e mediatico. Siamo di fronte ad una partita truccata, se una sola delle forze politiche di opposizione di sinistra avesse lo spazio mediatico assegnato ai vari insignificanti politici centristi che si avvicendano nelle TV, avrebbe sicuramente percentuali da entrata in Parlamento.

E allora è inutile piangere, ma occorre fare di necessità virtù. Qual è il fallimento vero delle passate esperienze di unità della sinistra? Quello di non aver capito e non aver consapevolmente accettato di essere contro un sistema falso e bugiardo. Quello di essersi in fondo sentite una parte, quella più a sinistra, di quel sistema, e non estranee e contrarie ad esso.

La catena delle contiguità, con il mondo PD prima, con quello dei cinquestelle dopo, hanno favorito questa mancanza di consapevolezza. Alla fine qualche unità di comodo si trovava, su questo o quel tema, e la catena delle compromissioni si riallacciava, il sistema si ripresentava come assoluto e le povere forze della sinistra radicale si mostravano inutili o velleitarie.

Il governo Draghi si presenta ora come una vera occasione per ricostruire un’alternativa di sistema, ma solo a condizione di saper mettere un muro politico e morale verso chi lo sostiene, direttamente o indirettamente.

La questione morale verso Draghi ed i suoi non dovrebbe essere così ardua da porre. Un governo dove i piddini vanno a braccetto coi leghisti, i grillini coi berlusconiani, i “sinistri radicali” con i renziani, dovrebbe di per sé produrre il sentimento della rottura in chiunque non accetti questo degrado.

Se poi aggiungiamo le infamie concrete del governo, ultime il no alla condivisione dei brevetti e il si alle sanzioni a Cuba, il suo pieno aderire ai peggiori programmi padronali, non dovrebbe essere impossibile unire chi tutto questo ripudia.

Tuttavia qui sorge il nodo che finora ha impedito la costruzione di una vera alternativa: la diffusa area grigia che copre lo spazio tra chi sta con il governo e chi si oppone ad esso.

Quest’area è composta di compagne e compagni che incontriamo nelle lotte sociali, ambientali, civili e che però alla fine non rinunciano a far parte degli schieramenti che sostengono il governo.

Evidentemente per costoro non è una violazione così grave dei principi ambientalisti se si fa il TAV; non si è nemici dei lavoratori se si ha abolito l’articolo 18 e si esalta la flessibilità; non conta nella lotta antimafia se si fa il governo con chi è sotto processo per collusione con essa; si è per i porti aperti anche se si respingono più migranti oggi che nel passato; si è per la democrazia anche se si incarcerano lavoratori e manifestanti come negli anni cinquanta.

Ecco, questa area grigia che sta nei movimenti, nei sindacati, nella società civile è un ostacolo alla costruzione di una vera alternativa. Perché pensa di innestare i suoi buoni propositi nell’alleanza con il futuro centrosinistra pd cinquestelle, e così è costretta a rendere vuota o velleitaria la costruzione dell’alternativa.

Le due parole cardine devono essere rottura e unità. Rottura senza se e senza ma, sul piano politico e morale, con tutte le forze che sostengono il governo Draghi, o che pensano di allearsi con chi sta in quel governo. Unità aperta e generosa tra tutte le forze e le persone che condividono e praticano questa rottura.

Il tempo è passato non per niente e finora tutto a nostro danno. Il degrado sociale politico e culturale avanza ed è sempre più urgente muoversi, senza giochetti o piccole astuzie di gruppi dirigenti.

Non serve una unione elettorale che si arrabatti tra i meccanismi del voto, ma una alleanza sociale e politica destinata a durare nel tempo, che si dia l’obiettivo di rovesciare questo sistema immorale e schifoso.

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1 Commento


  • andrea

    E’ necessario anche individuare gli elementi che possono attrarre ed innescare un percorso di opposizione in grado di mobilitare ampi settori dell’antagonismo sociale e politico e oltre. Credo che i decreti sicurezza siano un terreno di confronto su cui iniziare a lavorare non solo sugli aspetti relativi alle ONG ma anche su tutte le misure repressive ed antisindacali mirate ad sconsigliare i conflitto con particolare riguardo al reato di pericolosità sociale. Questa battaglia può essere trasversale e mettere in movimento energie diverse che vedono nella riapertura del conflitto l’unica via possibile e unificante

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