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Emergenza alimentare, bambini e cassonetti

Se diciamo che 5 milioni e 600 mila persone in Italia, un milione e 300 mila delle quali al di sotto dei 18 anni, sono rimaste senza mangiare, il freddo dato statistico ci fa sobbalzare, ma non quanto l’oscenità dell’immagine di bambini di dieci anni che rovistano nei cassonetti alla disperata ricerca di cibo.

Un’immagine che si presenta con sempre maggiore frequenza agli occhi dei volontari delle associazioni impegnate nel contrasto alla povertà. L’aumento della povertà assoluta tra bambini e bambine è uno dei risultati più drammatici della crisi in atto con la pandemia, una crisi acuita dalla chiusura delle scuole che pur con mille difficoltà fornivano un pasto caldo ad almeno 160 mila bambini in Italia.

Il Programma Alimentare Mondiale, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare, e Save the Children stimano che nel mondo, oltre a perdere le lezioni, per 370 milioni di bambini sono saltati 39 miliardi di pasti (sì, miliardi, avete letto bene).

L’immagine dei bambini che rovistano nei cassonetti è censurata dalla stampa, dallo stile da cinegiornale Luce che è tornato in auge sui canali nazionali, ma è talmente presente e viva oggi negli occhi degli italiani che secondo una stima della Coldiretti, l’associazione degli agricoltori, il 30% degli italiani per Pasqua ha deciso di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare le famiglie più bisognose. Una mobilitazione che vede percentuali maggiori di adesione proprio nelle aree meno prospere del Paese, dal 33% del Centro al 39% del Sud.

Secondo il calcolo di Coldiretti è aumentato di 500 mila unità, tra il 2020 e il 2021, il numero delle persone che a causa delle misure imposte dal covid si trovano ormai nell’impossibilità di provvedere autonomamente ai pasti.

Gli agricoltori di Campagna Amica, una Fondazione di Coldiretti, hanno avviato l’iniziativa “Spesa sospesa del contadino a domicilio” che si ispira all’usanza napoletana del “caffè sospeso”, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che non ha i mezzi per pagare. Un’ottima iniziativa ma in ogni caso non sufficiente a risolvere un problema che dovrebbe trovare la sua risposta nel welfare e non nella beneficenza.

Che siano i minori i più esposti alla povertà alimentare ce lo conferma il rapporto di Action Aid “La pandemia che affama l’Italia. Covid-19, povertà alimentare e diritto al cibo”

Nel rapporto troviamo il caso emblematico di Corsico, nel milanese, che già prima dell’emergenza registrava la percentuale più elevata di poveri di tutti i comuni dell’area. In quella zona oltre 300 famiglie ricevono aiuti alimentari da parte dell’associazione La Speranza e hanno accettato di rispondere a un questionario.

L’80% di chi richiede aiuto è donna tra i 22 e gli 85 anni, ben il 91% delle donne in età da lavoro è disoccupata. Nei nuclei familiari sono presenti oltre 186 minori al di sotto dei 16 anni. Il 76,85% dei nuclei familiari ha sofferto di grave insicurezza alimentare: ha dovuto saltare ripetutamente interi pasti per la mancanza di cibo sufficiente.

Per la stragrande maggioranza delle famiglie, 135, questo è accaduto più di dieci volte al mese, con punte di 20/30 episodi durante il lockdown. Inoltre, quelle stesse famiglie sono scivolate verso la povertà estrema: in 138 un componente ha perso il lavoro durante il lockdown. Adesso in quell’area sono 177 su 316 le famiglie prive di reddito da lavoro.

Il Governo ha stanziato 400 milioni di euro da distribuire agli oltre 8.000 comuni italiani per l’erogazione di buoni spesa per l’acquisto e distribuzione di generi alimentari e beni di prima necessità, ma subito sono emerse le contraddizioni e le discriminazione dei criteri dell’erogazione.

Dai tempi troppo lunghi tra la richiesta e il beneficio all’insufficienza delle risorse messe a disposizione, ma soprattutto il criterio di accesso discriminatorio, in particolare quello della residenza e del reddito richiesto per usufruire dei buoni, che non rispecchia la realtà.

Come dicevamo in apertura, senza le iniziative di solidarietà alimentare di migliaia di volontari organizzati in associazioni, brigate e gruppi spontanei, dando vita tra l’altro a collaborazioni inedite tra realtà eterogenee, il problema resterebbe sottotraccia, nascosto sotto il bel tappeto istituzionale.

Action Aid chiede al governo di garantire l’accesso universale di bambine e bambini alle mense scolastiche inserendo nella prossima Legge di Bilancio un fondo di solidarietà alimentare che disponga di nuove risorse addizionali e che tenga presente della crisi attuale.

Se questa richiesta non venisse accolta dovremo forse auspicare che comuni come Roma, cronicamente incapaci di provvedere alla raccolta dei rifiuti, continuino nella loro debacle, per fare in modo che dove non arriva lo Stato arrivi il cassonetto.

Da La Bottega del Barbieri

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