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Parigi, dalla “brillante operazione” alla lunga “battaglia processuale”

Dopo la “grande operazione” abortita in 24 ore, come vanno le cose a Parigi?

Il compagno Maurizio Di Marzio, raccontano le agenzie di stampa, è ancora irreperibile; e a buon diritto. Anche tramite il suo avvocato, si sa che l’obiettivo non è “la grande fuga” (che in qeusto mondo e a quell’età sarebbe alquanto problematica), ma arrivare al 10 maggio, giorno in cui la pena a 5 anni e 9 mesi (evidentemente non comminata per “fatti di sangue”, che comportano condanne molto più alte) sarà prescritta.

Come si può facilmente intuire era probabilmente anche questa una delle ragioni dell'”urgenza” invocata dalla guadasigilli Marta Cartabia nel motivare il fallito blitz. Ed è anche la misura dell’inesistente “cultura giuridica” di questo governo, che usa la legge come fosse plastilina adattabile ad ogni circostanza, purché “utile”.

L’antiterrorismo francese e gli esperti italiani che lo inseguono assicurano alle stesse agenzie di stampa che  “Non ci rinunciamo”. Naturalmente il nostro augurio è opposto, memori di quella stagione di conflitto e delle parole di fabrizio De Andrè ne Il pescatore.

Prima giornata di ritorno a casa invece per gli altri 9 ex terroristi rossi dopo il fermo e la notifica della procedura di estradizione. Da mercoledì si comincia con i processi davanti alla Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello.

Irène Terrel, la storica avvocata degli ‘italiens’, che ha convinto Luigi Bergamin e Raffaele Ventura a costituirsi ieri, sostiene di “non avere novità” da Di Marzio.

Spiega e difende la sua strategia processuale: aver fatto costituire i due che non si erano fatti trovare per mostrare al giudice che tutti sono pienamente rispettosi delle normative francesi, come del resto negli ultimi 40 anni.

Sono stati rimessi tutti in libertà ed abbiamo vinto una prima battaglia – dice all’ANSA la Terrel -. Questo è importantissimo perché trasforma tutta la tempistica del procedimento: se le persone sono detenute, tutto diventa urgente, mentre i tempi con le persone libere non sono gli stessi. Vedrete, abbiamo molti argomenti, li utilizzeremo tutti. Non sono pessimista, questa procedura si allungherà moltissimo nel tempo, faremo tutti i ricorsi possibili“.

Su un punto l’avvocata Terrel pensa che non ci sarà neppure bisogno di battersi troppo: “La dichiarazione arrivata dalla procura di Milano di un Bergamin ‘delinquente abituale’, stratagemma dilatorio per cercare di interrompere la prescrizione, non vedo come possa essere accettato da un giudice. E’ una questione inventata una settimana prima della scadenza, porterò all’avvocato il suo casellario giudiziario vergine, abita in Francia dal 1982 ed ha dovuto subire 2 procedure di estradizione, mai concessa. Questa sarebbe la terza. E’ una caricatura di procedura, il suo avvocato in Italia non è stato neppure informato. Neppure lui era stato informato“.

Sul fronte dell'”antiterrorismo italiano” (ridotto al rastrellamento di anziani) si è consapevoli che la battaglia in aula sarà senza esclusione di colpi, ma “nulla sarà lasciato intentato”.Come si vede, però, il tono è decisamente cambiato rispetto a quattro giorni fa.

Dalla “grande operazione congiunta“, con “la Francia che ora scopre che l’Italia non era una dittatura latino-americana“, ad un normale e incerta “battaglia processuale” davanti a giudici estranei alla logica “combattente” di parte della magistratura italiana (peraltro in questi giorni alle prese con l’ennesimo scandalo che coinvolge direttamente il Csm, il suo organo di autogoverno presieduto da Sergio Mattarella).

Per i governi italiano e francese una figura da magliari pasticcioni, ignari persino delle leggi degli Stati che pure sono stati chiamati a dirigere…

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