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PNRR: azzerata la Ricerca Pubblica, investimenti solo sulle imprese

La lettura del PNRR, che andrebbe meglio indicato come il “piano di restaurazione nazionale della ricerca” baronale e asservita all’impresa, altro non è che la riproposizione di politiche già viste, ma con le risorse e la determinazione che precedenti governi non avevano avuto.

Qualsiasi misura è rivolta a favorire lo sviluppo tecnologico e l’innovazione nell’impresa. Le stesse istituzioni pubbliche della ricerca, atenei ed EPR, vengono messe totalmente al servizio della ricerca privata. Siamo di fronte al progetto di totale estinzione della ricerca pubblica rivolta al miglioramento della qualità della vita dei cittadini.   

Non è bastata l’esperienza della pandemia che stiamo pagando carissimo, prima di tutto per una sanità tagliata, privatizzata e regionalizzata, e poi perché ostaggio delle industrie farmaceutiche e dei loro brevetti su vaccini realizzati peraltro con l’importante sostegno di fondi pubblici.

Esempio chiarissimo di come la ricerca privata non abbia mai ricadute positive per la popolazione. Si insiste sulla strada che ci ha portato allo stato attuale. Si insiste, così come nel caso della PA, nell’identificare la Ricerca come strumento per aumentare competitività e profitti per l’impresa.

Solo 1,8 mld sembrerebbero destinati alla ricerca (PRIN e giovani ricercatori) ma sono talmente limitati nel tempo che danno la misura dell’assenza di prospettiva della missione 4 sulla ricerca del PNRR.

Ancora una volta la miopia del profitto prevale sulla prospettiva del progresso.

Non serve essere addetti ai lavori per comprendere come nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non emerga alcuna idea di come rilanciare, riorganizzare, ristrutturare la Ricerca, ma solo quella di distribuire fondi all’impresa.

Riteniamo che questo piano, e lo diciamo in questo caso da lavoratori della Ricerca Pubblica, non serva pressoché a niente per la ricerca e ribadiamo che la sola maniera di rilanciarla è quella di aumentare gli stanziamenti, in particolare sul finanziamento ordinario degli EPR, dotare il settore ricerca ed università di un comparto di contrattazione che li renda attrattivi riconoscendogli le indiscutibili peculiarità, abolire l’agenzia nazionale per creare una vera governance presso la presidenza del consiglio e incentivare la ricerca di base, per uno sviluppo del sapere.

Questo serve alla Ricerca e al Paese, questo è quello che manca totalmente nel PNRR. (Una critica simile arriva anche dall’Accademia dei Lincei…)

USB continuerà e rilancerà l’iniziativa per difendere la Ricerca Pubblica, quella che guarda alla committenza sociale. Quella che non considera normali centinaia di morti al giorno. Quella ricerca che non sta in questo PNRR.

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1 Commento


  • Pietro

    Mi pare evidente oramai che le forze politiche dell’arco parlamentare (tutte) facciano a gara nel mettersi a disposizione delle imprese,grandi e medie,dalle quali, evidentemente riceveranno dei “ringraziamenti” .Si e’ oramai consolidato un circolo vizioso che dobbiamo assolutamente smascherare.

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