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Valutazioni sui risultati elettorali di Potere al Popolo

Qui di seguito alcune valutazioni sui risultati di Potere al Popolo nelle varie città.

Ultima ora: anche a Bologna sono stati eletti tre consiglieri di Potere al Popolo in tre Municipi (Bolognina, San Donato, Saragozza).

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Qualche parola sulle elezioni

Di Giuliano Granato (Portavoce nazionale di Potere al Popolo

Mai così poche persone erano andate a votare a un turno di elezioni amministrative.

Il 54% degli aventi diritto, meno del 50% a Roma, Milano, Napoli. Con picchi verso il basso nelle periferie delle grandi città.

È questo il primo dato su cui concentrare l’attenzione, più che su Sala, Manfredi, Gualtieri o Calenda, su chi ha vinto e chi ha perso.

Non ho mai pensato che la partecipazione politica in un Paese si possa valutare sulla base di quest’unico indicatore. Eppure non si può far finta di non vedere che il porsi ai margini nei giorni delle elezioni è corrispettivo dell’essere ai margini di una società sempre più escludente e in cui la partecipazione politica non necessariamente si produce ad altri livelli. L’Italia del 2021, per capirci, non è il Paese delle piazze piene e delle urne vuote.

Certo, il governo di unità nazionale, del “tutti insieme allegramente per i soldi del PNRR”, gli effetti di più di un anno e mezzo di pandemia, giocano la loro parte, sia sulla dimensione politica che in quella più complessiva della nostra mentalità. Favorendo, direttamente e indirettamente, un certo abbandono della dimensione politica.

POTERE AL POPOLO!

È questa la cornice in cui ci muoviamo e in cui, come Potere al Popolo, abbiamo affrontato questa tornata elettorale. Che ci restituisce sia un bel pezzo di Paese che non va alle urne sia un altro che, quando ci va, sceglie le forze che sembrano più rassicuranti, quelle che promettono di puntellare e stabilizzare in un’epoca di stravolgimenti complessivi, in cui ansia e angoscia diventano cifra comune a milioni e milioni di persone.

Il voto di domenica e lunedì è indicativo e sicuramente non possiamo dirci contenti delle percentuali in alcune grandi città, a meno di pensare che sia utile esercitare una funzione di testimonianza: ma noi non siamo nati per testimoniare un bel nulla, bensì per vincere. E non ci fermeremo fin quando non costruiremo l’orizzonte di trasformazione per cui ci battiamo.

Dovremmo dunque farci prendere dallo sconforto? Ma anche no!

E non solo perché dalla rassegnazione non può ovviamente venir fuori nulla di buono. Ma anche perché la strada che abbiamo intrapreso, quella dell’autonomia strategica dal rinnovato bipolarismo, la costruzione di una forza che sia al contempo sociale e politica, non la si percorre in pochi mesi. Nel tempo in cui i rivolgimenti sono all’ordine del giorno, tutto sembra nascere e morire nel giro di 24h e in cui gli stessi stati d’animo mutano con la velocità dei cambi di casacca di Gennaro Migliore servono pazienza, costruzione quotidiana, mettere in piedi un’organizzazione credibile.

E poi da oggi abbiamo una pattuglia di Potere al Popolo all’interno delle città metropolitane: consiglieri di municipalità a Napoli (complimenti a Chiara Capretti, Thomas Straus, Fabio Tirelli e Diego Civitillo) e Bologna, Ancora: abbiamo consiglieri comunali grazie anche ad alcuni risultati letteralmente straordinari, come quelli ottenuti col 12% di Christian De Luca a Volla (NA) e col 23% di Oscar Porcelli a San Benedetto Po. Ma anche il 7,7% di Raffaele Giovine, che abbiamo sostenuto come sindaco a Caserta! Per noi è parte di una sperimentazione più complessiva: con loro, con un piede nei Consigli e mille nelle strade, abbiamo un’arma in più per esercitare controllo popolare, per avanzare nella costruzione di consenso e organizzazione.

E ora subito impegnati a presentare il disegno di legge degli operai GKN sul tema delocalizzazioni col nostro Matteo Mantero e per lo sciopero generale del sindacalismo di base dell’11 ottobre!

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Roma. Potere al Popolo c’è e continua la sua strada.

I risultati elettorali di Potere al Popolo a Roma sono stati quelli raggiungibili nell’attuale contesto politico. In una città difficile e in una partita truccata da quattro candidati “big” che hanno monopolizzato tutto, lo spazio per opzioni alternative si è ridotto a poca cosa.

In questo spazio ridotto e su un terreno elettorale sempre scivoloso, Potere al Popolo ha scelto di confrontarsi, puntato a consolidare sul piano politico una sperimentazione in corso, scegliendo una strada di alternativa a tutte le forze responsabili delle politiche antipopolari degli ultimi anni e che oggi stanno assieme nel Governo Draghi. Non c’è stata occasione di lotta, vertenza cittadina, battaglia politica in cui non si è stati presenti sul piano militante e portando con sé un’idea generale, ovvero che Roma deve diventare una “Città pubblica”, al servizio di chi la abita e non in mano alla speculazione.

La nostra candidata Sindaca, Elisabetta Canitano ha raccolto più di 6600 consensi, la lista più di 6000. Nei Municipi in cui abbiamo lavorato in questi anni e dove è presente un nostro insediamento politico o sociale il risultato è più del doppio della media cittadina. Un risultato che riteniamo importante e un punto da cui ripartire.

A Elisabetta va il riconoscimento di essersi spesa ancora una volta con una generosità e un coraggio politico straordinari e ormai introvabili in politica.

I risultati registrati confermano che le rituali invocazioni “all’unità elettorale della sinistra” sarebbero state anche in questa occasione inservibili e insufficienti sul piano elettorale. Semmai è il tema del radicamento sociale, della credibilità politica tra la gente, della costruzione di organizzazione popolare nei quartieri a dover essere messo al primo punto di una agenda di confronto.

Come Potere al Popolo abbiamo affrontato la tornata elettorale nei principali contesti metropolitani. In alcune città è andata meglio, in altre peggio, ma Potere al Popolo c’è ed è in campo come opzione politica indipendente, sicuramente non sufficiente a colmare le distanze che la sinistra antagonista ha prodotto negli ultimi decenni tra se e la propria gente, ma con un progetto vero di ricostruzione e di radicamento.

A Roma Potere al Popolo ha utilizzato le elezioni come amplificatore della sua presenza e delle sue proposte sulla Città Pubblica, le quali restano un patrimonio valido e da spendere già dal dopo elezioni. Sappiamo che la strada è lunga e che non ci sono scorciatoie. Per questo intendiamo capitalizzare la visibilità e l’estensione ottenute per aprire nuove sedi, nuove case del popolo, nuovi centri di organizzazione popolare nei territori già nei prossimi giorni e settimane.

Ci attendono appuntamenti importanti sul piano del conflitto sociale, a partire dalla mobilitazione sulla questione ambientale di sabato 9 e lo sciopero generale dell’11 Ottobre.

Ci attende una dura opposizione alla futura amministrazione capitolina e alle forze che la comporranno, sostenitrici (o conniventi) del Governo Draghi, delle riforme antipopolari e pronte a indirizzare le risorse del PNRR ai grandi gruppi di potere. Le stesse forze che hanno amministrato la città e governato il Paese negli ultimi anni senza soluzione di continuità con privatizzazioni e attacco ai diritti. Per questo fin da subito dichiariamo che alla tornata di ballottaggio in città non daremo nessuna indicazione di voto.

Le dolorose contraddizioni sociali di Roma saranno la nostra ragion d’essere e di intervento. Da domani saremo la spina nel fianco di tutte le forze politiche che amministreranno contro gli interessi della nostra gente, saremo lo strumento del controllo popolare sulle istituzioni. Da domani continua la nostra strada per ricostruire un’opposizione politica in città.

Potere al Popolo – Roma

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Milano. Amministrative 2021. Gocce di sole nella città degli spettri

Per l’esattezza 2750 gocce. 2750 donne e uomini che vogliamo ringraziare per la fiducia accordata ad un progetto ben preciso: la costruzione della rappresentanza politica delle classi popolari e di chi vive nelle periferie di questa città e dei loro interessi. Senza ambiguità, alchimie elettoralistiche o scorciatoie: la Milano città pubblica contrapposta al parco giochi per ricchi tanto caro alle due destre in città, quella “smart” di Sala e quella “cialtrona” di Bernardo.

Siamo consapevoli che la strada da percorrere sia ancora lunga ma un primo risultato concreto siamo sicuri di averlo portato a casa. Abbiamo dimostrato, contro tutto e tutti, che senza mezzi e sponsor, equipaggiati solo di idee chiare e volontà militante, è possibile trasformare una campagna elettorale asfittica, in cui si battibecca solo di aspetti residuali perché sul modello di sviluppo di fondo si è tutti d’accordo, in campagna politica sui temi centrali, proprio qui nella città dei manager, degli startupper e della finanza rampante. Una disparità di mezzi colmata dalla testardaggine degli aderenti a Potere al Popolo! dalla capacità di denuncia delle tante contraddizioni di questa città, dalla lucidità nell’indicare il nemico. Non abbiamo paura né remore ad utilizzare questa parola, il nemico e non l’avversario. Contro di noi avevamo, infatti, chi ambiva, ancora una volta, a rappresentare politicamente la supremazia del profitto, dei comitati d’affari e della speculazione. Tale supremazia è l’ostacolo ad una vita dignitosa per i settori sociali che sono costretti a subirla. Nel pratico, significa impossibilità di godere del diritto alla salute, ad una casa, ad un reddito. Significa essere condannati ad un’orizzonte di sopravvivenza.

Il progetto di Potere al Popolo! è sempre stato quello di interpretare il passaggio elettorale come uno dei fronti su cui si combatte la battaglia, non l’unico. Facciamo tesoro di questa esperienza che ci ha dato l’occasione di far crescere un corpo militante giovane (unica lista con ben quattro under 2000) ma già determinato e consapevole. Crescita in esperienza ma anche in relazioni con le componenti sociali più combattive di questa città e del territorio metropolitano. Possiamo dire, senza timore di smentita, di aver cominciato a porre le basi per costruire, insieme e con ogni mezzo necessario, l’opposizione sociale al governo dei migliori, di Draghi e dell’UE. È per questo che, fin da subito, abbiamo iniziato a preparare ed organizzare la partecipazione allo Sciopero Generale proclamato da tutto il sindacalismo conflittuale per il prossimo 11 ottobre.

Non ci dilunghiamo sull’analisi numerica di dettaglio dei voti. Registriamo un’astensione di una portata prima d’ora mai vista a Milano. Una disaffezione nei confronti delle urne particolarmente marcata nelle periferie dove le fasce popolari hanno disertato in massa, ormai disilluse tanto dal tradimento del Movimento 5 stelle quanto dall’inconcludenza del populismo reazionario di Salvini; insomma dalla disarmante chiarezza con cui, anche nelle elezioni milanesi si è palesata l’esistenza di un unico blocco di potere, il PUA, Partito Unico degli Affari, che va da Confindustria, a tutti i partiti che si stringono intorno a Draghi. La sfida da domani sarà proprio il “corpo a corpo” con chi abita le periferie, andare a riprenderci i nostri ormai orfani di qualsiasi ipotesi di rappresentanza politica. È una strada accidentata ed in salita ma l’unica percorribile, che continua ben oltre le elezioni, nell’approfondire ed estendere il nostro radicamento in città, a partire dal rilancio delle adesioni di Potere al Popolo e nel coinvolgere sempre più i settori sociali che subiscono il modello della smart city di Sala e vogliono alzare la testa. Non ci sono scorciatoie politiciste che tengano, come quella di circostanziare e diluire l’opposizione in funzione della presenza nelle istituzioni, i numeri e le esperienze a sinistra del PD anche in questa campagna elettorale lo hanno dimostrato; l’unità della sinistra, questo spauracchio che viene agitato non a caso solo in tempo di elezioni, è un falso problema. La vera unità da perseguire e quella di un blocco sociale capace di riconoscere e lottare per i propri interessi e questo obiettivo può essere costruito solo tramite un’opposizione ferma e radicale, non circostanziata da logiche elettoralistiche, nelle elezioni come nelle rivendicazioni sociali e sindacali. Ancora una volta, la giornata dell’11 ottobre indica la via.

Lo scenario che ci ritroviamo a Milano, ad urne chiuse, ci restituisce una maggioranza ed un’opposizione che però sostengono lo stesso governo a livello nazionale. Lo stesso governo dello sblocco dei licenziamenti , dello sblocco degli sfratti, della subordinazione dei soldi del PNRR alla partecipazione (ed al guadagno) dei privati. La costruzione di un’alternativa realmente autonoma e di rottura diventa un’esigenza improrogabile per impedire che la via di uscita alla crisi sanitaria e sociale sia un’uscita dall’alto e per conto dei più forti.

C’eravamo, ci siamo, ci saremo!

Potere al Popolo! – Milano

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A Napoli vincono la rassegnazione, le clientele, la restaurazione. Ma abbiamo gli eletti e le forze per costruire l’opposizione

Partiamo dal dato più rilevante.

Non era mai successo che a Napoli un sindaco fosse scelto dal 47% degli elettori, meno di un cittadino su due. Questo è un problema enorme per chiunque creda nella partecipazione, nella politica come strumento di emancipazione e non come gioco interno a lobby e cordate di potere.

È un problema enorme perché non è solo napoletano ma riguarda tutto il paese, e soprattutto i soggetti sociali che vorremmo coinvolgere. In loro assenza, le elezioni diventano poco più che primarie interne alla classe dominante.

Sarebbe ottimista dire che nell’astensione ci sia una forma di “protesta”. Di sicuro c’è distanza e anche ostilità verso le istituzioni. Ma è il sintomo di una frammentazione, di un “si salvi chi può” generalizzato, dell’idea che i propri problemi e la loro risoluzione non intercettano in nessun modo la dimensione collettiva.

E infatti a questo picco di astensione corrisponde un generale languore anche su molti altri livelli di partecipazione, soprattutto fra i giovani che sempre sono stati il motore del cambiamento. Nel lavoro strada per strada avevamo toccato con mano la rassegnazione, il mantra che “nulla può cambiare”, l’indifferenza verso la politica e persino l’attività sociale o sindacale, a meno che non abbia qualcosa da “assicurare”. Anche quel poco di speranza che aveva mosso la protesta populista dei 5 Stelle dopo la fine della sinistra e dei movimenti nel 2008-2011, si sentiva che si era chiusa…

In queste condizioni – che derivano sia da una situazione materiale di crisi, di emigrazione, aggravata senza dubbio dall’ultimo anno e mezzo di Covid, sia da un Governo Draghi in cui tutti i partiti sono insieme e le alternative invisibili – a mobilitarsi sono solo le clientele, gli amici e i parenti dei candidati, chi ha qualcosa da guadagnarci. Mentre chi avrebbe bisogno del cambiamento non ci crede e resta a casa.

Così, chi mette più liste e candidati a terra, chi ha dalla sua il potere e le linee di finanziamento del Recovery in mano, chi riesce a dare l’idea di una stabilità, vince a mani basse ovunque. Qualsiasi cosa invece “puzzi” di cambiamento o di contestazione o semplicemente non ha “agganci” forti (sinistra alternativa al PD, sinistra interna al PD, persino gli stessi 5 Stelle o le loro scissioni neopopuliste), tende a scomparire.

Era già successo con le Regionali dell’anno scorso, ora succede in modo ancora più forte in tutta Italia, al di là di alcune esperienze locali che meritano di essere valorizzate (Caserta Decide al 7,7, Adesso Trieste all’8%, Potere al Popolo Volla al 12%).

In particolare le grandi città che avevano provato a uscire dall’alternanza centrodestra/centrosinistra, come Napoli, Torino, Roma, pagano lo scotto: i rappresentanti di queste esperienze non arrivano nemmeno al ballottaggio. È una sorta di Restaurazione, che ha come suo perno politico il PD, ma che in realtà bypassa lo stesso partito e il segretario Letta, per configurare una dimensione in cui conta soprattutto l’affiliazione della singola cordata di potere e del singolo rappresentante a un apparato amministrativo che va dall’Unione Europea all’ultimo consigliere municipale che spera di partecipare della spartizione.

Tornando a Napoli, Manfredi partiva dal 58% preso da De Luca l’anno scorso nella nostra città: ha aggiunto a quel blocco di liste una parte consistente in uscita da Forza Italia e un’altra parte più piccola proveniente da Sinistra Italiana e dal mondo delle cooperative Gesco. Così ha montato un 65% in cui c’è dentro tutto e il contrario di tutto.

“Non siamo più quelli della Rivoluzione”, ci ha tenuto a dire il neosindaco nel suo primo discorso a commento dei risultati, proprio per mandare il segnale che, dopo De Magistris, si tratta di una Restaurazione, di una politica di ceto, di “tecnici”, di imprenditori. Non può venirne nulla di buono per la nostra città, e non solo per l’ombra lunga di De Luca.

Certo è mancata anche la possibilità di una vera alternativa. Non lo era Maresca, magistrato improvvisatosi politico che si è buttato con una destra impresentabile e litigiosa, che ha raccolto il suo record di consensi negativo. Non lo era Bassolino, per quanto sia stato incredibilmente pompato dai media, proprio per evitare che a sinistra potesse emergere un’opzione di alternativa. Non lo era nemmeno la scissione dei 5 Stelle capitanata dall’ex consigliere comunale Brambilla, che ha raccolto lo 0,6. Ma non lo è stata, con tutta evidenza, nemmeno la nostra coalizione.

I NOSTRI RISULTATI

La coalizione con Alessandra Clemente Sindaco ottiene lo 5,58%. Un risultato che certo non è buono, se è visto come giudizio sul lascito della passata amministrazione. Alessandra, oltre a essere oscurata sistematicamente dalla maggioranza dei media cittadini che tiravano la volata per Manfredi, ha pagato tantissimo l’essere identificata con l’amministrazione uscente – sebbene la maggioranza degli assessori e consiglieri comunali stesse fosse saltata proprio con il centrosinistra! –, il fatto che il mondo delle associazioni, dei comitati, dei beni comuni è stato completamente smantellato da un anno e mezzo di Covid, e che un’altra parte del “sociale” è passata con chi poteva garantire fondi e stanziamenti.

In una campagna, peraltro estiva, in cui il voto di opinione è stato quasi inesistente: non ci sono stati dibattiti, temi, occasioni di reale discussione…

Anche il risultato di Potere al Popolo non è per noi soddisfacente. Da un lato c’è la buona notizia di aver eletto quattro consiglieri, ed è la prima volta che accade. Finalmente potremo sperimentare il controllo popolare, l’unione di mutualismo e lotta con una rappresentanza istituzionale, peraltro in quartieri come il Centro Storico, Soccavo-Pianura, Bagnoli-Fuorigrotta che hanno diverse criticità ma anche tante potenzialità. Siamo entusiasti dell’idea di poter presentare mozioni uguali a livello nazionale, aprire un portale di “Amministrazione Popolare”, fare esperienza e renderci sempre più credibili.

D’altra parte però non ci piace il numero di voti raccolti sul Comune: 4.358 voti, l’1.33%.

Per quanto eravamo consapevoli che erano elezioni dure, difficili, che altre 31 liste avrebbero disperso il voto, che probabilmente chi ci ha votato in passato ora avrebbe votato altri candidati nella nostra stessa coalizione, che con 1.400 candidati di cui molti fra le liste di Manfredi e Bassolino il voto avrebbe premiato appartenenze familiari e amicali, per quanto eravamo assenti da interi quadranti cittadini, eravamo sinceramente convinti di poterne raccogliere di più.

Dalle Regionali abbiamo lavorato senza sosta, nonostante il Covid, abbiamo sostenuto lotte e vinto vertenze, abbiamo distribuito pacchi alimentari, siamo intervenuti nelle contraddizioni cittadine. La stessa campagna elettorale è stata entusiasmante, ricca di iniziative, giocata pancia a terra: tutti – elettori, giornalisti, persino avversari politici – ci hanno riconosciuto impegno e qualità. E d’altronde il voto di municipalità sembra premiarci: dove le liste scendevano a 17 o 20, dove il contatto si fa più vicino e vieni riconosciuto per quello che fai, i nostri voti e percentuali eguagliano i numeri e le percentuali delle Regionali, in media il 2,6%.

Purtroppo c’è un limite dell’epoca storica che fa sì che i legami “ideologici” siano molto deboli, che il rapporto con i soggetti politici sia basato sulla convenienza, che sia assente un’idea di cambiamento o che comunque viva in singoli isolati. E molti di quelli che vorrebbero stare con noi non siamo riusciti ancora a raggiungerli…

Detto questo, il risultato di Potere al Popolo e della coalizione può essere molto significativo se lo si legge in una prospettiva politica e non solo elettorale.

Di fatto Napoli è l’unica area metropolitana che elegge due consiglieri comunali e una dozzina di consiglieri municipali a sinistra del PD. È una città in cui continuano ad esserci contraddizioni e lotte che possono trovare in questi eletti delle rappresentanze, anche perché ora gli interlocutori sono cambiati e sono molto più arroganti. È una città in cui il fermento sociale può permettere la costruzione di un’assemblea popolare dell’opposizione.

La sfida che ora attende la nostra coalizione, l’unica che sia riuscita ad attivare la partecipazione di giovani e donne, che sono l’asse su cui passa il futuro, è quella di restare unita, di non disperdere le energie attivate, di dare continuità al lavoro programmatico e di denuncia, di formarsi e rendersi più omogenea.

C’è in altri termini da preparare la resistenza a questa Restaurazione che vuole mettere le mani sulla città e cancellare le acquisizioni positive dell’era De Magistris: il dialogo con le realtà associative e di base e l’allontanamento dei privati dalla gestione, i beni comuni, l’acqua pubblica, la reinternalizzazione dei servizi, persino il lungomare liberato… Sappiamo che anche fra chi non ha partecipato alla tornata elettorale c’è una disposizione alla mobilitazione, e di sicuro molti si muoveranno fra poche settimane e mesi quando Manfredi inizierà ad amministrare e la spartizione dei soldi lascerà molti insoddisfatti.

Si preparano tempi duri. In Consiglio sono entrati per lo più vecchi uomini di ceto politico con una visione democristiana, estranei ai problemi dell’uguaglianza, dell’ambiente, delle donne, della transizione ecologica. Tutto il contrario di quello che avrebbe bisogno una città nel 2021.

Noi però da oggi stesso siamo attivi di nuovo sui territori. Stiamo preparando lo sciopero generale di lunedì 11 ottobre, stiamo animando dibattiti di quartiere, siamo già al lavoro con i nostri consiglieri per una programmazione di interventi.

Impediremo che gli speculatori mettano le mani sulla città, ci assicureremo che i soldi del Recovery non vengano distribuiti alle solite famiglie ma usati negli interessi dei cittadini, per rendere finalmente la nostra città più vivibile e giusta. E soprattutto costruiremo dal basso l’alternativa al Governo Draghi e a questo sistema che soffoca gli esseri umani e l’ambiente!

Potere al Popolo!

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Grosseto. La via è tracciata, adesso proseguiamo in avanti

Abbiamo partecipato alle elezioni amministrative spendendo poco meno dello stipendio mensile di un operaio, senza santi in paradiso, contando soltanto sulle nostre forze: impegno attivo e militante, quello che non c’è più nella “politica” dei cosiddetti grandi, quelli in grado di spendere svariate migliaia di euro in comitati elettorali e campagne pubblicitarie.

Questo passaggio ci ha consentito di segnare la nostra presenza in città e di pesare attraverso il voto, chi ha visto in noi una concreta prospettiva di trasformazione della società e della città: noi non misuriamo il nostro consenso in percentuali, ma in persone in carne e ossa.

Oggi sappiamo che 301 persone a Grosseto hanno detto Potere al Popolo!

Questo ci dà forza, perché rinsalda la nostra ipotesi che va radicata, estesa e rafforzata, ma che da oggi a Grosseto esiste concretamente.

Ringraziamo ogni persona che ci ha scelto, invitando tutte e tutti a proseguire insieme il cammino, unendosi nella costruzione di un progetto politico che non si fermerà mai alle tornate elettorali.

Nel corso degli ultimi due mesi siamo stati nelle periferie e nei quartieri popolari, e non neghiamo che a volte è stato difficile riuscire a parlare della nostra proposta politica: la disillusione e la rassegnazione nei settori popolari è tanta. Ma sappiamo anche con chiarezza che questo è il risultato di una classe politica che per decenni si è fatta artefice e complice di una vera e propria macelleria sociale. Così come sappiamo che la costruzione di una forza sempre più credibile e di parte (quella degli sfruttati) è la via per modificare questa situazione.

Oggi a sinistra qualche candidato dei cartelli elettorali nati dentro l’opzione del centrosinistra ha anche il coraggio di attaccare chi si è astenuto, proiettando su di loro le responsabilità della vittoria di Vivarelli Colonna.

Siamo estremamente contenti di ciò che abbiamo fatto, perché lo abbiamo fatto buttando il cuore oltre ogni ostacolo, sfidando tutti sulle questioni di fondo di un modello sociale che dimostra giorno dopo giorno il proprio fallimento.

Potere al Popolo – Grosseto

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Christian e il 12% di Potere al Popolo a Volla (NA)

di Giorgio Cremaschi

Volla è un comune della provincia di Napoli a ridosso dei confini amministrativi del capoluogo . Quarant’anni fa aveva poco più di diecimila abitanti, ora ne ha più di venticinquemila, perché Volla in realtà è diventato un quartiere dormitorio di Napoli, una periferia della periferia. Se scorrete l’elenco delle amministrazioni comunali degli ultimi trent’anni, vedete alternarsi in varie forme di centrosinistra e centrodestra, con periodiche interruzioni sotto la voce : commissario prefettizio. Perchè ogni tanto, chiunque governasse, l’amministrazione comunale veniva sciolta per infiltrazioni camorristiche. A Volla lo stato, la regione e il comune si presentano solo per negativo: per i servizi sociali che mancano, per i trasporti che fanno schifo,per la gigantesca speculazione edilizia che con colate di cemento ha distrutto ambiente e relazioni umane, per il degrado quotidiano ed il disprezzo per i bisogni delle persone. Poi alle elezioni lo stato, la regione il comune si presentano con le promesse e a volte anche le minacce dei notabili locali: vota per me e avrai questo , attento che se non voti per me questo non l’avrai. E il voto popolare viene così indirizzato e controllato, anche con la pratica della foto con il cellulare della scheda in cabina. Come ancora ieri veniva denunciato.

Ecco, in questo mondo che sembrava chiuso e impenetrabile, Christian De Luca, 26 anni, insegnante precario di filosofia, insieme alle compagne e ai compagni di Potere al Popolo di cui è militante, ha deciso di rompere il gioco abituale e scontato dei due candidati. Apparentemente opposti ma in realtà convergenti nella parte fondamentale del programma: lasciare tutto come sempre e favorire gli affari.

Christian si è candidato a sindaco raccogliendo le esperienze e le lotte per una città pubblica, per i servizi, per il territorio e anche per la biblioteca, sì la biblioteca, considerata spesa inutile dagli altri. Christian e Potere al Popolo Volla hanno dato voce alla domanda di rottura con un sistema ingiusto che si presenta sempre senza alternative. E quell’alternativa hanno cominciato a costruirla. La lista di Potere al Popolo ed il candidato sindaco, alla fine di un lavoro di confronto continuo con tutta la città, hanno ottenuto quasi 1300 voti, il 12%. È sicuramente un risultato eccezionale, ma non unico, è una via che si apre.

Christian ha scritto semplicemente che : “si può fare” e mi ha aggiunto che questo è l’esatto opposto del “ non ci si può fare niente” che è il motto della rassegnazione popolare. Ora i due candidati intercambiabili di centrodestra e centrosinistra andranno al ballottaggio, ma comunque finisca tra loro il primo cambiamento c’è già stato: si troveranno di fronte in consiglio comunale Christian e l’impegno di Potere al Popolo . Non è solo un segnale per Volla, lo è per tutti noi: si può fare.

Grazie Christian, grazie compagne e compagni.

Vedi anche gli altri contributi su: Potere al Popolo, prime valutazioni sui risultati nelle varie città

 

 

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