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Chi delocalizza deve pagare e non lasciare solo le macerie

Come mettere un freno alle delocalizzazioni e alle imprese “prendi i soldi e scappa all’estero”? Il governo ha adombrato una proposta di legge ma di fronte al fuoco incrociato di Confindustria l’ha già rimesso nel cassetto.

Non la pensano così invece i lavoratori della Gkn di Firenze venuti ieri a Roma per un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico. Ma prima avevano un altro appuntamento. Alla sala stampa di Montecitorio infatti è stato presentato il disegno di legge contro le delocalizzazioni e il mantenimento dei livelli occupazionali prodotto dal confronto tra giuristi e operai nelle scorse settimane.

Ad attenderli in Piazza del Pantheon, per un presidio contemporaneo alla conferenza stampa di presentazione del disegno di legge, c’erano le lavoratrici e i lavoratori dell’Alitalia e i militanti di Potere al Popolo.

Il disegno di legge è stato presentato dall’on. Yana Ehm, fiorentina e deputata del Gruppo Misto, e dal sen. Matteo Mantero di Potere al Popolo. Vedi QUI alcune dichiarazioni dalla piazza di Giuliano Granato (portavoce nazionale di Potere al Popolo, Matteo operaio Gkn e del sen. Mantero).

Da quanto riferito dai due parlamentari, sia alla Camera che al Senato quasi una cinquantina tra deputati e senatori intendono sottoscrivere  e presentare il disegno di legge. A confermare il carattere ampio del fronte contro le delocalizzazioni e la de-industrializzazione del paese, in conferenza stampa ha preso parola anche l’on. Elio Vito di Forza Italia annunciando che sottoscriverà il disegno di legge.

Secondo l’on. Ehm la vicenda dei 422 licenziamenti via mail alla Gkn ha portato alla luce il vuoto normativo in materia di delocalizzazioni produttive, il che contrasta con l’art.41 della Costituzione.

Matteo Mantero, senatore di Potere al Popolo, ha denunciato come le delocalizzazioni siano un argomento tabù per una politica sempre più schierata con gli industriali e le aziende.

“Se questo disegno di legge e la sua eventuale approvazione saranno un disincentivo, sono contento di diventare un disincentivo a questo tipo di investimenti, nel nostro paese vogliamo investimenti veri non di quelli che prendono soldi pubblici, licenziano, chiudono e delocalizzano”.

Ha anche sottolineato come quella indicata nel disegno di legge e voluta dai lavoratori Gkn sia una proposta strutturale e non particolare sulla loro vicenda. “Lo Stato non deve solo occuparsi degli ammortizzatori sociali, ma deve entrare nelle aziende per dargli delle prospettive”.

Dario Salvetti del Collettivo di fabbrica Gkn ha spiegato come ritenga che questa proposta sulle delocalizzazioni e il mantenimento dell’occupazione sia maggioritaria nel paese e minoritaria nella politica ma anche come questo terreno non possa essere sostitutivo di quello della mobilitazione.

“Il fondo Merlose ci ha acquisito per chiuderci e se ci fosse stata una legge come quella che proponiamo, questa l’avrebbe spaventato. La libertà d’impresa ha dei vincoli ma sta a noi indicare quali siano questi vincoli”.

La giurista Marzia Pirone ha poi spiegato l’articolato del disegno di legge il cui obiettivo è quello di assicurare la continuità industriale e occupazionale nel paese. Negli articoli sono previsti il controllo pubblico sui licenziamenti e lo stop a che le imprese vadano via lasciando il nulla perché lo Stato potrebbe intervenire per mantenere l’unità produttiva.

La legge riguarderebbe le imprese con più di 100 dipendenti perché sono quelle la cui chiusura ha maggiore impatto sui territori. Su questa soglia  tra i giuristi c’è stata ovviamente discussione, ma la legge prevede che ne sia soggetta anche l’impresa che nei due anni precedenti ai licenziamenti aveva più di 100 dipendenti ed include nella soglia anche i lavoratori “somministrati” che invece – pur essendo sempre più numerosi nelle fabbriche – non vengono conteggiati nel personale aziendale.

Il disegno di legge prevede anche sanzioni per le imprese che delocalizzano. Chi lo fa non usufruisce più di contributi pubblici e deve restituire quelli percepiti in passato, inoltre lo Stato potrebbe intervenire a salvaguardia dell’occupazione e delle unità produttive attraverso Cassa Depositi e Prestiti.

Dopo la conferenza stampa c’è stato l’incontro tra i lavoratori Gkn e il Mise. Al tavolo convocato al Mise (iniziato alle 15 e terminato poco prima delle 20), l’azienda  secondo la viceministra Todde “si è resa disponibile al confronto”. Ed ha aggiunto che : “Verrà fatto un verbale. La procedura di licenziamento non è all’ordine del giorno. Un percorso di confronto non può avere il peso della procedura di liquidazione e l’azienda ha dichiarato che il tema non è ostativo per loro”. Dunque, l’azienda pare disponibile a ritirare la procedura di messa in liquidazione, in favore invece della nomina di un advisor, scelta che il ministero propone di demandare a Invitalia.

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