Vi ricordate Berlusconi che sosteneva che la scuola italiana di esse fondarsi sulle tre “I”, impresa, informatica, inglese? Con questa sciocchezza padronale lui, Renzi ed i loro ministri dell’istruzione hanno devastato la scuola pubblica.
Ora un tardo seguace dei due, il ministro Cingolani, ripropone lo stesso elogio dell‘ignoranza.
Il ministro della cosiddetta “transizione ecologica”, a cui per primo Greta Thumberg ha dedicato il suo “bla bla bla”, ha sostenuto l’inutilità di studiare la storia perché ciò che conta è la tecnica che serve per fare i manager.
La sua battuta contro lo studio delle guerre puniche esprime la peggiore ottusità padronale.
Perché in realtà i top manager spesso hanno una formazione di base classica e storica (Sergio Marchionne era laureato in filosofia, ndr); e nelle scuole di alta formazione si studiano filosofia, psicologia, storia antica.
Perché un pensiero critico è fondamentale sempre e la vera classe dirigente lo sa benissimo.
Ma Cingolani segue le richieste di mercato degli industriali, che vorrebbero sempre avere a disposizione tecnici usa-e-getta. A lui non importa che le giovani generazioni acquisiscano una cultura che dia loro forza e potere in tutto il mondo del lavoro.
Lui vuole l’esatto contrario: forza lavoro di pronto sfruttamento. Vuole una scuola sempre più di classe, dove i figli degli operai imparino subito ciò che serve alla produzione, mentre quelli dei ricchi si formano anche su Tucidide e sulle guerre puniche.
La cosa paradossale è che questo Cingolani – come ministro della transizione ecologica – dovrebbe essere quello che più pensa al futuro, mentre invece continua a propagandare il peggiore presente.
Anzi a voler tornare al passato, dalla scuola al nucleare. E le parole futuribili di Grillo, che ancora esalta questo pessimo ministro berlusconiano, sono tutta fuffa.
Studiate la storia, se non volete diventare come Cingolani.
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