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Il neofascismo oggi in Italia

Evoluzione e tratti identitari

L’area del neofascismo si presenta ad oggi assai frastagliata. D’altro canto è sempre stata una sua caratteristica storica fin dalle origini.

Una fotografia d’insieme

Molte cose sono cambiate da quando, a seguito della trasformazione nel gennaio 1995 dell’Msi, lo storico partito del neofascismo italiano, fondato nel lontano 1946, in Alleanza nazionale, nuove formazioni esplicitamente nostalgiche del passato Ventennio mussoliniano si sono affacciate sulla scena politica.

La più vecchia delle organizzazioni post-missine, la Fiamma tricolore, è praticamente scomparsa, così il Fronte sociale nazionale di Adriano Tilgher (di fatto i reduci di Avanguardia nazionale, organizzazione sciolta per legge come ricostituzione del partito fascista nel giugno 1976).

Forza nuova (di cui diremo più avanti) si è, dal canto suo, fortemente ridimensionata dopo aver subito nel maggio del 2020 una scissione assai consistente che ha prosciugato molte delle sue sezioni territoriali e dato vita alla cosiddetta Rete dei patrioti.

Da qui anche la scelta strategica di infiltrarsi nei movimenti No Vax e No Green Pass, radicalizzando parole d’ordine soprattutto contro la cosiddetta “Dittatura sanitaria”.

La lotta con CasaPound per l’egemonia nella galassia neofascista l’ha spinta sempre più verso derive violente. L’assalto squadristico alla sede della Cgil a Roma del 9 ottobre scorso rappresenta un punto di arrivo, volto a segnare con un inconfondibile marchio fascista la propria azione. 

L’unica realtà che nel frattempo è cresciuta e si è consolidata, dal 2008, anno della sua fondazione, è certamente CasaPound, divenuta la principale espressione del neofascismo odierno.

La specificità nazifasacista e antisemita di Forza Nuova

Forza nuova, nata nel settembre 1997, si ispira senza infingimenti, da sempre, alla Guardia di ferro rumena fondata da Corneliu Zelea Codreanu, uno dei più sanguinari movimenti antisemiti che l’Europa abbia mai conosciuto. Attiva negli anni Trenta e Quaranta, la Guardia di ferro arrivò a collaborare con i nazisti e praticare l’azione terroristica su larga scala.

I “legionari” (così si facevano chiamare) della Guardia di ferro furono soprattutto protagonisti di spaventosi pogrom antiebraici, tra gli altri quello di Bucarest del 22 gennaio 1941. Un atto bestiale: i legionari irruppero nel quartiere ebraico, incendiando le sinagoghe, devastando e distruggendo.

Al macello comunale vennero radunati centinaia di ebrei. Dopo aver simulato una cerimonia kosher molti di loro vennero trascinati al mattatoio, sgozzati e appesi ai ganci, come carcasse di animali, con la scritta al collo «carne ebrea». «Li avevano scorticati vivi, a giudicare dalla quantità di sangue», riferì in un suo telegramma l’ambasciatore degli Stati Uniti in Romania, menzionando tra i corpi anche una bambina di meno di cinque anni, appesa per i piedi. Altri, disse, erano stati decapitati.

Per un raggio di diversi chilometri si rinvennero i corpi degli ebrei assassinati dalla furia della Guardia di ferro. Più di un centinaio di essi furono ritrovati nudi il 24 gennaio a Banasea, sulla linea tra Bucarest e Ploiesti, altri ottanta sulla strada per Giurgiu. Un bilancio finale non si riuscì mai a stilarlo. Le fonti più attendibili parlarono di 630 morti e 400 scomparsi.

Costituita da Roberto Fiore (già promotore alla fine degli anni Settanta di Terza posizione) e da Massimo Morsello (prima nella sezione del Fuan di via Siena a Roma, poi nei Nar), ambedue fuggiti a Londra nel 1980 (inseguiti da mandati di cattura per associazione sovversiva e banda armata e successivamente condannati rispettivamente a cinque anni e sei mesi e a otto anni e due mesi), Forza nuova è stata più volte oggetto di attenzioni da parte della magistratura.

Moltissimi sono stati gli episodi che hanno visto militanti e dirigenti di Fn, o che vi avevano fatto parte, condannati per aggressioni violente. L’elenco sarebbe lunghissimo. Ma riguardo la natura di questa organizzazione, di particolare rilevanza sono stati due pronunciamenti della Corte di Cassazione: il primo, dell’8 giugno 2010, con sentenza avversa a una denuncia di Roberto Fiore, ritenne «pienamente giustificato l’uso delle espressioni» «nazifascisti» e «neofascisti» nei confronti di Forza nuova.

Il secondo, del 10 febbraio 2011 (sentenza 4938 della Quinta sezione penale), assolveva dall’accusa di diffamazione il direttore e un giornalista del «Corriere della Sera», denunciati anche in questo caso da Roberto Fiore, per l’intervista a un politico che definiva l’organizzazione «chiaramente fascista» e «portatrice di valori quali la xenofobia, il razzismo, la violenza e l’antisemitismo».

Il testo della sentenza affermava che «alla luce dei dati storici e dell’assetto normativo vigente durante il ventennio fascista, segnatamente delle leggi razziali», la qualità di fascista «non può essere depurata dalla qualità di razzista e ritenersi incontaminata dall’accostamento al nazismo».

Differenze e denominatori comuni

CasaPound a differenza del partitino di Roberto Fiore guarda al primo movimento fascista in Italia, di cui tenta di ripercorrerne le gesta. Una sorta di identificazione, a partire dai suoi caratteri pseudo-rivoluzionari e giovanili.

Centrali rispetto alla propria identità risultano due figure, in primis Ezra Pound, di cui sono state recuperate alcune teorie economiche, in particolare in favore del controllo statale del sistema bancario e per la «messa fuori legge dell’usura».

A seguire il romanziere e scrittore Robert Brasillach (condannato a morte in Francia nel 1945 per la sua attività di collaboratore dei nazisti), la cui effige è stata affissa nel marzo 2009 sui muri di Roma in occasione del lancio del movimento artistico letterario legato a Casa Pound, denominato Turbodinamismo, nei fatti una rimasticatura del futurismo marinettiano.

Le nostalgie e le ascendenze nell’area del neofascismo italiano sono dunque variegate. Ma al di là delle differenze e delle specificità delle diverse formazioni organizzate, è ai tratti comuni di questo arcipelago nero che bisogna guardare.

Da questo punto di vista, trasversalmente, il neofascismo odierno si riconosce in un’analisi della globalizzazione che denuncia il potere delle élite finanziarie identificabili ancora una volta nei banchieri ebrei, da Soros a Rotschild, i cui progetti punterebbero alla trasformazione delle società occidentali in società sempre più «multirazziali», nonché al «sostitutismo» della popolazione lavoratrice «bianca» con altra di colore, nord-africana in particolare.

Anche la pandemia da Covid-19 è stata interpretata come una manovra orchestrata da questi poteri forti, volti all’instaurazione di una sorta di «dittatura» all’insegna del «pensiero unico». Nelle élite si individua la genesi di ogni complotto.

Da qui la difesa del «povero bianco», che perde diritti e spazi e che «disprezza la mescolanza», ora abbandonato e colpevolizzato. Da qui il muoversi «in nome del popolo», promuovendo movimenti contro la «dittatura sanitaria», parte di un tentativo per cercare di rappresentare delle collettività, dei pezzi di società abbandonati.

I luoghi, non a caso, dell’agire sono le periferie delle grandi metropoli e i temi sono quelli della difesa dello Stato sociale per la popolazione “autoctona”. Comune è anche una sorta di strategia della tensione xenofoba con campagne organizzate su temi sensibili come la sicurezza, contro i centri di accoglienza e i campi Rom.

L’espansione senza pianificazione urbana di alcune nostre metropoli, si pensi a Roma, con mano libera ai palazzinari, con insediamenti casuali e frammentari e l’assenza di servizi, fanno da sfondo a queste politiche di intervento.

Il neofascismo non si muove più rincorrendo le ipotesi di sovvertimento istituzionale di tipo golpista come negli anni Settanta, ma su un crinale di erosione della coesione sociale e per questa via della tenuta del tessuto democratico. La distanza tra le organizzazioni cresciute nei Sessanta e Settanta e quelle odierne è abissale. Il contesto non è in alcun modo paragonabile. L’Italia della “Guerra fredda” non è quella di oggi.

Avanguardia nazionale e Ordine nuovo (organizzazioni filo-naziste e terroristiche) erano inserite in uno schieramento anticomunista ampio, con vertici istituzionali, da quelli militari a quelli di polizia e di intelligence, attraversati da pulsioni e intenti eversivi dell’ordine costituzionale, con ampie quote della classe politica dirigente tentate da avventure reazionarie.

Derive armate

La deriva verso la lotta armata di frange sempre più consistenti del neonazismo a livello europeo è ormai una realtà. Negli ultimi anni sono stati diversi, in Francia e in Germania, i gruppi organizzatisi in funzione terroristica individuati e sciolti per legge.

Così in Italia dove in soli due anni si è provveduto da parte della magistratura e delle autorità di polizia a intercettare e disarticolare più di una formazione.

Nel novembre 2019 è avvenuto nei confronti del “Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori”, con tanto di simbolo tratto dalle Waffen-SS, nato a fine 2016, dotato di armi ed esplosivi, presente in Lombardia, Piemonte, Liguria e Veneto, in contatto con l’organizzazione terroristica Combat 18.

Sempre nello stesso mese, la Digos di Firenze aveva perquisito dodici persone, tra Siena e provincia, con l’accusa di associazione per sovvertire l’ordine democratico, trovando armi ed esplosivi, elmetti e divise tedesche. Durante le intercettazioni era anche emerso che alcuni degli indagati avessero l’intenzione di far saltare in aria la moschea di Colle Val d’Elsa.

Nel solo 2021 si sono, invece, di fatto sciolti ben cinque analoghi raggruppamenti in procinto di passare alla lotta armata, con l’intenzione di colpire, armi alla mano, avversari politici, ma anche ebrei, omosessuali e stranieri.

A gennaio è stata la volta di Sole Nero, a maggio de L’ultima Legione, a giugno dell’Ordine Ario Romano, a luglio di Avanguardia Rivoluzionaria, per finire in ottobre con l’Ordine di Hagal.

Tutte minuscole realtà, non costituite da giovanissimi, se non in un caso, ma da militanti in età matura provenienti da precedenti esperienze politiche nella destra radicale, in particolare da Forza nuova. Un dato preoccupante segno di un salto di qualità nell’ambito del neofascismo italiano.

 * Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre

 * da il Ciclostile n7 – novembre 2021_0.pdf

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