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Stop all’autonomia differenziata delle regioni. Oggi la manifestazione

Nonostante ogni evidenza, il Governo Draghi sta proseguendo sulla strada del regionalismo spinto, inserendo come collegato alla Legge di Bilancio un DDL per “l’attuazione dell’Autonomia Differenziata”, senza che ne sia noto – sempre che esista – il testo, impedendo alle cittadine e ai cittadini, alle forze sociali e politiche di conoscere un progetto che provocherebbe la frantumazione della Repubblica con conseguenze irreversibili sulla vita di tutte e tutti, nella situazione già molto grave in cui versano interi settori sociali.

Oggi pomeriggio dalle 14 in poi, a Piazza SS Apostoli a Roma, una ampia coalizione di forze politiche, sociali e sindacali ha convocato una manifestazione per chiedere lo stop di questo progetto ed in particolare lo stralcio del DDL sull’autonomia differenziata dalla Legge di Bilancio e la restituzione della materia al confronto pubblico democratico

Da tempo denunciamo i gravi pericoli di una riforma dell’assetto istituzionale dello Stato che sancisce la disparità di risorse tra regioni e aree del Paese, affidando alle Regioni competenze significative su 23 materie tra le quali spiccano sanità, scuola, servizi essenziali, trasporti, rapporti con l’Unione Europea, solo per citarne alcune.

Le conseguenze riguarderebbero la vita, il lavoro e i diritti di decine di milioni di persone, come pezzo dell’attacco complessivo alle condizioni materiali della classe lavoratrice e della parte più debole della società.

Sono lampanti tutti i danni della “riforma” del 2001 che ha modificato il Titolo V della Costituzione, aprendo di fatto la strada alle disparità territoriali e alle disfunzioni nell’azione di governo.

È una battaglia di lungo respiro per la tenuta dei principi universalistici iscritti nella Carta Costituzionale, stravolta fin dai tempi dell’inserimento del pareggio di bilancio negli articoli 81 e 97 della Costituzione, dalle ipotesi di presidenzialismo o semi-presidenzialismo evocate dalla proposta di Draghi Presidente della Repubblica, fino ad arrivare a un nuovo impianto fortemente spinto dai settori produttivi di alcune regioni del Nord Italia e perfettamente in linea con la nuova architettura europea.

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