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Studenti, la “Lupa” chiama a raccolta le scuole del paese

Lo stanno cominciando a chiamare la “Lupa”, trent’anni dopo la “Pantera”, il movimento studentesco che per ora ha agito soprattutto nella città di Roma, ma che i ragazzi e le ragazze della capitale puntano a espandere a tutto il territorio nazionale.

Il nome viene da un’idea di un giornalista del Corriere della Sera e sembra piacere agli “studenti al contrattacco” che sono in mobilitazione da quasi tre mesi, stanchi di una scuola che ai trentennali problemi strutturali, dovuti alle feroci privatizzazioni degli anni ‘90, ha aggiunto l’incapacità del governo attuale di reagire razionalmente e in favore di chi la scuola la vive, insegnanti e studenti appunto.

L’occasione del suo primo “utilizzo ufficiale” è il lancio della prima assemblea nazionale che si sta costruendo per il prossimo gennaio, data ancora da definire, per fissare un punto dopo la prima ondata di occupazioni, organizzare le forze e rilanciare sul piano della mobilitazione e della controffensiva programmatica e culturale la primavera e, perché no, gli anni a venire.

A lanciare l’iniziativa sono stati i militanti dell’Opposizione Studentesca d’Alternativa, di gran lunga la compagine più attiva in questi mesi, al termine del riuscitissimo corteo cittadino di venerdì scorso.

Un corteo che ha visto la partecipazione di alcune migliaia di giovani, qualche tafferuglio con la polizia e l’incontro istituzionale tenacemente rincorso nell’ultima settimana con la Prefettura, a cui studenti e studentesse hanno sottoposto tre richieste “molto semplici”:

– un tavolo con la Prefettura per discutere e superare il problema degli scaglionamenti a cui fare partecipare tutte le realtà studentesche;

– un tavolo con il Ministero dell’Istruzione con le organizzazioni studentesche, i collettivi rappresentativi delle proteste e i sindacati della scuola per discutere i fondi diretti alla scuola pubblica italiana;

– una circolare ministeriale rivolta ai presidi e ai relativi consigli di istituto che vieti l’applicazione di sanzionamenti disciplinari nei confronti degli studenti in lotta e che vengano revocate quelle già emanate.

Idee chiare, obiettivi espliciti e perseguiti con la lotta quotidiana nei luoghi della scuola stessa, indice di una maturità politica che fa ben sperare per il futuro di riscatto di una generazione che vorrebbero condannata alla precarietà, al consumismo sfrenato e al silenzio.

Una maturità che forse comincia a spaventare gli scranni scricchiolanti dei piani alti delle istituzioni, visto che non passa giorno senza attacchi contro il movimento.

L’ultimo in ordine di tempo viene da Rocco Pinneri, Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio, che ha invitato gli studenti a “denunciare formalmente il reato di interruzione del pubblico servizio e di chiedere lo sgombero dell’edificio, avendo cura di identificare, nella denuncia, quanti possiate degli occupanti“.

Il dividi et impera, ossia il mettere tutti contro tutti, studenti contro studenti nella fattispecie, è pratica vecchia e spesso anche funzionante, ma confidiamo nella capacità del neonato movimento nel riconoscere il nemico di “classe”, in qualsiasi forma esso si presenti, e superarlo nella lotta verso una scuola migliore.

Di seguito, l’appello lanciato dall’Osa per l’assemblea nazionale di gennaio.

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Appello per costruire un’assemblea nazionale degli studenti in lotta a fine gennaio

La Lupa non sta in gabbia: da Roma a tutte le scuole del paese!

La mobilitazione che ha coinvolto tutte le scuole di Roma da ottobre ad oggi non deve fermarsi: il segnale che viene dagli studenti della Capitale va colto e allargato a tutte le scuole del paese.

È evidente a tutti, anche a chi vuole negarlo, che il Covid e i conflitti sociali e su scala globale hanno fatto emergere chiaramente la crisi di un intero modello di sviluppo: noi non vogliamo più essere marionette di questo sistema ma il primo tassello della costruzione di un’alternativa a tutto tondo.

Dopo due anni di pandemia, finalmente tornano al centro le rivendicazioni di chi ogni giorno vive sulla propria pelle il fallimento di un intero modello scolastico: edilizia scolastica scadente, orari di lezione improponibili soprattutto per chi vive in periferia, mancanza di dialogo con i presidi manager, competizione tra studenti che genera crisi psicologiche, mancanza di democrazia e socialità dentro gli istituti, sono queste solo alcune delle motivazioni che hanno spinto gli studenti di tutta Roma a mettersi in moto, contro il governo Draghi e il ministro Bianchi così come contro i governi che li hanno preceduti.

Di fronte a un’inedita, e spesso spontanea, mobilitazione delle scuole nessuna risposta è arrivata dalle istituzioni, sorde alle esigenze di una generazione che sta costruendo il contrattacco a partire dalle scuole.

Non possiamo per questo fermarci qua. Dobbiamo lavorare per costruire la forza e le ragioni comuni per estendere la protesta a tutte le scuole del paese: contro il tentativo di reprimere o tacere le ragioni del neonato movimento studentesco ora o mai più gli studenti di tutta Italia devono mettersi attorno a un tavolo e immaginare uniti il contrattacco.

La “Lupa” non può stare in gabbia: chiediamo a tutti i collettivi in lotta, alle organizzazioni studentesche, agli studenti di tutta Italia di costruire una grande assemblea nazionale a Roma a fine gennaio per decidere insieme i prossimi passi.

Non lasceremo a questa classe dirigente e politica la libertà di fare dei fondi per la scuola pubblica il fortino dei privati e degli sfruttatori. Non staremo zitti di fronte a un governo che non ascolta le ragioni delle proteste degli studenti così come dei lavoratori e dei movimenti. Non vi lasceremo gettare un’intera generazione in un mondo fatto di sfruttamento, precarietà e competizione.

Saremo il branco che vi spazzerà via!

Opposizione Studentesca d’Alternativa, 18 dicembre 2021

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