Si è concluso ieri a Napoli il giro di conferenze in Italia sul caso di Georges Abdallah, militante comunista e antimperialista libanese in carcere ormai da 37 anni in Francia.
Le conferenze si sono tenute a Torino, Milano, Bologna, Pisa e Roma ed in tutte è stato proiettato il documentario “Fedayn” che ricostruisce la storia politica e le vicende giudiziarie di Georges Abdallah dentro il contesto della lotta di liberazione del popolo palestinese in particolare dagli anni ’70. La sua vita infatti si intreccia con la lotta per la liberazione del popolo arabo contro il sionismo e contro le complicità occidentali con Israele, una battaglia condotta sia nel suo Paese d’origine che in Occidente.
Georges Abdallah è uno dei prigionieri politici incarcerati in Unione Europea con più anni di galera scontati.
Arrestato il 25 ottobre del 1984 per detenzione di “veri documenti falsi”, è stato successivamente accusato e condannato per complicità in omicidio volontario. Nel corso del processo ha negato le accuse per le quali è stato poi condannato, esprimendo il suo appoggio alle Frazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi (FARL). Questo gruppo comunista della Resistenza Libanese che ha ucciso nel 1982 Charles Ray, attaché militare dell’ambasciata degli Stati Uniti in Francia e, sempre a Parigi, Yacov Barsimentov, un funzionario israeliano membro del Mossad.
Due anni prima, il 1982, era stato l’anno dell’Invasione israeliana del Libano con l’Operazione Pace in Galilea che era già stata tentata infruttuosamente nel 1978 con l’Operazione Litan.
Potrebbe quindi essere fuori dalla prigione da più di vent’anni ma questo primato detentivo è dovuto alla pressione statunitense e sionista, nonché alla complicità del governo francese. Questi ne hanno fatto, di fatto, un ostaggio nelle mani di uno Stato che gli ha negato nel 2013 la libertà condizionale e il ritorno in Libano e, più recentemente, la scarcerazione all’interno di una ampia manovra “svuota carceri”, attuata per impedire la diffusione del Covid-19 nelle prigioni d’oltralpe.
è in atto da anni una campagna per la sua liberazione in Francia e lo Stato libanese ha più volte posto la questione di Abdallah al presidente francese Macron. Abdallah rifiuta di rilasciare qualsiasi dichiarazione di “pentimento”, premessa posta dall’Esagono come concessione di una eventuale grazia da parte presidenziale.
Durante tutti gli anni della sua carcerazione non ha mai rinnegato i suoi principi e il suo impegno contro l’imperialismo e al fianco dei popoli oppressi, in particolare verso il Popolo Palestinese, per il quale ha portato avanti diversi scioperi della fame in appoggio alle rivendicazioni dei prigionieri politici palestinesi (oggi circa 7000) detenuti nelle carceri israeliane.
La Rete dei Comunisti, Cambiare Rotta ed OSA hanno deciso di fare, lungo tutta questa settimana, una serie di iniziative in Italia che si inseriscono nella campagna internazionale per la sua liberazione. Una attività che vuole rimettere al centro dell’agenda politica l’opposizione alla NATO, al neo-colonialismo dell’Unione Europea e al processo di “normalizzazione” di Israele con cui – grazie agli Accordi di Abramo patrocinati dall’amministrazione Trump ma mantenuti da quella Biden – differenti stati “arabi” hanno iniziato ed ampliato le proprie relazioni: Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan.
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