Noi napolitani, eredi di secoli di forzoso adattamento alle dominazioni straniere che ci hanno assuefatti al controllo militare, siamo arrivati a sentirci quasi ospiti a casa nostra. Percorrendo in auto la Domiziana, soprattutto con una deviazione per raggiungere località balneari come Varcaturo, a tantissime persone sarà capitato di scorgere distrattamente un enorme complesso, moderno e grigio, proprio accanto al Lago Patria, a breve distanza dall’antica Liternum, dove si 2200 anni fa si ritirò dopo le guerre puniche Scipione l’Africano.
Ma forse anche per molti giuglianesi quella grigia fortezza, sinistra città nella città, è un elemento in più nella ex fertile Campania Felix, da decenni infelice sede delle ecomafie, intossicata da criminali scarichi di veleni e appestata da roghi tossici.
E allora benvenuti a Nàtoli, provincia di ‘Terra dei Fuochi’, una cittadella militare dove i sedicenti ‘alleati’ multinazionali – ma targati stelle e strisce – da un decennio si esercitano a controllare lo scacchiere strategico dell’Europa meridionale, del nord Africa e dell’est europeo.
Una delle aree più calde, sulle quale il JFCN (Joint Forces Command Naples) ha esteso dal 2012 la sua giurisdizione – dopo il trasferimento dall’AFSOUTH di Bagnoli – come quartier-generale operativo della NATO, da cui dipendono due delle sei Force Integration Units in Romania ed il neonato Aegis Ashore Missile Defence Site Deveselu, parte del suo sistema di difesa missilistica.
Benvenuti in quella che per molti è solo un’area militare off limits, chiamata impropriamente ‘base’ ma dalla quale non partono cacciabombardieri né colonne di carri-armati. E in effetti – a parte un’enorme e minacciosa batteria di installazioni per telecomunicazioni – nulla lascerebbe sospettare che in quell’ingombrante complesso color ferro a meno di 20 km da Napoli (edifici a 7 piani di cui 2 interrati, 330.000 mq di superficie, 280.000 metri cubi di edificazione ed una potenziale ricettività di 3.000 presenze) si sono già decise le sorti delle recenti, disastrose, guerre scatenate dall’imperialismo USA e, purtroppo, si continueranno a decidere e controllare strategicamente quelle che si stanno preparando sul fronte est e quello mediterraneo.
Benvenuti in quella che in teoria sarebbe casa nostra, la nostra terra, ma che dal dopoguerra è occupata militarmente dai cosiddetti ‘liberatori’, cui sovrintende un mega-ammiraglio statunitense ‘a due berretti’, capo sia delle forze navali USA (US Naval Force Europe-Africa di Capodichino) sia del JFC di Giugliano, giusto per far capire chi è che comanda…
Nella pagina di ‘accoglienza’ del sito www.jfc.nato.int è scritto che la “nuova struttura di comando della NATO è più snella, più flessibile, più efficiente e meglio in grado di condurre l’intera gamma delle missioni dell’Alleanza”. Si precisa poi che è parte della: “Forza di risposta della NATO (NRF) costituita da una forza flessibile e tecnologicamente avanzata che include elementi di terra, mare e aria pronti a spostarsi rapidamente ovunque sia necessario, come deciso dal Consiglio Nord Atlantico».
Il linguaggio è volutamente neutro, come se non si trattasse di un comando militare strategico ma di una qualsiasi azienda. Un messaggio pubblicitario, che sorvola ovviamente sul fatto che efficienza tecnologica e flessibilità operativa servono a “preparare, pianificare e condurre” azioni di guerra (eufemisticamente: ‘missioni’), causa di migliaia di morti e feriti e di gravissime devastazioni ambientali. Quella guerra che a parole la nostra Costituzione “ripudia”, ma alla quale ci prepariamo disciplinatamente, sotto il comando d’un ammiraglio che, a sua volta, è al comando del Presidente degli Stati Uniti d’America.
Benvenuti in un territorio straniero sul quale non abbiamo giurisdizione né controllo, ma dove comunque risiedono dal 2013 migliaia di militari e civili di varia nazionalità, aggravando l’impatto antropico su un’area comunale densamente popolata (oltre 1.314 abitanti per hm2), assai inquinata e con vari problemi di vivibilità, un luogo per di più sottratto ad ogni verifica e monitoraggio ambientale e sanitario.
Un grosso compound ipertecnologico, dove assurdamente gli scolari di Giugliano vengono portati in visita guidata, ma che ha reso problematica la sicurezza di quel territorio (di fatto un bersaglio strategico…).
Un complesso di cemento… armato costato pure un bel po’ di denaro, tenuto conto che sommando ai 165 milioni di euro stanziati dalla NATO (pagati peraltro in quota parte anche dall’Italia) i 21 milioni di fondi FAS per le “infrastrutture” viarie e i 5 milioni erogati a suo tempo dall’Amministrazione Provinciale, si arriva alla stratosferica somma di oltre 190 milioni di euro investiti in una centrale della guerra.
Purtroppo Giugliano, pur ricevendo in cambio pochi veri benefici, sembra da tempo rassegnata a recitare il ruolo subalterno di military town, dove spadroneggiano anche i nostri soldati, col pretesto dell’intervento per l’operazione ‘Terra dei Fuochi’.
Di recente, fra l’altro, essi stanno cercando di accreditarsi paradossalmente come protettori dell’ambiente ed educatori nelle scuole, come dimostra il recente ed incredibile protocollo d’intesa tra Comune e Comando Sud dell’Esercito per promuovere… la raccolta differenziata nelle scuole.
Forse la popolazione locale non ha ancora percepito la gravità di una situazione d’una città con quasi 124.000 abitanti (e con un numero molto superiore di residenti in periodo estivo) che si trova forzosamente ad ospitare uno dei principali comandi strategici della NATO.
È quindi compito del movimento antimilitarista e pacifista, contro ogni guerra e contro la sudditanza all’Alleanza Atlantica, rafforzare le azioni di sensibilizzazione, controinformazione e mobilitazione civile e popolare nei confronti dei cittadini giuglianesi, soprattutto in un drammatico momento in cui – neanche usciti da un pandemia globale e sotto l’imminente minaccia di una catastrofe ecologica – i venti di guerra soffiano più impetuosi del solito ed il leone della NATO ruggisce minacciosamente.
(*) Ermete Ferraro, vicepresidente del M.I.R. e dell’Esecutivo di V.A.S., è un ecopacifista nonviolento.
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