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Non provate a dividerci, il movimento studentesco è unito

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato scritto da tutte le realtà attive al livello nazionale nella mobilitazione studentesca che nello scorso 18 febbraio hanno attraversato le strade di 40 città del paese, ricevendo un trattamento vergognoso da parte dei maggiori organi d’informazione nazionale.

Una strumentalizzazione della protesta che se da una parte non sorprende, basti pensare alle menzogne in marcia da settimane su un possibile conflitto armato ai confini tra Ucraina e Federazione Russa (o al silenziamento di quello presente da otto anni in Donbass), dall’altra merita tutta l’attenzione e l’organizzazione di una risposta, politica come comunicativa, all’altezza della sfida.

Con le dovute cautele, senza parallelismi insensati, tuttavia le “guerre ibride” sono anche questo, la delegittimazione di un attore del conflitto, di solito quello aggredito da parte dell’aggressore (nella fattispecie, l’ammucchiata a sostegno del governo Draghi e la Confindustria contro il movimento studentesco), per mezzo degli strumenti che raccontano la realtà in una società sempre più atomizzata, in cui la parola dei media (chi sta letteralmente “in mezzo” tra il fatto da raccontare e la persona da informare) assume maggiore rilevanza a causa, appunto, della pervasiva frammentazione del tessuto sociale da raccordare.

Il movimento studentesco, che sta dimostrando una lucidità e una propensione alla lotta che lasciano ben sperare, dimostra per l’occasione consapevolezza e unità, a cui noi rendiamo il giusto merito pubblicando il comunicato qui di seguito.

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Non provate a dividerci: il movimento studentesco è unito e conosce i suoi nemici

Ci svegliamo oggi, dopo la grande mobilitazione nazionale unitaria di ieri (venerdì, ndr), guardando esterrefatti ai commenti sulle principali testate giornalistiche.

È una tattica vecchia, che conosciamo molto bene, quella di parlare di divisioni interne al movimento studentesco, da una parte i “buoni”, civili e democratici, dall’altra i “cattivi”, black-bloc, violenti e irrispettosi dell’ordine costituito.

Rispediamo al mittente le dichiarazioni delle istituzioni, della stampa mainstream e delle organizzazioni studentesche che in piazza non abbiamo visto: a Roma, Milano, Bologna, Pisa, Venezia, Catania e Napoli, come a Torino, davanti alla sede di Confindustria c’eravamo tutte e tutti.

Conosciamo bene i nostri nemici e i mandanti delle morti di Lorenzo e Giuseppe, ragazzi come noi: sono i partiti come il PD, che prova a far cadere le proprie responsabilità gridando “all’incidente”, sono le aziende e gli industriali rinchiusi dentro le sedi che in questi giorni sono stati il bersaglio delle nostre proteste.

E soprattutto sono le istituzioni scolastiche, come gli Uffici Scolastici Regionali, sanzionati a Napoli, Venezia, Catania e dove a Roma ci sono state tensioni quando il corteo ha deviato il percorso  per raggiungerne la sede.

Siamo scese e scesi in piazza per ribadire che il vostro modello di scuola non lo vogliamo: una scuola sessista, fatta di abusi, sfruttamento, competizione che vogliamo rompere e rivoluzionare a partire dallo straordinario protagonismo studentesco degli ultimi mesi.

Il movimento studentesco è unito e rappresenta la voglia di riscatto di una generazione che non fermerete facilmente.

Ci rivedrete nelle piazza e nelle strade più determinati e determinate di prima, ci volete passivi e divisi, ci avrete combattivi e uniti.

Le organizzazioni e i collettivi studenteschi promotori delle manifestazioni del 18 febbraio

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1 Commento


  • Pasquale

    …E il dovere della società civile tutta, specie di chi ha cominciato a lottare prima di voi, e come voi conosce le dinamiche delle proteste e i tranelli del potere per ridimensionarle tramite la propaganda di regime, oltre alle manganellate della polizia, è quello di stare al vostro fianco sostenendo le vostre rivendicazioni e camminando insieme a voi, nel percorso di ricostruzione della scuola ma anche di una intera società dilaniata da decenni di imborghesimento politico soprattutto di certa sinistra e da un capitalismo barbaro e criminale che annienta la dignità del lavoro.
    Hasta la Victoria

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