L’economia di guerra in Italia marcia a passo spedito. Ieri la Camera dei Deputati con una larghissima maggioranza (391 voti favorevoli su 421 presenti, solo 19 i voti contrari) ha approvato un Ordine del giorno proposto dalla Lega e collegato al cosiddetto “Decreto Ucraina” (ma sottoscritto da deputati di Pd, Fi, Iv, M5S e FdI) che impegna il Governo italiano ad aumentare le spese militari verso quel 2 % del Pil richiesto da anni dalla Nato.
Nel testo approvato si legge che questo risultato dovrebbe essere raggiunto “predisponendo un sentiero di aumento stabile nel tempo, che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione” mentre nell’immediato si debba agire per “incrementare alla prima occasione utile il Fondo per le esigenze di difesa nazionale”.
Secondo l’Osservatorio sulle spese militari Milex, per l’Italia ciò significherebbe, passare dai circa 25 miliardi l’anno attuali ad almeno 38 miliardi l’anno di spese militari. Nel corso della stessa seduta è stato anche approvato l’Ordine del giorno a firma Gagliardi che chiede un “incremento della spesa annuale complessiva del settore difesa in misura non inferiore al 3,5% del totale del bilancio finale dello Stato (da non confondere con il Pil, ndr).
La spesa militare in realtà è già oggi arrivata a 25,8 miliardi con un aumento del solo capitolo investimenti del 75% in più rispetto al 2019.
Di aumento delle spese militari, aveva parlato piuttosto esplicitamente anche il Sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè in un recente forum all’Istituto Affari Internazionali.
Secondo Mulè la spesa militare in Italia era già aumentata del 20% rispetto al 2019, ma “adesso bisogna fare quel passo in più per portare i 25,8 miliardi intorno ai 38 miliardi che rappresentano il 2% del Pil come da accordi”.
Del resto il Ministero della Difesa già alla fine del 2021aveva presentato una “lista della spesa” con richieste record di finanziamenti miliardari.
Sono ben 31 le richieste presentate per un valore complessivo finanziato di oltre 15 miliardi di euro (e in proiezione un onere complessivo di oltre 30 miliardi di euro).
Qui di seguito i dettagli della lista di spesa per gli armamenti di Esercito, Aeronautica e Marina militare ricostruita dall’Osservatorio Milex.
Tra gli otto ulteriori programmi trasmessi l’11 gennaio alle Commissioni Difesa di Camera e Senato spiccano quelli per i due nuovi cacciatorpedinieri lanciamissili classe Orizzonte da circa 1,2 miliardi l’uno che saranno prodotti da Fincantieri. Fanno riferimento alla Marina anche il programma per la nave supporto per le operazioni subacquee degli incursori del Comsubin da 35 milioni, una trentina di blindati anfibi 8×8 da sbarco di Iveco e Oto Melara da 10 milioni l’uno e altrettanti gommoni armati da sbarco dal prezzo unitario di quasi un milione e mezzo.
Un’altra trentina di gommoni sono destinati alle forze da sbarco dell’Esercito, cui sono destinati anche una prima tranche (45 mezzi) dei 300 nuovi blindati Orso 2 6×6 in versione “posto di comando e supporto logistico”, prodotti da Iveco e dalla tedesca Krauss Maffei Wegmann al costo di quasi 8 milioni ciascuno.
All’Aeronautica sono destinate invece cinque nuove batterie missilistiche antiaeree CAMM-ER da quasi 50 milioni l’uno per la base di Rivolto in Friuli (prodotte da Mbda Italia e Uk, Avio e Leonardo), i nuovi sensori digitali per i radar della rete NATO di difesa aerea (100 milioni) e l’avamposto di comando aereo per le missioni all’estero (in continuo sviluppo capacitivo: complessivamente costerà 365 milioni di euro).
Queste novità aggiornano il quadro complessivo dei programmi di armamento presentati dalla Difesa nel 2021.
I programmi riferiti all’Aeronautica sono stati 10 per un controvalore di 6,8 miliardi di euro (onere complessivo previsto 12,5 miliardi) con il progetto dell’EuroDrone MALE (1,9 miliardi) e della ricerca e sviluppo per il cacciabombardiere Tempest (2 miliardi) a prendersi la maggior parte delle risorse.
La Marina Militare si è vista assegnare 9 programmi dal costo totale di 3,9 miliardi di euro (onere complessivo previsto 5,5 miliardi) in particolare per i due nuove cacciatorpediniere (2,35 miliardi) e i radar missilistici per le fregate Orizzonte (500 milioni).
All’Esercito sono destinati 5 programmi per circa 1,4 miliardi di euro di costo (ma con proiezione di onere complessivo per ben 8,2 miliardi) in particolare per l’avamposto di comando (500 milioni) e per i blindati Lince 2 (385 milioni) e Orso 2 (348 milioni). I progetti Interforze sono 4 con ben 3 miliardi di euro di controvalore (3,7 miliardi di onere complessivo) soprattutto per le batterie missilistiche anti-aeree da 2,3 miliardi.
“Allo stato attuale delle cose”, afferma ‘osservatorio Milex, “anche considerando il totale della spesa pubblica compresi gli interessi sul debito, ciò configurerebbe una spesa minima di circa 26,5 miliardi di euro quindi abbastanza prossima al livello attuale di spesa militare, ancora inferiore alla linea derivante dal rapporto del 2% con il PIL richiesto dalla Nato ma, come vediamo, il tabù è stato rotto e il via libera all’incremento delle spese militari è stato dato.
Può apparire retorica, ma non lo è affatto, la domanda per cui questi aumenti nei capitoli di spesa militare su quali altri capitoli comporteranno dei tagli, visto che l’art.81 in Costituzione costringe all’obbligo del pareggio del bilancio. Sarebbe doveroso però che tali obblighi costituzionali non valessero solo sul rigore economico ma anche sul rispetto dell’art.11 della Costituzione.
Ovviamente – e come sempre – l’aumento delle spese miitari ha ottenuto un consenso più che bibartisan. Su questi capitoli tra destra e centro-sinistra non si è mai rilevata alcuna differenza.
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Pasquale
La guerra bisognerebbe farla al governo italiano, al nemico che abbiamo in casa. Ecco perchè le accise sul carburante non vengono eliminate. Nonostante un articolo della costituzione italiana lo vieta espressamente, nonostante un debito pubblico stratosferico, nonostante la volontà popolare contraria il nostro parlamento si indebita ancora per finanziare una guerra che non è nostra. Avremmo dovuto essere fuori dalla Nato da parecchio e invece siamo ancora al servizio dell’imperialismo americano. E’ proprio vero. Il padrone chiama il servo risponde.