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3 aprile. Per un movimento europeo contro la guerra!

Trent’anni fa, alla caduta del Muro di Berlino, il neoliberismo trionfante predicava la “fine della storia” che avrebbe significato l’inizio di un’era di libertà, ricchezza e pace. Quello che invece abbiamo conosciuto è un mondo in cui dominano – ancora oggi, se non più di prima – povertà, pandemie, fame. E guerre: l’ultima è quella che si combatte da oltre un mese in Ucraina, dopo che il governo russo ha deciso l’avvio della criminale invasione militare.

Ma il clima di guerra ha raggiunto in poco tempo tutti i nostri paesi, e ora, di fronte ai sussulti bellicisti di governi pronti a imbarcare intere popolazioni in quello che potrebbe diventare un nuovo conflitto mondiale, serve un movimento europeo contro la guerra che si batta:

– contro le sanzioni al popolo russo;

– contro l’invio di armi all’Ucraina;

– contro il carovita che affama il popolo;

– per l’accoglienza di tutti i rifugiati;

– per denuclearizzare e smilitarizzare i nostri paesi;

– per una nuova architettura della sicurezza internazionale.

Per imporre quest’agenda non possiamo limitarci alle nostre piccole patrie, ma dobbiamo avere il coraggio di pensare e costruire un forte movimento internazionale.

Per questo lanciamo per domenica 3 aprile, a partire dalle 10:00, un’assemblea a Roma (Hotel Hive, via Torino 6, vicino stazione Termini) con la moderazione di Simona Maggiorelli (giornalista, direttore del settimanale Left) e la partecipazione e i contributi di:

– Michele Daniele, PTB-PVDA, Belgio

– Ione Belarra, Podemos, Stato Spagnolo

– Ertuğrul Kürkçü, presidente onorario HDP, Turchia

– Alexander Batov, ROT Front, Russia

– Katerina Anastasiou, Partito Comunista Austriaco (KPO) /Transform Europe

PROMUOVONO:

Dema, democrazia e autonomia; ManifestA; Partito della Rifondazione Comunista; Potere al Popolo!

[Qui l’evento facebook]

Solidarietà al popolo ucraino! Solidarietà al popolo russo!

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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2 Commenti


  • Giovanna Tripodi

    Ecumenico!


  • Gianni Sartori

    PER L’EUROPA DUE PESI E DUE MISURE: ACCOGLIENZA PER LE DONNE E I BAMBINI UCRAINI, MA ESPULSIONE E DEPORTAZIONE PER QUELLI CURDI

    Gianni Sartori

    Al mondo, appare evidente, ci sono profughi e profughi, rifugiati e rifugiati. Di serie A e di serie B (o anche C e via-via per tutte le lettere dell’alfabeto, gerarchicamente).

    Se poi come Ghadamkheir Haghanizadeh sei anche una donna curda, peggio per te.

    Qualche giorno fa, il 29 marzo, un video documentava in maniera inconfutabile la brutale violenza subita da una richiedente asilo curda (proveniente dal Rojhilat, di cittadinanza iraniana) in Danimarca, dopo che la sua domanda di asilo politico era stata rifiutata. Stando a quanto dichiarato da un responsabile della Rete per i diritti umani del Kurdistan (KHRN), la donna veniva ammanettata da una decina di poliziotti in borghese, malmenata e prelevata con la forza dal campo profughi di Avnstrup, insieme ai suoi due gemelli Yousef e Younes di dieci anni. Separata dal marito e dall’altro figlioletto di un anno, dopo sei anni trascorsi in Danimarca (vi era giunta con la famiglia nel 2015), il 30 marzo era stata caricata con i due bambini su un aereo a Copenaghen ed espulsa verso la Turchia. Da Istanbul avrebbe dovuto venir riportata in Iran.

    Ma stavolta qualcosa sembra aver inceppato il meccanismo di espulsione e la donna con i suoi bambini è stata riportata in Danimarca nel giro di qualche ora. Sia per la sua vigorosa resistenza che per le urla dei bambini e le proteste degli altri passeggeri. E soprattutto per le ferite che si era autoinferta per protesta e che sanguinavano vistosamente.

    Ghadamkheir Haghanizadeh, una curda Yarsani, sarebbe originaria di Sarpol-e Zahab (provincia di Kermanshah, nell’ovest dell’Iran).

    Attualmente, nonostante la sua condizione psicologica sia stata giudicata preoccupante da un medico, la donna è ancora rinchiusa in un centro di detenzione mentre i due bambini sono stati riportati al campo profughi e restituiti al padre.

    Gianni Sartori

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