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Valerio Evangelisti ci ha lasciato.

Una vita spesa per l’antifascismo, contro la guerra e per il socialismo.

Una notizia che ci colpisce come un sasso. Valerio si è speso tanto in questi anni, a fianco delle lotte e nella costruzione di Potere al Popolo, trasmettendoci la sua cultura, la sua rabbia, la sua convinzione, che non lo ha mai fatto arrendere, nemmeno davanti a una lunga malattia.

Da sempre militante comunista, un antifascista che ha portato avanti le sue idee coerentemente, nella sua vita e nei suoi libri, fino a pochissimi giorni fa quando è intervenuto durante l’assemblea Disarmiamo la Guerra.

Al compagno Valerio,

Ciao Magister.

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Il delitto oggi è essere pacifisti

Ricordiamo il caro amico e compagno Valerio Evangelisti con quello che è forse il suo ultimo intervento pubblico, il 2 marzo in una diretta di Contropiano sulla guerra in Ucraina.

Sentite la forza il rigore e la profondità delle sue parole, il giudizio sul nazismo in Ucraina e sulle bugie di Putin, la necessità di riscoprire un antico slogan rivoluzionario: guerra alla guerra, né un uomo né un soldo. Valerio conclude dicendo che non bisogna mollare di un millimetro, è quello che faremo con e per lui. ADDIO VALERIO.

Giorgio Cremaschi

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Il saluto di Cambiare Rotta:

Riceviamo con dolore la notizia della scomparsa di Valerio Evangelisti, militante e scrittore comunista che ha attraversato un pezzo importante del movimento operaio, battendosi da sempre per il socialismo.

Al fianco di Valerio abbiamo avuto la fortuna di poter condividere percorsi e iniziative, un compagno che da sempre si è distinto per la capacità che fino all’ultimo ha avuto di non smettere mai di essere un rivoluzionario, di lottare per un mondo diverso.

Alla nostra generazione Valerio ha raccontato le storie di tutti i subalterni che non hanno mai piegato la testa, ci ha trasmesso quella bussola che non perde mai la direzione giusta, ostinata e contraria, verso la quale bisogna andare.

Con il suo esempio, sempre a testa alta e con tutte le nostre energie, continueremo a marciare verso il sol dell’Avvenire.

Ciao Valerio, i compagni e le compagne di Cambiare Rotta ed OSA.

Di seguito riportiamo il saluto che ci aveva inviato in occasione del passaggio organizzativo dell’11 aprile 2020:

UN COMPITO DIFFICILE

di Valerio Evangelisti

In un’epoca in cui ogni riferimento razionale sembra svanire, è un piacere leggere un documento di assoluta coerenza come quello di Noi restiamo – presto Cambiare rotta. Non potevano essere che dei giovani a partorire un’analisi tanto rigorosa, addirittura spietata.

La gioventù non è una classe, ci mancherebbe. Tuttavia, in un momento di assalto del capitale al proletariato e a un settore di ceti medi, è essa la prima a soffrirne, nelle sue frange meno protette.

Tuttavia ha un vantaggio, rispetto ad altri settori più maturi in età delle cassi subalterne. Ha strumenti culturali aggiornati, che la rendono capace di individuare con precisione la propria identità e la propria collocazione nel sociale.

Con qualche occasionale difetto di sovraccarico e di sintesi eccessiva, il testo che leggerete è una perfetta descrizione della contemporaneità capitalistica e, in filigrana, di quel che occorre per rovesciarla. Troppo giovani per esserne capaci? È falso! Quanti anni avevano i protagonisti del Risorgimento, i comunardi, i primi socialisti, i fondatori del partito comunista, i partigiani? Non più della gioventù ribelle che ha redatto questo scritto.

In ogni epoca storica, in ogni continente, è stata la gioventù la prima a scendere in campo. Per energia, per lucidità mentale, per capacità di apprendere, per determinazione, per non avere beni da conservare. E il paradosso è che, quanto più il potere si accanisce contro i giovani, tanto più moltiplica i propri nemici. Anche in anni infausti come gli attuali.

Gli autori di questo documento si dichiarano “comunisti”. Orrore! Non sanno che il comunismo è stato una sequela di crimini, che nel 1989 è stato spazzato via, che i regimi che vi si ispiravano sono caduti come un castello di carte?

Posta la questione in questi termini, non si capisce come milioni di persone seguitino a battersi per una società comunista, o per la sua forma embrionale, il socialismo. Forse perché i benefici del capitalismo li hanno sperimentati sulla propria pelle, e visti come una catena di atrocità? Non regge.

Citate (a sproposito) la Cambogia e vi citerò il sangue sparso dal colonialismo, la cancellazione degli indigeni americani, il razzismo, la subordinazione sanguinosa dell’America Latina, il milione di progressisti assassinati in Indonesia, gli stadi di Pinochet, le esecuzioni sommarie in Argentina, la dispersione forzata del popolo palestinese. E, risalendo indietro nel tempo, i delitti del fascismo e del nazismo, abiti scuri indossati dal capitale quando, alle strette, vuole liberarsi del nemico di classe.

Nel documento che ho l’onore di commentare c’è tutto ciò, e molto di più. C’è il coraggio di chi non si arrende, di chi ha ancora la sensibilità di rabbrividire allo spettacolo dell’ingiustizia, di chi disdegna un regime “democratico” autore e complice di innumerevoli misfatti. Occorre, con convinzione “bolscevica”, affrontare ogni nuova, apparentemente inamovibile situazione di sfruttamento con nuove armi, nuove strategie, Serve un cervello collettivo, e più giovane è, più risulta efficace e duttile.

Ai compagni di Cambiare Rotta un semplice compito, da costruire gradualmente: la rivoluzione socialista. Non spaventatevi, anche il Che era titubante, agli inizi.

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1 Commento


  • Oigroig

    Una notizia che fa male, ma che ci consegna un lascito. Penso che So Long abbia avuto ben chiara la necessità di una pedagogia della rivolta, di conoscere le cose per ribellarsi all’ingiustizia, un’esigenza che andava in molte direzioni per unire, per non confondere strumenti e fini, per immaginare insieme un mondo un po’ meglio del grigiore della violenza capitalista…

    Ciao Valerio!

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