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Salari e amministratori delegati, la voragine della disuguaglianza

Un servizio della Gabanelli racconta che in America le aziende quotate in borsa sono obbligate a comunicare la differenza di retribuzione tra dipendenti e amministratori delegati. Così si scoprono abissi inesplorati e profondi con gli stipendi degli amministratori superiori anche di 5 mila volte lo stipendio medio del dipendenti.

In Italia, in media, lo stipendio di un amministratore è di 649 volte superiore a quello di un operaio.. ma anche di più. Ad esempio, Tavares, a.d. di Stellantis, una volta Fiat, guadagna oltre 19 milioni di euro l’anno… Più di 860 volte lo stipendio medio di un metalmeccanico.

Una differenza certamente inferiore a quella americana ma comunque sproporzionata soprattutto se messa in relazione con i risultati.

Orcel, amministratore delegato di Unicredit, lo scorso anno ha avuto un compenso di 7,5 milioni di euro, confermato anche per quest’anno nonostante l’azienda che amministra abbia una previsione di perdita di 5 miliardi.

In sintesi, nel mondo occidentale, dal 1978 al 2018, lo stipendio medio di chi lavora al livello più basso è aumentato dell’11,9%, quello dei manager del 339% e quello degli amministratori delegati del 940%. Questi sono i valori di giustizia sociale ‘felicemente’ realizzati in Occidente.

E’ un fatto che senza gli ultimi della catena non c’è impresa, non si raggiunge nessun traguardo e ce lo dimostra (nel piccolo) il rifiuto di molti dello sfruttamento stagionale che occupa le cronache scandalizzate dei tg nostrani.

Tuttavia – mentre le casalinghe soluzioni neoliberiste di destra (Pd compreso) vorrebbero peggiorare la condizione di precarietà di chi lavora mettendolo sotto ricatto ed obbligandolo ad accettare paghe anche di 3/4 euro l’ora, mentre il governo si rifiuta ostinatamente di parlare seriamente e concretamente di salario minimo – dall’America (udite udite!) arrivano delle proposte.

Secondo Economic Policy Institute (noprofit definito “di sinistra”… in America) è necessario introdurre un’imposta più alta sui guadagni di questi manager. In alternativa, far pagare più tasse alle aziende contraddistinte da una così vergognosa differenza di stipendio tra dipendente e manager.

Insomma, si apprezza lo sforzo ma fanno comunque salvo il sistema americano senza parlare di contratti di lavoro, tutele e retribuzione minima. In Italia, decenni fa, Adriano Olivetti disse la sua sulla questione: nessun dirigente deve guadagnare più di 10 volte il salario minimo.

Abbiamo esempi virtuosi, come quello di Banca Etica, dove la differenza è al massimo di sei volte ed ha, udite udite, utili sempre in crescita. Allora.. se po’ fa!?

Negli anni ’50, Di Vittorio parlava degli obiettivi della ‘sua’ CGIL e citava il lavoro, il progresso economico e sociale, la giustizia sociale e il mantenimento della pace. Abbiamo visto come sono stati raggiunti.

La povertà assoluta in aumento, la precarietà lavorativa cavalca ventre a terra, per misurare la differenza tra ricchi è poveri è ormai necessario un satellite, giustizia sociale.. questa sconosciuta e… siamo in guerra!

Può bastare così.

* da Facebook

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