Va bene. Adesso tutti si sono accorti che quelli al governo sono “fascisti dentro” e inevitabilmente l’hanno dimostrato fin dal primo atto.
Il “decreto contro i rave” non è stato “scritto male” – come dice quell’altro genio del liberalismo economico di nome Calenda – ma è stato redatto da uno sbirro e ovviamente rivela una struttura di pensiero coerente.
Per dirla semplice: in una democrazia parlamentare borghese qualsiasi, “la legge” viene formulata in base ad una logica politica di gestione dell’esistente, che tiene perciò conto dei pro e dei contro sia dei comportamenti spontanei (“di mercato”) che si vogliono disciplinare, sia delle possibili conseguenze delle norme che si vanno scrivendo.
In qualche misura, essendo comunque la società divisa in classi, persegue l’obiettivo di “fare giustizia”, privilegiando alcune classi senza annientare le altre (che “servono” comunque a far prosperare i dominanti).
Un’attività complessa almeno quanto lo è la realtà con cui si misura. Possono lo stesso venir fuori leggi assurde, scritte coi piedi, suicide, ecc, ma la logica di una legge è comunque quella.
Agli sbirri poi viene affidato il compito di farla rispettare.
Se invece è uno sbirro a scrivere la legge tutto diventa più “semplice”. La sua volontà diventa legge, la sua (scarsa) capacità di distinguere diventa la “legalità”. E dunque che tipo di norma può scrivere? “Datemi il potere di decidere io quando intervenire e come, poi vi risolvo ogni tipo di problema”.
Un po’ come dare ad un banchiere o ad un imprenditore il potere di regolare l’attività economica: “lasciate fare al mercato e ci penso io a sciogliere lacci e lacciuoli che lo ostacolano”.
Ma in economia certi strafalcioni si vedono meno, servono degli studiosi per accorgersene. In materia di polizia tutto è inevitabilmente più chiaro e consaputo, da millenni.
Se dai tutto il potere alla polizia e rendi ogni “raduno superiore a 50 persone” un potenziale “pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica” stai dicendo che qualsiasi manifestazione (culturale, politica, sociale, ludica o protestataria) si potrà svolgere solo se piace oppure no al capo della polizia, al questore o all’ufficiale di piazza.
E’ insomma una “legge” addirittura pre-fascista, da volgare stato di polizia di epoca micenea, romana o imperiale…
In nuce questa stessa impostazione esiste già nei “decreti sicurezza” di Salvini, Conte, Renzi, Letta, Minniti, ecc, ed affonda – a ben guardare – nella legislazione di “emergenza” degli anni ‘70.
Ora esce fuori in tutta la sua strumentalità perché palesemente “sproporzionata” rispetto al “nemico pubblico” inventato per poterla far passare come decreto legge: il “popolo dei rave”. Possibile che la settima o ottava potenza economica del pianeta non sia in grado di tollerare qualche rara festicciola in capannoni industriali dismessi e abbandonati allo sfacelo?
Davvero ci volete far credere che lo fate per “tutelare la salute di quei ragazzi” nel giorno stesso in cui, con altro decreto, reintegrate medici ed infermieri “no vax” (cancellando le norme precedenti), abolite la pubblicizzazione dei dati sulla pandemia, dichiarate il Covid “una banale influenza” nonostante i 179.000 morti ufficiali fin qui registrati?
E’ un bene che il governo Meloni abbia pestato la c… fin dal primo giorno. E’ un bene che in tanti – anche nei media che hanno sdoganato i postfascisti – sollevino un sopracciglio scandalizzato per una norma che sarebbe solo palesemente ridicola, se davvero fosse diretta a impedire i rave.
E’ un bene perché intanto aiuta a riprendere un briciolo di ragionamento su cosa è “la legge”, uscendo fuori dallo schema idiota (grillino, piddino, fascista, renziano, ecc) della “legalità” (che non c’entra molto con la “giustizia”).
Ci pensa per esempio il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, Vinicio Nardo, a bollare come “pericolosissima” la vaghezza di una norma che “gioca col fuoco poiché si parla genericamente di ‘invasione di edificio altrui’ e non per forza va applicata ai ravers ma anche ad altri partecipanti ad assembramenti mettendo a rischio la libertà di riunirsi prevista dalla Costituzione”.
Una logica “populista” con cui hanno giocato anche altri ma non diversi “leader”, negli ultimi decenni, tra cui per esempio “Renzi che nel suo primo discorso da premier invocò il reato di omicidio stradale quando sarebbero bastate le norme esistenti per disciplinare la materia”.
Facile anche la previsione del presidente Nardo: “E’ una norma che ha il requisito della vaghezza e mette a rischio il diritto costituzionale, vediamo se nell’applicazione pratica verrà chiesto l’intervento della Consulta”. E non c’è dubbio che qualunque avvocato si ritroverà a difendere qualche ragazzo per aver “invaso” un prato, una strada o una scuola chiamerà in causa proprio la Corte Costituzionale.
Dove, forse, dovrebbe esser rimasto un briciolo di consapevolezza in più rispetto al procedere solipsista di uno sbirro che si improvvisa “legislatore”.
Sul piano politico, invece, il problema resta tutto intero. Intanto perché ora, e fin quando non verrà emendata o cancellata dal Parlamento (dove comunque questo governo ha una maggioranza bulgara…) questa “legge” verrà applicata. E magari con particolare acrimonia da chi ha capito di aver fatto una cazzata che non può reggere a lungo.
Resta tutto perché l’idea di fondo – indicare come “nemico” chiunque protesti contro il governo, e per qualsiasi motivo – era stata esplicitata fin da prima che i ministri giurassero nelle mani di Mattarella.
Ricordiamo per esempio il “moderato” Guido Crosetto, di professione lobbista degli armamenti, vaticinare che “L’interesse della Russia in questo momento è indebolire tutti i Paesi che sostengono l’Ucraina, a partire dall’Italia. Soprattutto puntando sulle opinioni pubbliche: fare attaccare i singoli Paesi dall’interno, dagli elettori, impauriti e scontenti.”
Della serie: “chi protesterà contro di noi lavora per Putin…”
Non c’è da ironizzare troppo sulla pur evidente assurdità di questo modo di fare (e di scrivere le “leggi”). Questo governo è fatto di persone che sanno benissimo di star lì per un tempo limitato, di non comandare in realtà nulla (ci pensano Nato e Unione Europea, sulle questioni davvero importanti), con alle spalle una storia da “underdog”, spesso usati e poi gettati (la storia dei fascisti negli anni ‘60 e ‘70 sta lì come una mannaia a futura memoria).
Questo li rende pericolosi per qualsiasi movimento conflittuale. Sono stati scelti solo per questo…
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Giovanni
E’ il momento dell’ organizzazione contro il neo-fascismo.