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Il governo Meloni cancella anche i fondi per il sostegno all’affitto

Legge di Bilancio: taglio al sostegno agli affitti, senza nessun piano per l’emergenza abitativa né investimenti per nuove case popolari. Il Governo Meloni scontenta tutti.

Nella Legge di Bilancio del Governo Meloni, non vengono rifinanziate le misure economiche a sostegno della morosità previste dalla Legge numero 431 del 1998.

Così facendo gli inquilini in difficoltà nel pagare il costo sempre più oneroso degli affitti o sotto procedura di rilascio immobile non avranno a loro sostegno nemmeno questa misura, che tra l’altro negli anni si è dimostrata un regalo alla proprietà immobiliare, vista la portata finanziaria: circa 4 miliardi stanziati da quando è stato istituito il fondo per il contributo all’affitto, che se investiti in nuova edilizia pubblica avrebbero dato risposte all’emergenza abitativa in modo strutturale, cioè creando almeno 90/100 mila nuovi alloggi pubblici.

Certamente tale misura non è stata smantellata in presenza e in un contesto generale di investimento nell’edilizia pubblica, moratoria degli sfratti e potenziamento del comparto casa, anche attraverso la riforma dell’attuale legge sui canoni, la quale ha prodotto un disastro nel ventennio 1998-2019 (più di 2.191.000 sono state le richieste di sfratto – 519.000 eseguite forzosamente –  secondo i dati che il Ministero dell’Interno annualmente pubblica). Così non sarà.

Il governo Meloni getta la maschera e mostra dunque la sua vera faccia: via gli aiuti, seppur insufficienti a fronteggiare la situazione in corso, senza nessun piano generale di rilancio dell’Edilizia Residenziale Pubblica, ormai ridotta ad uno striminzito e maltenuto 3% del totale (grazie anche alle ultime dismissioni attuate dalla Legge Renzi-Lupi).

Inoltre persino la categoria – quella dei proprietari di case – che dalla destra si aspettava maggiore attenzione vede venir meno uno strumento che in fin dei conti veicolava fondi pubblici su loro stessi. Erano destinati alla proprietà infatti i tanti bonus e contributi finanziati in questi anni i quali in cambio dovevano annullare o differire la richiesta di rilascio dell’immobile (cosa che non sempre però accade).

Tutti scontenti: i proprietari che non incasseranno più un euro  in aiuti indiretti e gli inquilini i quali non avranno più accesso a fondi per tamponare un eventuale sfratto per morosità incolpevole.

In prospettiva si configura un ulteriore aumento dell’attuale e già imponente ondata di richieste di sfratto, senza nessuna alternativa pensata per fronteggiare la crisi in corso che, va ricordato, interessa settori sempre più ampi della società. Compresi alcuni che fino a qualche anno fa si credevano ben al riparo da questo tipo di processi.

Asia-Usb ha sempre criticato la legge che di fatto ha liberalizzato gli affitti dando vita a canoni insostenibili, sia nel suo canale puramente libero (cosiddetti contratti 4+4) che nel suo cannale concordato (cosiddetti contratti 3+2 o transitori o per studenti universitari).

C’è da ricordare che anche il canone concordato, al di là dei benefici fiscali per i proprietari (cedolare secca al 10), proprio grazie agli accordi territoriali firmati da tutti i sindacati tranne Asia, produce ormai canoni uguali a quelli del libero mercato, se non superiori.

Per questo la strada da seguire sarebbe quella di calmierare il mercato degli affitti sia attraverso una nuova legge che vincoli i canoni ad un massimale sul salario reale dei nuclei, che per mezzo dell’immissione massiccia di nuova Edilizia Residenziale Pubblica da destinare alla tutela del Diritto alla Casa.

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