Questa mattina le associazioni dei gestori degli impianti di servizio in tutta Italia (Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc Confcommercio) si riuniscono e voteranno per confermare lo sciopero proclamato la scorsa settimana poi sospeso dopo il primo incontro a Palazzo Chigi. “Andiamo avanti: dal decreto ci aspettavamo delle aperture che non ci sono state e invece sono arrivate sanzioni altissime per una misura come quella dei prezzi sui cartelli che non serve a nulla” affermano in una nota le associazioni dei benzinai.
Il decreto carburanti pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale prevede fino a 6 mila euro di multa se sui cartelli mancherà la segnalazione del prezzo medio dei carburanti. In caso di recidiva, è prevista sospensione dell’attività fino ad un massimo di 90 giorni.
Sotto accusa da parte dei benzinai è la sospensione dell’attivitá prevista dopo la terza violazione, un provvedimento che, secondo i benzinai, rischia di trasformarsi in chiusura definitiva e rischia di metterli in difficoltà con le imprese di fornitura.
Venerdì scorso c’era stato l’incontro con il governo che aveva avuto come risultato il congelamento dello sciopero in attesa della pubblicazione del decreto carburanti, ma da quanto emerge non è andata così.
“E’ inaccettabile. Così ricade ancora una volta tutto su di noi, come se fossimo i colpevoli degli aumenti dei prezzi, non ci stiamo”, dicono i gestori delle pompe di benzina dando per certo, a 24 ore dal nuovo incontro col governo che dovrebbe scongiurarlo, lo sciopero dei benzinai in programma il 25 e 26 gennaio prossimi, su strade e autostrade.
Ma il governo tira dritto e per ora ha confermato l’incontro di domani con le associazioni di categoria. Il governo ribadisce che solo in caso di rialzi dei prezzi, la ci sarà la sterilizzazione delle accise.
Intanto l’Authority Antitrust ha avviato istruttorie con ispezioni nei confronti di Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil. Le irregolarità riscontrate, spiega l’Authority, riguardano l’applicazione alla pompa di un prezzo diverso da quello pubblicizzato, nonché l’omessa comunicazione dei prezzi dei carburanti.
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