“La memoria è conoscenza che viene dal passato, non è necessariamente conoscenza sul passato”, ha scritto Avishai Margalit (1939), filosofo israeliano, fra i fondatori di Peace Now.
Mentre si celebra “Il giorno della memoria” in onore delle vittime della Shoah, in Italia nessuno ricorda le mostruosità del fascismo.
I campi di concentramento durante il fascismo furono numerosi a partire dal 1930 in Libia, dove gli internati morirono a migliaia.
Il triste elenco continua con i campi in Somalia, in Etiopia, in Albania, in Grecia, nel Montenegro, in Slovenia, in Croazia, e poi fino al 1943 a Gonars, in provincia di Udine; a Ferramonti, in provincia di Cosenza; a Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo; a Fossoli, una frazione di Carpi, in provincia di Modena; a Grosseto e a Bolzano Gries. In Italia ha operato anche un campo di sterminio: nella Risiera di San Sabba funzionavano i forni crematori.
Tra il 1930 e il 1945, le strutture detentive italiane, di diverso tipo e destinate a varie tipologie di “detenuti”, furono attive, numerose diffuse in modo capillare sul territorio nazionale e di occupazione.
Il sito www.campifascisti.it documenta – per il periodo pre-bellico e bellico – la presenza di 135 campi di concentramento, circa 85 campi e distaccamenti di lavoro, 109 campi di prigionia, 15 campi provinciali della Repubblica Sociale Italiana. Cui vanno aggiunte 85 carceri, 566 località d’internamento, 34 località di confino e 8 località di soggiorno obbligato.
Le condanna delle atrocità del nazismo furono consegnate alla storia dell’umanità da tre processi. Il processo di Norimberga (novembre 1945-ottobre 1946); il processo Eichmann, che si tenne a Gerusalemme nel 1961, passato alla storia del dibattito sulle atrocità del nazismo con la tesi della “banalità del male” di Hannah Arendt; il processo di Francoforte, che si tenne fra il 1963 e il 1965.
Se a Norimberga i criminali di guerra furono giudicati dagli Alleati; se Eichmann fu giudicato dalle vittime dello sterminio; è il processo di Francoforte che segnò la svolta della consapevolezza nella Germania del dopoguerra.
La giustizia tedesca giudicò e condannò i responsabili a tutti i livelli, quello militare, quello burocratico e perfino quello medico del campo di Auschwitz, quello stesso che, scoperto e liberato dall’Armata Rossa il 27 gennaio del 1945, fissa la data del “Giorno della memoria”.
Peter Weiss (1916-1982) ha scritto un’opera teatrale, L’istruttoria che è la più vivida, drammatica, potente ricostruzione del processo.
Non ci sono dubbi che in Italia sia mancato un processo ai fascisti sterminatori come quello di Francoforte.
Alla notizia che Mussolini fosse stato giustiziato, Winston Churchill disse che con quell’atto di giustizia l’Italia avrebbe evitato una Norimberga al fascismo.
In realtà, la Resistenza, la Costituente e la Repubblica democratica sono state la formidabile sentenza storica rottura col passato e di condanna al fascismo e ai suoi complici, a cominciare dai Savoia. E questa è la memoria storica come “conoscenza che viene dal passato”.
Quello che è mancato, però, è stata la condanna esemplare ai fascisti italiani, come fu per i nazisti tedeschi, con il processo di Francoforte.
E questo potrebbe spiegare i continui tentativi revisionistici, mistificatori e manipolatori di riscrivere la storia, per mistificare “la conoscenza sul passato”, come ci ricorda Avishai Margalit.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
Pasquale
Solo la forza della conoscenza e lo sdegno contro ciò che fu possono tenere viva la memoria.
Manlio Padovan
Non esiste un solo momento di ricordo dei 200 milioni di nativi americani trucidati dal cristianesimo.
Non esiste un solo momento di ricordo per i 10 milioni, su 20 milioni, di congolesi eliminati dal cattolicissimo re Leopoldo II del Belgio; con bambini cui venivano tagliate le mani perché non avevano raccolto abbastanza caucciù.
Ma Antigone è sempre viva…per chi ha memoria!
Giovanni Scavazza
Quando i fatti divengono ricordi e’ difficile dimostrare la verita’.
ANNA
Vogliamo aggiungere i nativi nord americani trucidati dai fondatori della “grande democrazia” USA, quella che decide chi rispetta i diritti umani nel mondo?