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Colpite le sedi diplomatiche italiane in Spagna e Germania

La Farnesina ha comunicato che nella serata di venerdi, alcuni ignoti hanno infranto la vetrata del palazzo del Consolato Generale italiano a Barcellona, imbrattando una parete dell’ingresso dell’edificio con le scritte “LLibertat Cospito”, “Estat Italià Assassi”, “Amnistia total”. Le scritte, in lingua catalana, sono lasciate sul muro dell’edificio che, a Barcellona, ospita la sede del consolato italiano, la cui vetrata è stata infranta.

Nelle ultime settimane a Barcellona, Valencia e altre città dello stato spagnolo, ci sono state manifestazioni a sostegno dell’anarchico Alfredo Cospito, che “è in sciopero della fame da due mesi per protestare contro il sistema carcerario italiano” che lo tiene rinchiuso da dieci anni, recita un comunicato della CGT uno dei più combattivi sindacati spagnoli.

Contemporaneamente a Berlino, è stata incendiata l’auto con targa diplomatica di un funzionario diplomatico in servizio all’Ambasciata d’Italia. In ambedue i casi non si registrano danni a persone. Alcune settimane fa ad Atene era stata bruciata l’automobile di una consigliera dell’ambasciata italiana.

La Procura di Roma fa sapere di aver aperto un’inchiesta sugli attacchi alle sedi diplomatiche a Berlino e Barcellona. A piazzale Clodio sono attese nel prossime ore le informative dei carabinieri del Ros e della Digos per avviare formalmente i fascicoli di indagine. I procedimenti saranno all’attenzione dei magistrati dell’antiterrorismo.

La pista che viene più accreditata dai magistrati, al momento, esclude ipotesi legate alla partecipazione italiana alla guerra in Ucraina e, come spesso accade, si concentra su quella anarchica, così come nel caso l’attacco incendiario avvenuto a dicembre ai danni del primo consigliere dell’ambasciata italiana in Grecia con l’incendio dell’auto.

Per gli inquirenti le azioni contro le sedi diplomatiche sarebbero legate alle proteste per la detenzione in carcere in regime di 41bis del prigioniero politico anarchico Alfredo Cospito in sciopero della fame da 100 giorni e in pericolo di vita.

 

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