Abbiamo detto mille volte che i temi della giustizia penale si discutono ormai come si parla di calcio tra curve contrapposte. Ignoranza, visceralità, totale indisponibilità all’ascolto. Il tema del 41 bis ovviamente non si sottrae a questa desolante regola come stiamo vedendo in questi giorni.
I detenuti al 41 bis hanno l’obbligo di rimanere in cella per 21 ore al giorno. Hanno diritto massimo a due ore d’aria (in cortili con alte mura) e ad una di “socialità”, riducibili ad una sola ora d’aria per ritenute ragioni di pericolosità.
Nelle “aree riservate”, cioè di massima sorveglianza (dei veri e propri sottoscala) l’ora d’aria si fruisce in piccoli e ristretti cortili, che non permettono nemmeno di azzardare un passo di corsa.
Colloqui con moglie, figli, familiari: un’ora al mese, e sempre divisi da un vetro. Un detenuto non può nemmeno sfiorare la mano di un figlio o di una moglie per anni, quando non per il resto della propria vita.
Tranne un paio di eccezioni, i reparti 41 bis non sono dotati di struttura sanitaria adeguata. Salvo necessità di natura ospedaliera, le visite mediche, qualunque ne sia la natura, urologica o odontoiatrica, si svolgono nella medesima stanza, con le ovvie conseguenze in termini di igiene. Ma soprattutto – udite, udite – avvengono alla presenza di un agente della polizia penitenziaria, che sta addosso a medico e paziente ascoltando la conversazione ed assistendo alla visita, qualunque manovra il medico debba compiere: e qui la umiliazione della dignità della persona tocca l’apice.
Lo scambio di piccola oggettistica tra soggetti dello stesso gruppo di socialità è vietato, salvo autorizzazione del Giudice di Sorveglianza, reclamabile dal DAP.
Fino al 2018 era vietato cucinare in cella (è dovuta intervenire la Corte Costituzionale). Non si possono ricevere libri per studiare, non si può essere seguiti da professori o tutor. Abbigliamento e libri di lettura contingentati.
Solo da pochi anni si può guardare la TV, ma i canali sono limitatissimi. Non si può ascoltare musica, per quanto incredibile questo possa essere. E molto altro ancora potrei raccontarvi.
Voi pensate che tutto questo abbia a che fare con la tutela della nostra sicurezza?
Io penso proprio di no.
Io penso che sia una feroce, stupida, sadica volontà di annientamento della persona. E questa, qualunque sia il crimine che possa aver commesso quella persona, è una vergogna indegna di un Paese civile.
Io non credo che ascoltare Chopin in un buco di cella possa mettere in pericolo la sicurezza nazionale. E nemmeno farsi controllare la prostata lontano dagli occhi di una guardia carceraria. E nemmeno baciare la guancia dei propri figli, o la mano della propria moglie. E penso che chi lo pensi, dovrebbe vergognarsene, e magari farsi visitare da un bravo psicologo.
Possiamo cominciare a parlarne, finalmente, di 41 bis?
* da Facebook
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Rino
non solo la musica non costituisce pericolo per la sicurezza ma ammorbidisce l’anima ed è terapeutica come può essere l’arte in toto, come anche la carezza di un figlio ma l’amore è proibito e non è funzionale all’annientamento della persona,della dignità e dell’anima stessa…
Pelullo Francesco
penso che nelle carceri sudamericane sono più civili.
chi ha inventato il 41 bis doveva essere un Sadico. malato mentale molto pericoloso per il nostro cosiddetto stato dii diritto.