Oggi a Genova si svolgerà la manifestazione nazionale contro la guerra con le parole d’ordine “giù le armi su i salari” promossa dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP).
L’appuntamento è nel primissimo pomeriggio, alle 14:30, di fronte ad uno dei principali varchi di accesso all’area portuale – quello di Ponte Etiopia – su Lungomare Canepa, nel quartiere di San Pier d’Arena.
La manifestazione come più volte annunciato si svolgerà in un primo tratto dentro il porto, per poi uscire da Ponte dei Mille e raggiungere piazza De Ferrari attraversando una parte del centro cittadino.
Direttamente collegate alla manifestazione genovese si saranno mobilitazioni in altre città italiane ed europee.
Una a Cagliari in Sardegna promossa dal coordinamento provinciale cagliaritano Prepariamo la Pace che si terrà la mattina alle 9:30 in piazza Garibaldi, che ribadisce con forza il proprio no all’invio di armi nel teatro bellico ucraino, e alla propria contrarietà alla NATO.
L’altra a Niscemi, alle 16 “contro il MUOS, contro la presenza delle basi USA e NATO in Sicilia, contro il criminale impegno militare e finanziari del governo italiano nel conflitto in corso” si legge nel comunicato USB Sicilia che aderisce alla manifestazione convocata dal movimento No Muos.
“La Sicilia è diventata la portaerei della Nato e degli Stati Uniti” denuncia il movimento nel documento di convocazione, “la base di Sigonella e il Muso di Niscemi sono infatti fondamentali per le ricognizioni che effettuano sul teatro di guerra, mettendoci di fronte al fatto che anche noi siamo, senza volerlo in prima linea in questa guerra”.
Altre manifestazioni espressamente collegate a questa mobilitazione che unisce Liguria, Sardegna e Sicilia si terranno in altre città come a Napoli alle ore 16:00 in piazza Dante.
Un quadro già ampio considerato a Genova giungeranno attivisti da tutto il centro-nord che si sono mobilitati in queste settimane per organizzare la partecipazione alla manifestazione con iniziative ad hoc promosse in particolare da Usb, Potere al Popolo, OSA e Cambiare Rotta, come da storiche realtà dell’antagonismo come il Centro Sociale Askatasuna ed il Movimento No Tav, o il Collettivo di Fabbrica della GKN di Firenze.
Un parte assolutamente rilevante l’ha avuta l’Unione Sindacale di Base i cui lavoratori di differenti scali portuali saranno in testa insieme al CALP, e che ha indetto nei porti – attraverso la propria struttura di coordinamento del settore marittimo-portuale – 24 ore di sciopero sulle banchine coniugando il tema della guerra, con quello della sicurezza sul posto di lavoro e dell’agibilità sindacale sul fronte mare.
Anche altre porzioni del sindacalismo conflittuale saranno presenti all’iniziativa come il Si.Cobas che ha deciso di promuovere la piazza genovese solo a livello locale, e la CUB che la promuove a livello regionale.
Tante realtà locali e nazionali hanno visto nella proposta del CALP un riferimento ed un modo per far fare un “salto di qualità” a ciò che si è mosso in questi mesi.
La manifestazione genovese avrà anche un carattere internazionale, con una delegazione del CALP sarà presente alla manifestazione a Londra di Stop The War Coalition, ed uno scambio di messaggi tra Berlino ed il capoluogo ligure.
A Berlino si terrà alla porta di Brandeburgo infatti una importante mobilitazione promossa dal “Manifesto per la Pace” – firmato da più di 630 mila persone di persone – che vede tra le principali promotrici Sahra Wagenknecht e Alice Schwarzer.
Ad un anno dall’escalation ucraina sta prendendo forma in Italia, e sta muovendo i primi passi a livello europeo, un movimento contro la guerra dai caratteri chiari che rifugge dall’ambiguità di fondo di altri appuntamenti che sembrano imbarazzati nel volere prendere posizione contro l’invio di armi, o denunciare il ruolo della NATO.
L’indicazione che viene da Genova è chiara in questo senso, e mette insieme la lotta contro la guerra e quella contro le conseguenze sociali del conflitto, difficilmente rimovibili nonostante la martellante campagna dei media mainstream.
Una indicazione che viene da chi in questi anni ha condotto una lotta ostinata contro il traffico d’armi non solo nello scalo ligure.
“Rebel until the end”, potremmo dire, prendendo a prestito uno slogan del CALP.
Ribelli alla guerra quindi, alle sue conseguenze, come alle tante “teste d’uovo” – a destra e a sinistra – che ce la propongono come orizzonte ineludibile, promuovendo la rassegnazione tra le fila delle classi subalterne.
Buon vento.
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Giovanni
Solo ripartendo dal basso potremo ricostruire un fronte popolare antifascista e antiatlantista. Il tempo e’ poco, agiamo in ogni luogo prima che sia troppo tardi.