Carneade! Chi era costui?
L’incipit all’ottavo capitolo de “I promessi sposi” del Manzoni, che l’illustre poeta e romanziere fa pronunciare a Don Abbondio, ben si attaglia alla personalità ed alla fama del neoeletto presidente che andrà a guidare la Regione Lazio: un personaggio “ben noto” negli ambienti di settore (il mondo del nonprofit e del volontariato tutto), ma certamente meno popolare al grande elettorato.
Ritratto dell’avvocato da giovane
Non è questa la sede per ricordare la sua appartenenza/militanza giovanile nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione dei giovani missini degli anni Settanta né, da garantisti quali siamo, ci appassiona più di tanto ricordare la sua vecchia condanna a tre anni per spaccio di droga («Sono trascorsi 38 anni, all’epoca ne avevo solo 19 ed ero pieno di problemi e fragilità», ha dichiarato ufficialmente il neo-Presidente), bensì il mondo professionale che ha frequentato dopo la sua iscrizione all’Ordine degli Avvocati, alla soglia dei trent’anni.
In accordo al suo CV, regolarmente consultabile in rete nel sito della Croce Rossa Italiana, che ha guidato fino alla sua elezione, dal 1990 fino al dicembre 2003 si è “destreggiato” tra cariche come Componente del Collegio Sindacale della OnG. M.A.G.I.S. (Movimento e Azione Gesuiti Italiani per lo Sviluppo) o Sindaco delle Cooperative Sociali “Partire dagli Ultimi” e “Lavoro e Integrazione” ONLUS.
Il 2003 è l’annus mirabilis per l’Avvocato Rocca: l’allora Presidente della Regione Lazio in quota Alleanza Nazionale, l’ amico e sodale di partito Francesco Storace, compiuta la trafila amministrativa di rito, gli offre la carica di Commissario Straordinario all’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea, la tristemente nota “cattedrale nel deserto” la cui costruzione risaliva a trent’anni prima (inizio lavori 1974, pronto per il 1986 ed inaugurato dal Presidente della Regione Lazio Storace con il ministro Tremonti “soltanto” il 30 novembre 2002).
Di quella struttura riuscì ad intestarsi l’apertura proprio il governatore Storace, dopo aver “trovato soluzione” ad alcune inezie: non esisteva ancora una strada per raggiungerlo e di mezzi pubblici, naturalmente, non se parlava neanche.
Il suo mandato da Commissario fu però di breve durata e, dopo solo un anno di lavori, a novembre dello stesso anno viene già “promosso” alla Direzione Generale della struttura che guiderà fino ad agosto 2007.
Proprio in questo quadriennio gli si presenteranno i primi veri problemi reali; si troverà a scontrarsi con il ruvido mondo della sanità pubblica, pieno di incognite e contraddizioni che lo scuoteranno non poco dalla confort zone da cui proveniva, e lo catapulteranno in una realtà che stava subendo proprio in quel periodo una forte restaurazione in favore del settore privato.
Eravamo nella golden Age delle privatizzazioni, ed il mondo del precariato purtroppo si andava via via allargando. Era il momento per l’Avvocato Rocca di prendere il toro per le corna, come dicono gli anglosassoni, e gettarsi nella mischia a testa bassa. Vantaggi notevoli gli si stagliavano all’orizzonte ed i profitti in gioco non erano da poco. Ma tutto ha un prezzo.
I Fantasmi del S. Andrea e dintorni.
Il primo intralcio della sua carriera gli si presentò sotto forma di una forte mobilitazione dei lavoratori che poi presero il nome di “fantasmi del S. Andrea”: circa 450 dipendenti “esternalizzati”, che vuol dire svolgere un lavoro in una struttura – in questo caso un ospedale pubblico legato al polo universitario della “Sapienza” – ma essere dipendenti di una società o di una cooperativa che ha vinto un appalto per un numero “x” di anni, scaduto il quale… poi non si sa.
Precari a tutti gli effetti, senza i diritti dei “garantiti”, ma con il peso di tutti i doveri. Gli esternalizzati erano e sono tuttora ovunque: negli ospedali, nelle scuole, nei servizi pubblici (e non).
Questo primo vero grattacapo lo accompagnerà per tutto il periodo del suo mandato come Direttore Generale.
Ma andiamo con ordine.
Il 12 novembre del 2006 la trasmissione Report manda in onda un’inchiesta curata da Piero Riccardi “Gli esternalizzati”. Francesco Rocca gli permette di entrare, parlare con i lavoratori, e durante un’intervista ammette di “essere a conoscenza che, come riferisce il sindacato di base (il Cobas Sanità coordinato da Erminia Costa, ndr), i lavoratori esternalizzati costano ben 2 milioni di euro in più, anche se non ho verificato, ma io devo garantire un servizio di eccellenza ed assicurare tre pasti al giorno a ciascun paziente”.
Garantirà che farà di tutto con la Regione Lazio per risolvere, che si attiverà con l’Assessore alla Sanità, Battaglia, con quello al Bilancio (Nieri), di tutto e di più ma… nulla si muove.
Davanti all’opinione pubblica, e ai sindacati, persino quelli di base, appare collaborativo, di aiuto, non un avversario. Sfodera tutti gli insegnamenti appresi nel mondo cooperativistico.
Ma il problema al S. Andrea sono proprio le cooperative.
A questo punto avrebbe potuto attivarsi un corto circuito positivo, nella concezione del neo Direttore Generale, considerato che le cooperative che gestiscono gli sportelli del CUP fanno capo allo stesso assessore Battaglia; dopotutto è proprio con l’assessore alla Sanità che dovrebbe relazionarsi il DG di una struttura ospedaliera…
Ma l’Avvocato Rocca resiste, anche se… è costretto ad accusare il colpo.
La seguente puntualizzazione sembrerà forse peregrina, ma è illuminante.
Sempre secondo la trasmissione Report già citata, il settore delle pulizie all’Ospedale S. Andrea all’epoca veniva spartito da un ‘raggruppamento temporaneo di impresa’ composto da due S.r.L.: “Linda” per il 60% e “Snam Lazio Sud” per il restante 40%; formalmente distinte, ma in realtà una specchio dell’altra.
Proprietari di entrambe infatti sono “Immobiliare 03” e “Claudio Lotito”.
Ciascuno di noi, anche se romanista, conosce il dottor Lotito (presidente della Lazio e ora anche parlamentare), ma non tutti forse ricordano l’amicizia di vecchia data che lo lega al “buon” Francesco Rocca, con il quale collaborerà poi, quando quest’ultimo approderà in Croce Rossa Italiana.
Ma un indizio non fa una prova… Però, scandagliando qua e là in rete, qualcosa resta sempre fra le maglie.
Epilogo
La questione dei ‘Fantasmi del S. Andrea’ si risolverà infine, ma solo dopo il termine del suo incarico, con una procedura di stabilizzazione ad aprile 2010, sotto la giunta PD di Esterino Montino, che sostituiva il collega Piero Marrazzo (anch’egli in quota centro-sinistra, ma da indipendente) travolto, come ricordiamo, da uno scandalo privato che gli costò le dimissioni nel 2008.
Con una certa “capacità diplomatica” il neo-direttore generale Rocca, come già accennato, non contrasta le richieste dei lavoratori, permette la piccola tendopoli che i lavoratori coordinati da Erminia Costa improvviseranno davanti all’Ospedale, si dice solidale con la loro lotta, li incontra con e senza i sindacati confederali; non nega, agevola, facilita, ma non farà mai un passo risolutivo, concreto, per obbligare – e ne aveva gli strumenti – la Regione Lazio alla stabilizzazione di questi lavoratori.
Francesco Rocca interroga diverse volte il Governatore Marrazzo, l’assessore Battaglia, ma le risposte sono sempre insufficienti, elusive, nebulose. O il solito penoso scaricabarile.
Ma qualcosa non torna. Perché questo comportamento da parte delle istituzioni?
E’ risaputo che gran parte del problema, in questi casi, è nel come si pongono le domande, non nelle risposte che si ricevono.
Se le domande vengono poste in maniera poco diretta o non centrano il punto, la risposta che si avrà sarà necessariamente insufficiente o off topic, sicuramente non all’altezza del problema. Il che dovrebbe esser chiaro a qualsiasi avvocato…
L’avvocato Rocca, dunque, si accorse che questa strategia era vantaggiosa: i ‘fantasmi del S. Andrea’, coordinati dai Cobas – uno dei sindacati di base della sinistra più estrema – riescono quasi a provare simpatia per lui, fanno riferimento alla sua persona addirittura in termini di “collaborazione” ed “empatia” nelle pagine del loro libriccino “Una vita da fantasma”, prodotto durante le mobilitazioni.
Il ritornello che Rocca ripeteva all’infinito era: “Io mi sto impegnando… chiedo alla Regione… domando, ma loro non sembrano recepire… Hanno le mani legate dalla politica nazionale…” Di nuovo lo scaricabarile.
Mezze verità. Risultato: zero.
L’ “ospedale di campagna” è servito all’Avvocato Rocca per testare una strategia. Verificato che era vincente ha tentato di trasferirla anche nell’Ente di cui si è occupato nel suo incarico seguente, quello della vita, quello cui aspirava da tempo, forse proprio in gioventù, quando era volontario. La Croce Rossa Italiana.
Se la strategia individuata fu la stessa – definita spesso del “pesce in barile”, colpito da nemici superiori e problemi immanenti, senza soluzione – la tattica necessariamente dovette cambiare.
Al ponziopilatismo utilizzato al S. Andrea sostituì uno strumento più affilato, passando alla modalità che fu definita dello “squalo bianco”. Questa trasformazione produsse effetti drammaticamente più letali: la privatizzazione dell’Ente pubblico più conosciuto del Paese ed il licenziamento di circa 3.000 precari su territorio nazionale.
L’altra faccia del “volto buono”!
Qui di seguito diamo solo un accenno, la materia necessita di spazio maggiore e verrà approfondita in altri articoli.
Croce Rotta
Correva l’anno 2008, ed il 30 ottobre, proprio il giorno dello sciopero generale della scuola, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, di concerto con il ìMinistro del lavoro, della salute e delle politiche sociali’, Maurizio Sacconi, firmano un Decreto Legge che riguarda la Croce Rossa Italiana.
Si constata, ancora una volta, la “necessità di nominare un commissario straordinario con il compito di garantire una corrente ed efficiente gestione, anche in vista della riorganizzazione dell’ente”.
Viene nominato il nuovo Commissario, dopo Scelli, nella persona di Francesco Rocca, con la benedizione del potente sottosegretario Gianni Letta, nelle cui grazie l’Avvocato era da sempre.
Scriveva Flavia Amabile sulla Stampa, il 12 novembre 2008:
“E’ fatta. Dopo un mese di agonia la Croce Rossa è stata definitivamente commissariata. Il decreto è stato inviato ieri al presidente – ormai ex – Massimo Barra. Il commissario è Francesco Rocca. Sul suo nome infatti non c’è mai stato alcun vero dubbio. Ex capo Dipartimento, andato via dalla Croce Rossa a fine settembre per trasferirsi all’ombra di Alemanno come dirigente del Dipartimento politiche sociali, aveva dalla sua parte il sostegno di An ma anche del sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta. Nulla da fare quindi per la Lega che aveva provato a candidare il presidente della Cri lombarda Giusy Parlanti, vicina al Carroccio.”
Il riferimento alla Lega, mostra quanto sia importante, politicamente parlando, il ruolo di commissario della Croce Rossa. E, giova ripeterlo, Francesco Rocca proviene dal mondo del volontariato ed è nell’orbita di interesse di Gianni Letta.
La nuova giunta
Ora solo una proiezione del futuro che ci aspetta, come cittadini governati dalla Regione Lazio e dal suo Governatore, soprattutto per quanto riguarda la sanità.
Secondo quanto dichiarato dal neo Presidente dopo un incontro con il premier Meloni a Palazzo Chigi, “Da Meloni ho avuto carta bianca. C’è grande fiducia da parte sua nei miei confronti, una cosa che mi fa stare sereno e che mi gratifica”. “È stato un incontro cordiale e una bella occasione – ha concluso – Mi ha fatto un “in bocca al lupo” e ha voluto sapere le mie priorità”.
E la priorità per l’avvocato Francesco Rocca, in tema di sanità regionale, sembra essere ‘far fuori i politici’: terrà per sé la delega alla Sanità e si avvarrà di un tecnico come riporto diretto, al quale affidare la Direzione programmazione, con tre nomi in ballottaggio: Andrea Urbani, Ferdinando Romano e Francesco Vaia.
I tre hanno storie completamente diverse. Partiamo dall’ultimo, in pole position perché in grado di navigare in acque calme sia a destra che a sinistra. Francesco Vaia, direttore dell’eccellenza romana dello Spallanzani, in cui Rocca ha già lavorato come Componente del Consiglio di Indirizzo e Verifica, per volontà dell’assessore uscente Alessio D’Amato, ambirebbe a mettersi al capezzale della sanità del Lazio, anche se con un passato denso di ombre.
A partire dallo stesso ex assessore che ha costruito la sua carriera grazie al libro “Lady Asl”, nel quale apostrofava il medico chiamato in causa per una serie di inchieste sulla gestione delle Asl in Campania e nel Lazio, come “una cariatide della sanità pubblica, all’ombra di potenti lobby”. Ebbene, lo stesso D’Amato anni dopo lo ha riconfermato Direttore generale dello Spallanzani dopo un periodo di cui era “facente funzioni”.
Durante la pandemia, poi, è stato sempre Vaia a volere la collaborazione tra lo Spallanzani e i russi di Gamaleya con i quali voleva produrre il vaccino in Italia. Per non parlare della vicenda Reithera per lo sviluppo del vaccino italiano, finita nel nulla. Che il suo nome finisca nella rosa dei candidati a gestire la Sanità con Rocca sembra una “bizzarria” che viene da lontano.
Altro tecnico di lunga data, il cui nome circola, è Andrea Urbani, già in Regione Lazio con Renata Polverini e poi chiamato dall’ex ministro Lorenzin al Ministero a capo della struttura di Programmazione sanitaria.
Lasciò l’incarico ministeriale per andare a dirigere il Gruppo di cliniche dell’Irccs San Donato, che controlla tra l’altro il celebre San Raffaele, che sappiamo essere il più grande gruppo della sanità privata in Italia. Per motivi non noti, la sua nomina fu congelata poco prima di firmare il contratto.
E poi c’è il dottor Ferdinando Romano. Di lui si ricordano le clamorose dimissioni da direttore sanitario del Policlinico Umberto I, in pieno Covid (era il marzo del 2020), dopo il contagio di 18 medici per un brindisi fatto in tempi di pandemia senza le precauzioni necessarie in quel momento.
Per la Sanità regionale non rappresenta una novità, visto che è già stato in Regione Lazio ma anche in Calabria ed ora in Abruzzo, dove è Direttore generale della Asl 1 dopo aver guidato l’Agenzia sanitaria regionale dal 2009 al 2011. A Roma fu chiamato da Gianni Alemanno sindaco nella cabina di regia “locale”. A volte ritornano.
La scelta di Rocca di pescare tra tecnici “navigati” è vissuta nel centrodestra romano come una rinuncia “politica”. Una cosa è certa: gli impegni presi in campagna elettorale su riorganizzazione, liste d’attesa e ospedali di prossimità non lascia troppo margine d’errore.
E con il PNRR il budget sanitario è una specie di miniera d’oro. Se i nomi fossero confermati, sarebbero un bel salto nel passato.
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Roberto
La vera vergogna e’la tecnica delle cooperative che sono un modo per ottenere l’impiego pubblico evitando cosi’il cncorso pubblico stabilito in Costituzione come unica via di accesso all’impiego nella pubblica amministrazione a garanzia di trasparenza e competenza. Cosicche’ “La Costituzione piu’bella del mondo “ e’solo uno specchietto per le allodole
Francesco Catapano
Poiché ho 53 anni di socio della CRI nel capoluogo campano ma con conoscenze di altre realtà territoriali relativamente a persone che hanno rivestito cariche sociali, nell’articolo si fa menzione di una pregressa militanza dell’avv. Rocca come volontario dell’associazione. Sarei grato se rispolverasse la mia memoria specificandomi in quale componente volontaristica ha militato ed in quale periodo.
È solo una semplice curiosità, grazie!
Ornella Fanelli
La sanità pubblica è piena di lavoratori esternalizzati da cooperative.I dipendenti vincitori di concorso pubblico sono ormai una rarità. La gran parte pagati poco e senza tutele tranne alcuni che verranno poi assunti dalla cooperativa grazie a cerchi magici e legami tra cooperative e soliti noti asl .I concorsi soprattutto in qualche asl non si fanno proprio perchè ci sono le cooperative.Nessuno che solleva il coperchio e non è verò che si risparmia.
FERRARI MARCO
fu Badaloni a completare l’ospedale S.Andrea
Storace lo inaugurò soltanto, ritrovandoselo bello che pronto in mano